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La Stampa Rassegna Stampa
07.09.2010 David Grossman: ecco la libertà di pensiero
La cronaca di Aldo Baquis e il nostro commento

Testata: La Stampa
Data: 07 settembre 2010
Pagina: 17
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Tentato di lasciare Israele»

David Grossman in una intervista alla BBC dichiara che quando suo figlio Uri è stato ucciso da Hezbollah nella seconda guerra del Libano ha pensato di lasciare Israele.  Non doveva dirlo ? In base a quale morale ipocrita non si devono comunicare i propri pensieri, anche quelli più intimi e difficili ? Grossman è un personaggio pubblico, discusso e discutibile, ma è anche un grande scrittore, quindi un personaggio scomodo, come ce ne sono tanti in Israele. Questo vuol forse dire che deve autocensurarsi ? Chi scrive l'ha visto rifiutarsi di stringere la mano al Primo Ministro, un gesto arrogante e maleducato, ma poteva farlo dopo averne criticato politica e comportamenti ? Israele ci ha abituato a modi rudi ma schietti della politica, e questo comporta un prezzo, l'abolizione dell'ipocrisia anche nei rapporti interpersonali. Grossman è stato sincero, ha detto quello che pensava, d'altronde è quello che fa da sempre. Ma è grazie anche a persone come lui, con il quale siamo quasi sempre in disaccordo, che Israele è una grande e forte democrazia.
Dalla STAMPA di oggi, 07/09/2010, a pag. 17, riprendiamo la cronaca di Aldo Baquis, dal titolo "Tentato di lasciare Israele":

David Grossman si è trovato ieri al centro di una furiosa bufera dopo che il quotidiano «Maariv», basandosi su una intervista dello scrittore alla Bbc, aveva scelto un titolo a sensazione: «Ho preso in considerazione di abbandonare Israele». In serata Grossman si è presentato in televisione per ribadire il suo «grande amore per il concetto-Israele, un concetto grande per cui vale la pena di battersi». Poi ha aggiunto: «Sono qua in pianta stabile, non devo giustificarmi con alcuno. Voglio solo che non mi venga attribuito il contrario di quello che penso».
Ma è stata un giornata molto sgradevole per il romanziere che alla Bbc aveva effettivamente detto di aver soppesato l'idea di lasciare Israele. «Ci sono sempre tentazioni», aveva aggiunto. In seguito Grossman ha spiegato che quell'idea era stata da lui evocata solo dopo la morte del figlio Uri (ucciso in combattimento con gli Hezbollah libanesi) quando era «in condizioni estreme». «L'ho presa in considerazione allo scopo di scartarla», ha precisato.
Grossman ha confermato che lascerebbe Israele se non fosse più un Paese democratico. «Allora non sarebbe più Israele» ha esclamato. All'orizzonte, ha avvertito, si vedono minacciose forze di fanatismo, di fondamentalismo che, unite al costante stato di guerra, destano ansietà. Ormai da molto tempo Grossman ha cessato di essere in Israele (e nel mondo) un privato cittadino. Per molti è un'icona, o comunque un punto di riferimento. E dunque le sue pacate considerazioni nell'asettico studio televisivo della Bbc hanno scatenato un putiferio in patria. Sul web Grossman si è trovato sottoposto a una valanga di commenti ostili, talvolta impregnati di un odio che lascia allibiti.
«Grossman se ne vuole andare? - si chiede “Eliahu” -. E' la dimostrazione che il solito Ebreo errante non ha mai lasciato la Diaspora, ma ce l'ha portata in Israele». Poi decine di attacchi bassi: «Grossman, basta coi piagnistei, ci hai scocciato» (Micha); «Mercanteggi la morte di tuo figlio, la usi come arma politica» (Ninio); «Va' in pace, non verserò una lacrima» (Ron). C’è anche un florilegio di epiteti, da «Traditore» a «Razzista ashkenazita». Un’eruzione di violenza verbale così sproporzionata da far temere adesso per la sua incolumità.

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