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Margaret Atwood risolve il conflitto israelo-palestinese
Margaret Atwood è una scrittrice famosa, è poetessa, critica letteraria, femminista e attivista politica. Ha vinto quasi tutti premi letterari più importanti, le manca solo il Nobel. Alcuni mesi fa è stata invitata in Israele, in occasione di un festival internazionale, insieme a molti altri scrittori. Ha accettato, ma il suo sì le ha attirato le critiche di gran parte dell'intellighentzia odiatrice di Israele. Ma come, allora tu legittimi la politica del governo sionista, quello che opprime Gaza e i palestinesi, quello che applica leggi discriminatorie, e avanti con tutte la accuse che leggiamo abitualmente nei comunicati deliranti dei pacifinti amici della pace. Ohibò, deve aver pensato la Atwood, rifiutare un invito che comprende anche un riconoscimento alla sua attività di scrittrice - in Israele è discretamente apprezzata - non sta bene, ci ha riflettuto bene e poi a scelto di venire. Ma non ha dimenticato che in qualche modo avrebbe dovuto pagare ammenda per aver disubbidito al veto che neanche tanto velatamente le avevano imposto. Si sa che le giurie sono, in tutto il mondo, sensibili al politicamente corretto, e la sua decisione di venire comunque in Israele, anche se preceduta da parecchie dichiarazioni decisamente pesanti sulla condotta dei governi 'sionisti', andava giustificata. L'ha fatto ieri con un editoriale su Haaretz (dove, sennò ?), nel quale prospetta sette tipi di futuro a Israele. I primi sei contano poco, servono da introduzione al settimo, che è quello che lei si augura si realizzi. Eccolo. Si comincia con i due Stati, e fin qui nulla di nuovo. Ma ecco come lei li immagina. Entambi fiorenti, membri di un consiglio regionale che affronta i problemi dell'area. I commerci vanno a meraviglia, nascono imprese con know-how comuni, la pace, scrive, paga buoni dividendi. Tutto bene, ma arrivarci ? Tocca a Israele, dice la nostra, il vento è cambiato, non è più come prima quando Israele usando la forza si appropriava del territorio altrui. Attacca Gaza ? la reazione internazionale esprime subito condanna, come quando uccide gli attivisti della flottilla, persino il Congresso Mondiale Ebraico, scrive, appoggia il congelamento delle costruzioni. Israele, è la sua conclusione, ha perso il controllo della propria storia, basta con Davide e Golia, persino l'invito a piantare un albero in Israele non serve più, perchè fa ricordare invece che sono i bulldozer israeliani a sradicare gli ulivi palestinesi. Che fare allora ? Primo, restituire subito il Golan alla Siria, con la creazione di una zona smilitarizzata con il controllo tipo Unifil (visto come funziona con il Libano, c'è da stare tranquilli), e gli isrealiani che ci vivono, restino pure, pagheranno le tasse alla Siria. Sistemata la Siria, tocca ad Hamas, che la Atwood immagina non aspetti altro che mostrare la propria smania per la pace. Certo,Israele, non deve pretendere di essere riconosciuto come stato ebraico, ma se accetta tutto quanto gli viene richiesto, persino Hamas e Fatah faranno pace, ed ecco pronti i due stati, che secondo la nostra esperta, firmeranno subito un patto di mutua difesa (contro chi, vorremmo chiederle, visto che è proprio Hamas, quella vera, non quella sognata da lei, che vuole distruggere Israele). Rimane Gerusalemme, che la Atwood vuole veder dichiarata 'città internazionale', con due parlamenti, uno ebraico e uno palestinese. Seguono poi le indicazioni per una lunga lista di problemi, tutti affrontati e risolti come se il tutto avvenisse nel salotto della signora ad Ottawa con tè e pasticcini. Margaret Atwood è anche scrittrice di fantascienza, per un po' l'avevamo dimenticato. Gli scrittori sanno sempre come arrivare alla fine di un loro romanzo, non è la letteratura invenzione ? La trama che si è inventata per risolvere il conflitto mediorientale ci sembra però modesta, persino per un romanzo di fantascienza. Piacerà però a quelli che l'avevano criticata pr essere andata in Israele. É bastato un compitino e la fama è salva. La coscienza meno, ma conta poi ? |
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