La Moschea a Ground Zero: l'opinione del padre di Daniel Pearl
di Angelo Pezzana
Judea Pearl, Daniel Pearl, Ground Zero
Judea Pearl è il padre di Daniel Pearl, il giornalista del Wall Street Journal assassinato dai terroristi islamici in Pakistan nel 2002, dopo una specie di processo nel quale gli fu imposto di dire 'sono un ebreo' un attimo prima che una scimitarra lo decapitasse. Di questo era 'colpevole', nient'altro. A suo nome i genitori hanno creato una fondazione che si occupa, fra l'altro, di terrorismo. Per questo la sua opinione è particolarmente interessante sul caso del centro islamico 'Cordoba' a Ground Zero. Ieri sul Jerusalem Post è uscito un suo lungo articolo, nel quale esamina i pro e i contro del progetto, non lasciandosi mai condizionare dalla cecità del 'politicamente corretto'. Naturalmente difende i valori americani della libertà religiosa, ma si chiede anche come mai i musulmani americani, che riconoscono apertamente all'America di essere il paese migliore nel quali possono vivere e praticare la loro fede, poi si comportino in modo del tutto differente quando si esprimono in discorsi pubblici, prediche e sermoni, manifestazioni, conferenze e libri, tutte occasioni nelle quali il tono diventa un altro. Sostengono, scrive Judea Pearl, che 'la politica estera americana è una lunga catena di crimini contro l'umanità, specialmente contro i musulmani', un messaggio alle giovani generazioni che non può che suscitare odio e rabbia. America e Israele sono i primi ad essere accusati per le sofferenze e le violenze contro i musulmani. Gli atti terroristici, anche condannati, vengono spiegati 'contestualizzandoli', che è la tecnica applicata con successo da Tariq Ramadan, in pratica vengono giustificati. Come vengono legittimati i terroristi suicidi, portati come esempio ai giovani, e mai si attribuisce ad Hamas e Hetzbollah la qualifica di terroristi. Pearl sostiene che la costruzione del centro islamico accanto a Ground Zero non farà che mantenere viva l'illusione che il problema stia solo nella libertà di culto, e che chi si oppone agisca spinto da islamofobia, una teoria che Pearl respinge con forza. I musulmani dovrebbero invece adoperarsi per creare un centro che ricordi le vittime dell'11 settembre, un centro multi-religioso, che contribuisca a creare quella fiducia reciproca che oggi manca.
Aggiungiamo noi, che manca a proposito, non fosse altro per il nome scelto, 'Cordoba', che evoca ben altri progetti, ben altre ambizioni.
Il testo integrale dell'intervento di Judea Pearl è nella sezione International al link http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=260&id=36225