Perchè il paragone tra l'espulsione dei Rom dalla Francia e la Shoah è sbagliato Un commento del Foglio
Testata: Il Foglio Data: 28 agosto 2010 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Il paragone di Marchetto»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 28/08/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Il paragone di Marchetto".
La chiesa cattolica ha tutto il diritto di ricordare agli stati europei la necessità di rispettare la dignità della persona umana, inclusa la sua libertà di movimento. E’ suo compito far presente all’opinione pubblica quanto sia pericolosa la denominazione d’origine criminale. “La rumena”, “i rumeni”, “le rumene”. E sostenere che non si deve confondere l’ordine pubblico con la paura dello straniero. Ma quando monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i Migranti, definisce la “persecuzione” di cui sono oggi vittime i rom in Francia come una sorta di “nuovo olocausto”, si scivola su un altro piano. Quello del riflesso condizionato della cultura dominante e del giornalismo collettivo che si è spinto al punto di paragonare le politiche di sicurezza della Francia o del ministro dell’Interno Maroni ai pogrom antisemiti, alle stragi naziste e al ritualismo ebraicida di sapore medievale. Dopo le aggressioni in un campo rom a Napoli, un anno fa, Adriano Prosperi su Repubblica riciclò a suo uso e consumo le parole di Primo Levi: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case”. Si parlò perfino di “ritorno delle leggi razziali”. Monsignor Marchetto sbaglia quindi perché la Shoah, il genocidio industriale di esseri umani e i comportamenti di uno stato totalitario non sono paragonabili, neppure per un vezzo linguistico, al diritto alla sicurezza di un paese democratico o alle sue derive securitarie. E’ sciocco e stolto questo paragone, oltre che storicamente falso. Gli zingari e i romeni diventano minoranze ideologiche apparentate agli ebrei nell’immaginario dell’antirazzismo militante. L’accostamento nasce da una retorica falsamente umanitaria, non è altro che conformismo e propaganda. E se la si critica si diventa reazionari quindi razzisti, l’epiteto preferito dalle cicale del politically correct. Con questi paragoni non si fa un buon servizio né alla memoria dello sterminio degli ebrei né alla soluzione del problema sicurezza in Francia e in Italia.
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