lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.09.2010 Intellettuali e artisti israeliani che boicottano il proprio Stato
Cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 settembre 2010
Pagina: 14
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Mai più negli insediamenti. Parte il boicottaggio degli artisti»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/09/2010, a pag. 14, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Mai più negli insediamenti. Parte il boicottaggio degli artisti ".


Eyal Golan

Ecco come Battistini descrive Eyal Golan, cantante israeliano colpevole di non boicottare lo stato nel quale vive : " Eyal Golan è l’Eros Ramazzotti israeliano: non c’è ventenne che non abbia avuto il suo poster in camera. Uno che s’è sempre fatto i cuoricini suoi, canzonette facili e gridolini delle fan.". Uno che scrive canzonette, commerciale perchè piace ai ventenni che si comprano i suoi poster.
Invece chi ha aderito al boicottaggio merita un titolo più altisonante : 'intellettuale'.
Per quanto riguarda le dichiarazioni del sindaco di Ariel su Im Tirzù, hanno dell'incredibile : "
Non c’è differenza fra il professor Sternhell e Im Tirtzu — dice il sindaco di Ariel —. I loro appelli sono, entrambi, un incitamento alla rivolta contro i diritti dei cittadini ". Im Tirzù ha solo chiesto trasparenza sulla destinazione dei fondi che arrivano alle università israeliane, chiedendo che i donatori potessero conoscerne la destinazione per poi valutare se confermarli. Forse Battistini è stato un po' troppo sintetico nel riportare le dichiarazioni del sindaco di Ariel, la città universitaria che comunque è destinata a rimanere entro i confini di Israele. Forse Battistini non ci è mai stato, vi vivono 45.000  israeliani, vada a visitarla, caro Battistini, il tempo lo trova, frequenti un po' meno l'American Colony.
Ecco il pezzo:

GERUSALEMME — Canterà «Soldato dell’amore», e verrà giù l’auditorium dagli applausi. Intonerà «Prendo la strada della vita», e i coloni si commuoveranno. Eyal Golan è l’Eros Ramazzotti israeliano: non c’è ventenne che non abbia avuto il suo poster in camera. Uno che s’è sempre fatto i cuoricini suoi, canzonette facili e gridolini delle fan. Ieri, Eyal ha letto i giornali e dei colleghi attori, cantanti, musicisti che invitano al «boicottaggio culturale» delle colonie. Ha aperto la posta elettronica. E ha scritto una lettera al municipio di Ariel, il secondo mega insediamento israeliano nei Territori palestinesi: «Nessun artista vuole più venire a inaugurare il vostro nuovo auditorium? Non preoccupatevi: ci verrò io». Ron Nahman, il sindaco, non aspettava altro: «Ecco un esempio dell’arte che fa da ponte fra le genti!...». E al concertone di Eyal (l’unico in cartellone) ha invitato anche Bibi Netanyahu, il premier, di ritorno dai negoziati americani.

L’arte, mettétela da parte. Specie nelle colonie. La settimana scorsa, uno squillo ha risvegliato l’intellighenzia israeliana. Una lettera aperta di 36 attori e registi di teatro. Che alla vigilia dei colloqui di pace, dopo mesi di silenzio, hanno fatto proprie le posizioni di Obama e della comunità internazionale sugl’insediamenti illegali. Una scelta di campo: mai più una recita al di là della Linea Verde, hanno deciso. C’è un invito a inaugurare l’auditorium di Ariel? No, grazie, loro non ci saranno. Per coerenza. Per dire che non c’è solo la destra. E per rispetto degli accordi che Israele ha firmato. L’appello ha rotto un muro. E raccolto subito adesioni. L’elenco dei firmatari s’è allungato, gl’intellettuali favorevoli al congelamento delle performance sono ormai più di trecento: dopo i teatranti, sono arrivati i professori universitari (Dan Rabinowitz, Nissim Calderon) che d’ora in avanti rifiuteranno di tenere lezioni negl’insediamenti; dopo gli universitari, gli scrittori (Amos Oz, A. B. Yehoshua, David Grossman, Dori Manor) che non accetteranno alcun dibattito letterario in quei luoghi; e poi ecco gli scultori (Dani Caravan), i film maker (Hagai ).

La replica La ministra della Cultura: «Se gli intellettuali fanno considerazioni politiche, noi politici possiamo intervenire sui contenuti artistici» Guerra di parole, contro la guerra vera che si preannuncia: Naftali Bennett, il gran costruttore di colonie in Cisgiordania, si cura poco di manifesti. Gl’interessano i piani regolatori. E avverte che «il congelamento delle abitazioni è finito».

Nessuno aspetterà il 26 settembre, le betoniere gireranno a giorni in almeno 80 insediamenti. Anche ad Ariel. Perché servono manovali, non intellettuali: «In 120 anni di sionismo — dice —, quando la nostra gente veniva uccisa, la risposta è sempre stata una sola: costruire». Levi), le attrici (Orly Silbersatz, Hana Meron), ieri l’ultima adesione degli architetti che, nelle zone occupate, non disegneranno mai più un progetto. Tutti a salmodiare la stessa domanda: «E come potremmo noi cantare?...». Riassume Yehoshua: «Io non ce l’ho con gli abitanti di Ariel. Ce l’ho con le case che stanno nel cuore della Palestina. Se m’invitano in quelle case a parlare dei miei libri, io non posso andarci. O meglio: ci vado solo a discutere di politica. Non possono chiedermi d’intrattenerli con la letteratura».

Un boicottaggio che fa rumore. E irrita la destra israeliana, spaventata dai nuovi attacchi di Hamas (due in due giorni) proprio agl’insediamenti. Netanyahu, che martedì sera stava reagendo all’uccisione dei quattro coloni di Hebron con un bombardamento su Gaza, liquida la cosa con una battuta: «Teatro dell’assurdo». Ci va dura la sua ministra della Cultura, Limor Livnat, che minaccia: «Vi state sparando sui piedi. Il fatto che voi intellettuali poniate considerazioni politiche, può portare noi politici a fare considerazioni artistiche. E a intervenire anche nei contenuti». C’è chi ricorda le proteste di qualche settimana fa contro Im Tirtzu, il movimento neosionista che vuole bloccare i finanziamenti alle università dove insegnano docenti poco allineati: «Non c’è differenza fra il professor Sternhell e Im Tirtzu — dice il sindaco di Ariel —. I loro appelli sono, entrambi, un incitamento alla rivolta contro i diritti dei cittadini».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT