"Sparare sulla Croce Rossa? Se dà asilo a Hamas…" è il titolo dell'articolo di Dimitri Buffa, sull'OPINIONE di oggi, 08/09/2010, a pag.12.
Poi non lamentatevi se l’esercito israeliano sarà costretto a sparare anche sulla Croce Rossa. Da giorni a Gerusalemme si gioca sulle parole e sulla battute di spirito. Infatti tre uomini di Hamas sono stati ospitati dalla Croce Rossa locale per ben 40 giorni. Così lo stesso organismo umanitario che si è, in pratica, rifiutato a giugno di intercedere presso i capi del movimento terroristico per potere visitare Gilad Shalit, prigioniero da quasi quattro anni e due mesi di quella gente, ora si trova invischiato in questa bruttissima storia. E ieri sera si è anche tenuta una manifestazione spontanea di cittadini israeliani a dir poco indignati davanti agli uffici della Croce Rossa. Il problema è anche politico, con il governo di Israele: i tre sono rifugiati in loco da 40 giorni e l’esercito non ha avuto il permesso di fare un’azione di forza perché intanto sono iniziati i negoziati di pace con Abu Mazen in America. Non basta: nel frattempo i tre terroristi rilasciano interviste a destra e a manca avendo di fatto aperto una sorta di quartiere generale di Hamas proprio negli uffici della Red Cross International. Se non si trattasse di Israele sembrerebbe fantascienza, ma tant’è. “Israel National News” ha anche parlato con la portavoce della Icrc, cioè “International Committe of Red Cross”, la quale, bontà sua, ha dichiarato di avere detto ai terroristi (“attivisti politici, secondo i termini usati dalla Croce Rossa, che distingue tra branca politica e militare di Hamas) che “se arriva la polizia ad arrestarli, non hanno lo status extra-territoriale e non faremo nulla per fermare gli agenti”. La donna, Cecilia Goin, ha però aggiunto qualcosa che stona molto con questa situazione paradossale: l’Icrc ritiene Gerusalemme Est un "territorio occupato" e i tre uomini di Hamas "sono considerate persone protette dal diritto umanitario internazionale, come indicato all'articolo 4 della Quarta Convenzione di Ginevra”. "L'interpretazione di tale articolo è una questione controversa ", ha osservato la tv israeliana. E la speaker si è chiesta: “ma perché allora Icrc non è coerente con la propria interpretazione e dichiara di non volere proteggere gli uomini di Hamas da un arresto da parte della polizia israeliana, se Israele viene considerata una potenza ocupante?” Misteri degli equilibrismi politically correct. Anche perché la Goin ha ribadito di non volere impedire un’irruzione della polizia. Alla Tv israeliana la portavoce della Croce Rossa Internazionale si è dovuta “difendere” anche dalle accuse di non avere fatto abbastanza per mediare con i terroristi che tuttora tengono sequestrato il caporale Gilad Shalit: “ci siamo incontrati molte volte con gli operativi di Hamas a questo proposito, ma ogni volta che abbiamo chiesto loro di visitarlo o anche solo di passargli biglietti dalla sua famiglia abbiamo ottenuto dei rifiuti”. Alle ovvie proteste di applicare un “doppio standard” per Israele e per Hamas, la Goin non ha potuto fare altro che la Croce Rossa non ha mai avuto il permesso dai terroristi sul caso Shalit e tuttavia di continuare a considerare i tre che hanno chiesto loro rifugio come persone degne di ricevere protezione umanitaria. Così è se vi pare, dunque.
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