Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/09/2010, a pag. 4, l'articolo di Rosalba Castelletti dal titolo " Il figlio di Sakineh: Continuate a fare pressioni ".
Dopo il giorno degli entusiasmi, quello della cautela. «Continuate a fare pressione contro l´Iran e non pensate che il caso sia risolto»: il figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, l´iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e concorso in omicidio, si è rivolto così ai Paesi che avevano accolto con ottimismo la "sospensione" dell´esecuzione annunciata mercoledì dal ministero degli Esteri di Teheran. Che "sospensione" non volesse dire "annullamento" era già stato sottolineato da numerosi osservatori iraniani. In una lettera aperta «ai Paesi del G8, a Turchia, Brasile e al mondo intero», Sajjad Ghaderzadeh ha però messo in dubbio la stessa sospensione «dal momento - scrive - che non abbiamo ricevuto alcun documento ufficiale e legale». E insiste: «Se la Repubblica islamica è sincera, deve presentare delle prove».
Ugualmente scettico il legale di Sakineh, Javid Hutan Kian: oltre a confermare l´assenza di documenti ufficiali, ha ricordato che in Iran solo il potere giudiziario, e non l´esecutivo né quindi il ministero degli Esteri, ha il potere di sospendere una sentenza. E liquidando come «belle parole per calmare l´Occidente» le dichiarazioni del ministero degli Esteri iraniano, ha ribadito il timore che, con la fine oggi del Ramadan, «la sentenza venga eseguita in qualsiasi momento».
Neppure il premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi ha «alcuna fiducia nelle parole del governo». Ha ringraziato l´Italia per la sua campagna, ma - ha detto da Bruxelles - «la mobilitazione deve continuare». E ha lanciato un appello: «So che, oltre a Sakineh Ashtiani, altre persone aspettano di essere lapidate: salviamole tutte, la lapidazione deve sparire per sempre». Il governo iraniano intanto ha continuato a mandare messaggi contrastanti: se il ministro degli Esteri di Teheran Manuchehr Mottaki ha accusato l´Occidente di «propaganda» e di «doppi standard», il presidente della Commissione giustizia del Parlamento iraniano Ali Shahrokhi invece ha detto di non credere che Sakineh verrà mai giustiziata. Segno che le mobilitazioni continuano a mettere in imbarazzo Teheran.
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