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Il Foglio Rassegna Stampa
26.08.2010 Iraq: il ritiro americano è visto di buon occhio solo dai terroristi
Commento del Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 26 agosto 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Al Qaida attacca la polizia irachena con 13 attentati»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 26/08/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "  Al Qaida attacca la polizia irachena con 13 attentati".


Iraq

Baghdad. Ieri il gruppo iracheno di al Qaida ha lanciato un attacco in grande stile contro il governo centrale. Tredici attentati concentrati in sole quattro ore, da un capo all’altro del paese, dall’estremo sud, a Basra vicino al mare e al confine con l’Iran, fin quasi all’estremo nord, a Mosul, appena prima del Kurdistan montagnoso. I morti sono almeno sessantadue, in maggioranza poliziotti. L’attacco più grave a Kut, centocinquanta chilometri a sud della capitale, dove un’autobomba è esplosa dopo avere superato i controlli di sicurezza tra una stazione di polizia e il palazzo del governatore, radendo al suolo il primo edificio; un attacco identico ha colpito da vicino una stazione di polizia nel settore nord di Baghdad, quartiere di Qahira. C’è il sospetto fortissimo che gli uomini di al Qaida godano dell’aiuto di infiltrati nelle forze di sicurezza. Cinque attentati sono raggruppati nella regione di Diyala, che fin dall’età dell’oro di al Qaida in Iraq – il biennio 2005-2006 – è tra le più violente del paese. Al Qaida ha fatto saltare le case di tre agenti di polizia in una delle piccole cittadine di Diyala, Buhriz, e ha issato la propria bandiera sul tetto di un edificio. E’ al Raya, lo stendardo nero usato dal profeta Maometto durante le campagne militari e ora adottato dagli islamisti in Iraq, Somalia e Pakistan. Tre settimane fa gli uomini di al Qaida avevano issato la stessa bandiera dopo avere attaccato due posti di blocco della polizia – sedici morti – nel cuore della capitale Baghdad. Da Buhriz, il corrispondente del New York Times ha intervistato i testimoni poco dopo un attentato: “Questo è l’inizio della tempesta”, si è sentito rispondere. Il sentimento popolare in Iraq guarda con pessimismo e paura al ritiro degli americani: ieri per la prima volta dall’inizio della guerra nel 2003 il numero dei soldati è sceso sotto cinquantamila, ma le forze di sicurezza irachene potrebbero non essere ancora pronte a sostituirli con piena efficacia. “Se fosse necessario, le truppe americane torneranno alle operazioni di combattimento (oggi hanno soltanto ruoli di assistenza e addestramento)”, ha detto domenica il generale Raymond Odierno, che prima ha sorvegliato il ritiro e ora comanda il grande contingente rimasto. Gli attentati multipli di ieri – al Qaida in Iraq colpisce quasi sempre più obiettivi assieme con attacchi coordinati, ormai è una firma – sono il segnale che l’estremismo sunnita vuole approfittare della partenza degli americani, come gli iracheni temevano con dolorosa preveggenza. Nasser al Din Allah Abu Suleiman, il nuovo ministro della Guerra di al Qaida in Iraq, a metà maggio lo aveva detto: comincerò una campagna contro le forze di sicurezza. Ieri i servizi segreti iracheni hanno arrestato cinque cellule di al Qaida – da quattro elementi ciascuna – che davano la caccia in pieno giorno ai vigili urbani in camicia bianca di Baghdad. In tre settimane ne avevano ammazzati venti.

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