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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Pasticcio palestinese mette a rischio i colloqui di pace 17/08/2010

Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/08/2010, a pag. 19, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Pasticcio palestinese mette a rischio i colloqui di pace ".


Benjamin Netanyahu, Abu Mazen

L’accordo era stato quasi raggiunto, domenica erano tutti convinti che entro quarantott’ore Abu Mazen avrebbe annunciato la ripresa dei colloqui, questa volta diretti, come suggeriva Israele, e come, alla fine, si erano trovati d’accor - do anche Stati uniti, Unione europea e Lega araba, un terzetto al quale il presidente dell’Autorità palestinese non aveva potuto dire di no. Un inizio senza precondizioni, quasi un ‘obbedisco’ da parte del leader palestinese alla posizione americana che alla fine si era schierata per la scelta del faccia a faccia israelo-palestinese. Ma in Medio Oriente ciò che è vero oggi non lo è più il giorno dopo.AbuMazen, senza più lo scudo americano dietro il quale nascondere le sue richieste inaccettabili da Israele, si è ricordato che lo scorso 19 marzo, a Mosca, un altro Quartetto, anche se i musicisti in parte sono gli stessi (Usa, Ue, Russia, Onu) aveva approvato tre deliberazioni:
1) prosecuzione del congelamento delle costruzioni a Gerusalemme est e West Bank,
2) la costituzione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967,
3) la durata del negoziato non deve durare più di due anni. Risoluzione destinata a rimanere sulla carta, perché rendeva inutile ogni trattativa avendo indicato la soluzione. Questo escamotage ha permesso ad Abu Mazen di far rientrare dalla finestra le richieste che il terzetto aveva aggiornato.
NEGOZIATO IN BILICO
Lo spartito cambierà di nuovo, perché Netanyahu, come aveva già detto chiaramente in tutte le occasioni, era pronto ad arrivare alla soluzione “due popoli due stati”, ma con precise garanzie per quanto riguarda la sicurezza di Israele, affatto garantita dai confini del ’67. Questo rinvio pregiudicherà anche l’accordo per far slittare in avanti la data della fine del congelamento delle costruzioni, che dovrebbero riprendere il 26 settembre, una eventualità sulla quale Bibi aveva lasciato capire che una qualche soluzione poteva essere trovata, un argomento pesante che può far saltare la coalizione di governo, che ovviamente Bibi vuole evitare. Una preoccupazione in più anche per Obama, che deve assolutamente incassareun risultato prima delle elezioni dimedio termine a novembre, ma ha creato anche un problemaal versante israeliano, perchésenza unaccordo il 26 settembre riprenderanno le costruzioni, come peraltro recitava il patto sottoscritto. Si sarebbe dovuto discutere di scambio di territori, per arrivare ad una vera separazione e quindi a due Stati, ma Abu Mazen ha preferito convocare il comitato esecutivo dell’Olp piuttosto che assumersi la responsabilità di discutere direttamente con l’avversario, come se non fossero abbastanza chiare le decisioni da prendere.
I DUE STATI
Fin tanto che non si renderà conto che i palestinesi, in 62 anni di guerre contro Israele, non hanno ottenuto altro che sconfitte, pretendere di poter dettare le condizioni serve solo ad allontanare l’obiettivo. Nemmeno il terrorismo ha logorato la pazienza israeliana, e più si va avanti, più si faranno difficili le condizioni della trattativa. L’incubo dello Stato binazionale viene evocato da chi delegittima lo Stato ebraico, mentre il dubbio che a volere lo Stato palestinese sia solo più Israele sta diventando una certezza. Di impossibile realizzazione, se sono gli stessi palestinesi a non volerlo. In questa confusione, un elemento positivo c’è, le relazionicongli Usa sisonorinsaldate, sono riprese le esercitazioni militari comuni, persino il rapporto con Obama sembra sereno e costruttivo.


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