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La Repubblica Rassegna Stampa
29.08.2010 L´Europa si mobilita per Sakineh
Cronache di Vanna Vannuccini, Anais Ginori

Testata: La Repubblica
Data: 29 agosto 2010
Pagina: 13
Autore: Vanna Vannuccini - Anais Ginori
Titolo: «Sakineh, l´Europa si mobilita migliaia in piazza a Parigi per dire 'no' alla lapidazione - 'Stiamo riesaminando la sentenza', l´Iran ora frena sull´esecuzione»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/08/2010, a pag. 13, l'articolo di Vanna Vannuccini dal titolo " 'Stiamo riesaminando la sentenza', l´Iran ora frena sull´esecuzione ", a pag. 12, l'articolo di Anais Ginori dal titolo " Sakineh, l´Europa si mobilita migliaia in piazza a Parigi per dire 'no' alla lapidazione". Ecco i pezzi:

Vanna Vannuccini : " 'Stiamo riesaminando la sentenza', l´Iran ora frena sull´esecuzione "

Mahmud Ahmadinejad
Mahmoud Ahmadinejad

La prima pietra per ora non verrà gettata. «La sentenza è in corso di riesame, per le condanne più gravi è prevista una procedura meticolosa», ha detto il portavoce del governo iraniano. Quando per la giustizia iraniana sarà venuto il momento Sakineh Ashtiani verrà sotterrata fino all´altezza del seno, con la testa coperta da un foulard, e colpita con tante pietre quante ce ne vorranno perché muoia. Da più di tre anni Sakineh è rinchiusa nel reparto adultere del carcere di Tabriz, nell´Azerbajian iraniano, in attesa di questo momento. «Solo perché sono una donna e in questo paese le donne non hanno il diritto di divorziare e un adulterio è peggio di un omicidio», disse al suo avvocato Mohammed Mostafai l´unica volta che questi poté visitarla nella cella dove è rinchiusa insieme ad altre 25 adultere. L´Iran è uno dei pochi paesi al mondo in cui la lapidazione resta in vigore. Fu sospesa nel 2002 durante la presidenza Khatami: è una condanna che non esiste nel Corano, dissero allora i riformatori; ma da quando è presidente Ahmadinejad le lapidazioni sono ricominciate.
«Quando la magistratura arriverà a una decisione definitiva, ci sarà un annuncio», ha detto il portavoce del governo. «Delle due condanne inflitte a Sakineh Ashtiani - una per concorso in omicidio, l´altra per adulterio, la prima è in dirittura d´arrivo, la seconda in corso di riesame, I reati sono stati entrambi provati». Il portavoce ha ammonito l´occidente «a non usare il caso a scopi politici», ma uno degli avvocati della donna, Javid Houtan Kian, ha fatto appello alla comunità internazionale perché le pressioni continuino: «Se davvero il riesame avviene sulla base del codice scritto, sarei ottimista perché il caso è pieno di scorrettezze», ha detto. Un appello coraggioso, il suo, dopo che l´altro avvocato, Mostafai, è stato accusato di aver attirato sul caso l´attenzione della stampa internazionale e ha dovuto fuggire in occidente, mentre la moglie Fereshte e il fratello di lei sono stati arrestati.
Del dramma di Sakineh Ashtiani l´opinione pubblica mondiale era venuta a conoscenza grazie agli sforzi del figlio Sajad, che aveva preso contatto con Amnesty International. Nel 2005 Sakineh aveva confessato un incontro con due uomini, poi ritrattato affermando di essere stata costretta alla confessione. Dal marito veniva trattata come una schiava. Dopo l´incontro con il cugino Nasser e un altro uomo era stata condannata per «relazione proibita» a 99 frustrate (40 a Nasser e 20 all´altro uomo presente). Ma dopo la morte improvvisa del marito, Nasser era stato accusato di omicidio e lei di concorso in omicidio. I figli avevano perdonato entrambi (secondo la sharia quando una vittima o i suoi parenti perdonano un reato, i giudici devono dare condanne più lievi). Ma un giudice zelante aveva riaperto il caso trasformando il reato di "relazione proibita" in "atto sessuale fuori dal matrimonio", che comporta appunto la lapidazione. E l´11 agosto la tv iraniana ha mandato in onda una falsa Sakineh Ashtiani, completamente coperta dal chador, che parlava azero tradotto in persiano da un interprete e che confessava l´adulterio con il cugino Nasser.

Anais Ginori : " Sakineh, l´Europa si mobilita migliaia in piazza a Parigi per dire 'no' alla lapidazione "


Sakineh

PARIGI - «Simone de Beauvoir aveva già previsto tutto». L´ideologa femminista e compagna di Jean-Paul Sartre può sembrare un riferimento azzardato per difendere Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata a morte per lapidazione. Eppure sono loro, le associazioni femministe francesi, ad aver organizzato la prima mobilitazione in favore della giovane iraniana. «Questa donna è il simbolo di un certo relativismo che sta uccidendo la cultura dei diritti umani», spiega Annie Sugier, presidente di quella Ligue International des Femmes fondata a suo tempo dall´autrice de "Il secondo sesso". «Sakineh non è lontana geograficamente come sembra, la sua situazione ci tocca direttamente - continua la militante femminista, caschetto di capelli rossi - basti pensare che proprio qualche mese fa l´Iran è stato ammesso nella commissione per i diritti delle donne dell´Onu».
Spianata del Trocadero, un colpo d´occhio perfetto verso la Tour Eiffel. Sotto al sole di mezzogiorno, un migliaio di persone si sono radunate per chiedere di fermare il conto alla rovescia nella prigione di Tabriz, nel nord dell´Iran. Il volto di Sakineh, incorniciato dal velo nero, spunta sopra ai cartelli, è dentro ogni slogan. Lo scrittore Daniel Salvatore Schiffer legge ad alta voce l´appello firmato da molti intellettuali francesi (e da più di sessantacinquemila persone solo sul sito di Repubblica): «I crimini di Sakineh, agli occhi delle autorità politico-religiose dell´Iran - dice Schiffer - sono l´adulterio, che non è un crimine né un delitto, ma soprattutto la presunta complicità in un omicidio che è stata costretta a confessare».
Tra la folla anche alcuni dei promotori dell´appello, lo scrittore Marek Halter, la storica Elisabeth Roudinesco. Il filosofo Edgar Morin, 89 anni, ha mandato un messaggio: «Sono con voi con tutto il mio cuore». Due assessori del Comune di Parigi ascoltano tra la gente i discorsi su un piccolo podio improvvisato. Alcune iraniane in esilio si commuovono. «Sono venuta in Francia da piccola, per fuggire dalla rivoluzione islamica», racconta Maryam, 47 anni. «Mia madre, che vive ancora a Teheran, ha paura di parlarmi al telefono. Le donne iraniane non hanno neanche il diritto di respirare».
Il piccolo corteo s´incammina verso l´ambasciata iraniana, distante meno di un chilometro, ma viene fermato dai poliziotti. Nelle stesse ore, arriva da Teheran l´annuncio che «nulla è stato ancora deciso» sulla condanna a morte di Sakineh. «Non ci basta avere una sospensione temporale», ribatte subito Daniel Salvatore Schiffer. «Chiediamo che questo procedimento giudiziario sia cancellato». Gli interventi ufficiali in favore della donna iraniana si moltiplicano. Il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, ha chiesto all´Alto rappresentante dell´Unione Europea, Catherine Ashton, che ci sia un impegno comune dell´Europa, minacciando nuove sanzioni contro l´Iran. «Dobbiamo ricordare alle autorità iraniane - ha spiegato Kouchner - che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo».
La mobilitazione di ieri a Parigi è solo l´inizio. Un altro corteo è previsto a Bruxelles, sede dell´Ue. E la battaglia per Sakineh arriverà anche in Italia, il 2 settembre, quando la Federazione dei Verdi organizzerà una protesta davanti alla sede dell´ambasciata iraniana. «Questa barbarie va evitata», ha detto Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. Anche la Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorità iraniane, «affinché esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso». Dal fondo della cella di Tabriz, Sakineh può almeno ritrovare la speranza.

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