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Il Foglio Rassegna Stampa
04.09.2010 Per i pacifisti è un criminale di guerra, invece ha sventato diversi attentati di al Qaeda
L'intervista di Giulio Meotti a John Yoo, il cervello di Guantanamo

Testata: Il Foglio
Data: 04 settembre 2010
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Professor Tortura»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 04/09/2010, a pag. I, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Professor Tortura ".


John Yoo, Giulio Meotti

Centinaia di persone si sono ritrovate recentemente all’American Enterprise Institute, pensatoio neoconservatore di Washington, per ascoltare la lectio magistralis di un pacato professore di diritto arrivato da Berkeley, il tempio della cultura liberal americana. La raccomandazione del giurista John Yoo, sul tema “come sconfiggere il nuovo terrorismo”, è stata molto semplice: “Uccidere più sospetti terroristi”. Fuori dall’edificio attivisti liberal e dei diritti umani manifestavano contro il “professor tortura”. Dal 2001 al 2003, negli anni più difficili della “guerra al terrore” di George W. Bush, John Yoo è stato l’autore dei famosi memorandum che hanno dato via libera all’uso di “interrogatori duri”, alla legittimazione di Guantanamo e alle operazioni clandestine all’estero. In particolare, l’avvocato Yoo ha scritto il memo “Standards of Conduct for Interrogation under 18 U.S.C. § 2340-2340°”, che secondo i critici di Bush ha aperto la strada alla tortura. E’ stato sempre questo giurista di Berkeley, vicino al vicepresidente Dick Cheney, a scrivere il memo legale, datato 25 settembre 2001, che ha legittimato gli attacchi militari preventivi contro gruppi o stati terroristici. Un altro memo di Yoo, datato 9 gennaio 2002, affermava che la convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra non si applica ai terroristi di Guantanamo. La “guerra al terrore” è in gran parte uscita dalla penna e dalla mente di questo luminare del diritto bellico. Per comprendere seriamente cosa è accaduto alla Casa Bianca dopo l’11 settembre 2001 è necessaria la lettura dei suoi libri: “The Powers of war and peace”, “War by other means” e adesso il nuovo libro “Crisis and command”. E’ qui che Yoo spiega le origini giuridiche e storiche della nascita del Patriot Act e del carcere di Guantanamo, i decreti di Bush sulle tecniche di interrogatorio, l’impossibilità di applicare la convenzione di Ginevra ai terroristi di al Qaida e i poteri del presidente come voluto dai Padri fondatori. “Chi mi chiama ‘professor tortura’ lo fa per motivi politici, cercando di nascondere all’opinione pubblica le politiche vere dell’Amministrazione Bush, è gente ignorante dei fatti sulla minaccia di al Qaida”, dice il professor Yoo in questa rara intervista concessa al Foglio. Molto di quello che Yoo potrebbe raccontare è ancora secretato. “Gli Stati Uniti hanno usato metodi di interrogatorio aggressivi su pochi leader al vertice di al Qaida. All’epoca, al Qaida stava pianificando altri attacchi negli Stati Uniti e contro gli alleati europei. L’unico modo per avere informazioni è stato tramite sorveglianza e interrogatori. Le informazioni ottenute tramite gli interrogatori hanno fermato questi attacchi”. Nell’agosto 2002 gli avvocati del dipartimento di Giustizia avevano fornito un parere sullo status legale da accordare ai terroristi islamici catturati in battaglia. L’ufficio aveva risposto con una serie di memorandum scritti dal professor Yoo, uno dei massimi esperti americani di diritto di guerra. Il primo agosto 2002 il vice attorney general, Jay S. Bybee, su richiesta del ministro della Giustizia, Alberto Gonzales, ha firmato un parere, scritto in realtà da Yoo, per definire che cosa fosse “tortura”. Ovvero tutto ciò che provoca la morte o un dolore fisico pari a quello che causa danni permanenti. Nel 2008 un dossier di 81 pagine ha portato alla luce gli argomenti legali dietro la decisione della Casa Bianca di utilizzare la “tortura” dei prigionieri catturati nella guerra al terrorismo. Il documento, elaborato da Yoo e trasmesso al Pentagono alla vigilia dell’invasione dell’Iraq, era noto da tempo nelle sue linee generali, ma è stato pubblicato in versione integrale in base al Freedom of Information Act. Il documento difende l’uso di schiaffi, spintoni, percosse e di farmaci che alterano lo stato mentale e “deformano la personalita”, a patto che non producano “effetti estremi” negli interrogati e sostiene che molte norme del diritto americano e internazionale non si applicano agli interrogatori condotti all’estero. Il memorandum affermava che “le vittime devono provare dolore estremo del tipo associato con ferite mortali o con danni irreparabili a un organo del corpo”. Fra i mezzi contemplati, anche il waterboarding, la celebre simulazione dell’annegamento usata contro il leader di al Qaida Khalid Sheikh Mohammed. Nel 2004, il professor Yoo è tornato a Berkeley. E lì è iniziato un lungo boicottaggio accademico contro di lui. Yoo è oggi uno straniero nell’ateneo più radicale della West Coast, che nel 1964 vide nascere il movimento Free Speech che anticipò il Sessantotto europeo e che fu la culla delle battaglie studentesche contro la guerra in Vietnam. Pochi giorni fa, all’inaugurazione dell’anno accademico, l’università è stata assediata dalle proteste delle associazioni per i diritti civili perché l’ateneo non ha cacciato il “teorico della tortura” di Bush. Yoo è stato accolto da un gruppo di manifestanti incatenati, con i famigerati cappucci neri e le uniformi arancione, gli stessi indossati dai prigionieri di Abu Ghraib e Guantanamo. “War criminal”, criminale di guerra, gridavano i militanti che giorni fa hanno contestato il suo ingresso nell’aula Boalt Hall della facoltà di Giurisprudenza. “Che sia un criminale non c’è dubbio – ha detto il giurista Dan Siegel, legale delle associazioni per i diritti civili – John Yoo a Washington si è macchiato di reati gravi, ha creato le basi ideologiche, politiche e legali per l’uso sistematico della tortura contro degli innocenti”. Altri lo hanno difeso, a cominciare dalle pagine degli editoriali del Wall Street Journal, che hanno assegnato a Yoo una rubrica sul terrorismo. Anche un critico severo delle idee di Yoo, come il giurista di Chicago Cass Sunstein, ha parlato di “demonizzazione” contro il collega di Berkeley. Yoo è stato difeso da un altro esperto di diritto, Alan Dershowitz, che ha parlato di “maccartismo di sinistra”. Il consiglio comunale della cittadina californiana ha approvato una mozione in cui chiede che il docente sia “processato” e bandito dalle università americane. Non è facile cacciare il professore, non soltanto perché a Yoo vengono riconosciuti un indiscutibile magistero e una grande apertura di pensiero, ma perché ad appena quarant’anni ha già un carnet che lascia senza parole: le due lauree più prestigiose in diritto, una a Yale e una ad Harvard; la cattedra a Berkeley; direzioni alla Olin e alla Rockefeller foundation; libri sulla Costituzione, sulla globalizzazione, sui trattati internazionali. Yoo è un maestro del pensiero neoconservatore, si è battuto contro la affermative action, lo strapotere della Corte suprema e crede nella “eccezionalità” americana. La passione conservatrice Yoo l’ha appresa dai genitori, emigrati nel 1967 negli Stati Uniti, quando Yoo aveva tre mesi, profughi sudcoreani, psichiatri e anticomunisti che votavano per Ronald Reagan. Alla Yale Law School, Yoo entrò nella Federalist Society, uno dei maggiori gruppi di pressione intellettuali del conservatorismo americano. Suo mentore diverrà Clarence Thomas, uno dei giudici attualmente più odiati della Corte suprema. Yoo era uno dei pochi studenti di destra a Harvard, il fatto di appartenere a una minoranza ideologica giocò a suo favore, consentendogli di farsi strada negli ambienti dei giuristi conservatori. Nel 1996, quando si trasferì a Berkeley, che gli aveva offerto una cattedra, Yoo sfidò la linea dominante fra i colleghi sul diritto internazionale e sulla libertà bellica americana. Prima dell’11 settembre, Yoo ha aiutato l’Amministrazione repubblicana a rigettare il Tribunale penale dell’Aia, sotto egida dell’Onu. Costretto a viaggiare con la scorta quando fa conferenze, Yoo oggi è inseguito da picchetti di militanti dei diritti umani che paragonano i suoi papers ai documenti nazisti di Norimberga. Amnesty International ha chiesto la sua espulsione dall’ordine degli avvocati americani. Capofila dei giuristi “sovereigntists”, ovvero nemici della giurisprudenza internazionale, Yoo ha appena scritto un tomo di seicento pagine per spiegare che la Costituzione assegna al presidente americano poteri speciali in tempo di guerra. Si intitola “Crisis and command”. C’è chi ha icasticamente riassunto così il cuore del libro: “Più Cesare e meno Senato”. Nel libro Yoo spiega che da George Washington a George W. Bush, l’autorità giudiziaria non ha mai avuto poteri per interferire con l’esecutivo in tempo di guerra e che la convenzione di Ginevra non si applica ai terroristi islamici. Yoo spiega che la storia americana è segnata dal potere del presidente di muovere guerra senza mandato del Congresso. Si va da George Washington che fece la guerra agli indiani nella Ohio River Valley, fino a John Adams che inviò le navi americane contro i francesi. Il Congresso, scrive Yoo, ha dichiarato guerra soltanto cinque volte. Lo stesso ha fatto Bill Clinton, che ha mosso guerra in Bosnia, Kosovo, Iraq, Sudan e Afghanistan, senza passare per l’autorizzazione del Congresso. Da Abraham Lincoln a Franklin Delano Roosevelt, i presidenti hanno giudicato nelle corti militari i nemici senza dover passare dalle corti civili. Il giurista ci spiega così quella che è passata alla storia come la “dottrina Yoo”: “Due sono le cose da ricordare dopo l’11 settembre. E’ una guerra, non soltanto una questione di diritto. Gli Stati Uniti possono usare e muovere attacchi preventivi contro membri di al Qaida senza aspettare il prossimo attentato, mandando l’Fbi a ripulire e a investigare. Inoltre, è una guerra sotto copertura, perché il nemico rifiuta di obbedire alle leggi della guerra civile, si nasconde fra la popolazione civile e il suo obiettivo sono i civili stessi. Le informazioni si ottengono quindi tramite sorveglianza elettronica, ricerca via computer, spionaggio e interrogatori. Così verranno fermati altri attacchi”. Il libro “Crisis and command” afferma che nei momenti critici della storia americana il potere presidenziale è stato decisivo per la vittoria e la sopravvivenza del paese, senza paragoni con il Congresso o la Corte suprema. Nella recensione del Washington Post si legge che “due capitoli finali del libro difendono l’eredità di George W. Bush, ma il cuore del libro è il trattamento favorevole che Yoo estende a cinque grandi presidenti, tutti nella lista dei favoriti dei liberal: Washington, Jefferson, Jackson, Lincoln e Franklin Roosevelt. “Nel mio libro ‘Crisis and command’ spiego il potere presidenziale durante una guerra”, dice Yoo al Foglio. “In guerra, la Costituzione americana espande il potere del presidente perché – in nome della teoria di Machiavelli – i Padri fondatori della nostra Costituzione sapevano che solo l’esecutivo può agire per proteggere il paese in tempo di crisi. La Costituzione investe il presidente, come commander- in-chief, del potere di prendere decisioni strategiche e militari cruciali, di decidere se il nemico combattente sia legale o illegale e come interpretare la convenzione di Ginevra. Nel libro provo anche a spiegare come i presidenti di maggiore successo in America, come Washington, Lincoln e Franklyn Roosevelt, siano stati coloro che interpretavano i poteri costituzionali in modo ampio durante la guerra. I presidenti deboli, come Thomas Jefferson, sono quelli che non esercitarono il proprio potere, cercando invece di risolvere la crisi attraverso altre branche del potere”. Definito da alcuni commentatori come “l’architetto intellettuale della più drammatica affermazione del potere della Casa Bianca dai tempi di Nixon”, Yoo dice che non si pente di nulla di quanto ha fatto dopo l’11 settembre: “Il peggio che puoi fare, ora che la gente è critica delle tue idee, è scappare e nasconderti. E’ importante ricordare sempre le decisioni prese nel contesto dei giorni dopo l’11 settembre, con le informazioni che avevamo e il nemico che dovevamo affrontare. Eravamo appena stati attaccati da un gruppo terroristico che ha ucciso intenzionalmente civili innocenti e voleva distruggere i centri politici e finanziari degli Stati Uniti. Non avevano eserciti, territori o popolazioni. Mascheravano deliberatamente le proprie operazioni fra le attività civili innocenti. Hanno violato, in pratica, tutte le regole di guerra. Penso che l’Amministrazione Bush abbia preso le misure necessarie per combatterli e che sia riuscita non solo a uccidere e catturare i leader di al Qaida, cacciandoli dalla loro base in Afghanistan, ma anche a prevenire attacchi pianificati negli Stati Uniti, in Europa e in Asia”. Yoo non si è mai rimangiato le proprie posizioni. “Tremila dei nostri cittadini sono stati uccisi in un attacco deliberato e questo ci ha costretti a considerare le misure per ottenere informazioni per proteggere il paese da altri attacchi”. L’Amministrazione Obama lo ha appena sollevato da ogni responsabilità, sollecitando una corte federale ad annullare la citazione nei confronti di Yoo, chiamato a rispondere del ruolo avuto nell’elaborazione delle tecniche d’interrogatorio e delle condizioni di detenzione a Guantanamo. Obama ha sostenuto che il contesto “della detenzione e del trattamento di coloro che erano stati qualificati come nemici in un conflitto armato implica questioni di sicurezza nazionale e di poteri di guerra che devono essere ponderati rispetto a un sistema giudiziario di risarcimento economico”. Yoo non lesina critiche all’attuale presidente democratico: “Penso che Obama sia confuso sul fatto se la guerra contro al Qaida sia una guerra vera o un esercizio di autorità giuridica”, prosegue Yoo al Foglio. “Questa confusione indebolisce la sicurezza americana. Obama continua a usare attacchi tramite i droni contro i leader di al Qaida, il che significa che è una guerra. Ma questa Amministrazione vuole usare le corti civili per processare i capi di al Qaida e vuole rinchiuderli nelle carceri americane come se fossero criminali comuni. Eliminare il sistema posto in essere da Bush significherà non poter più ricevere informazioni dai terroristi di al Qaida catturati. Ogni prigioniero avrà diritto a un avvocato (di cui farà senza dubbio richiesta), avrà diritto a rimanere in silenzio, e avrà diritto a un processo veloce. Questo non soltanto mette a rischio le informazioni di intelligence e i metodi degli Stati Uniti e dei suoi alleati, ma costringerà i soldati americani e gli agenti dei servizi segregti a operare come agenti di polizia, inibendo la loro capacità di fare la guerra con successo”. A chi gli obietta che davanti alla legge tutti sono eguali, John Yoo ribatte con una massima di Milton Friedman, premio Nobel dell’economia, liberista e conservatore: “Anteporre l’eguaglianza alla libertà significa perdere entrambe”. Quanto ai dimostranti che ogni giorno presidiano la sua casa in California, il “professor tortura” li liquida così: “Sono la Repubblica Popolare di Berkeley”.

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