Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/08/2010, a pag. 3, l'articolo dal titolo " L’Iran lancia il negazionismo via Web per irridere l’Olocausto ".
Il commento di IC su questa notizia è contenuto nella Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di questa mattina, pubblicata in altra pagina della rassegna
Roma. Mentre l’Unesco si appresta a portare a Teheran la Giornata mondiale della filosofia, dal regime degli ayatollah arriva un mega portale internet di vignette per irridere l’Olocausto (holocartoons. com). L’iniziativa giunge a due giorni dal discorso in cui il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad è tornato a mettere in dubbio l’Olocausto e l’11 settembre. “Parlano dell’oppressione di un gruppo – ha detto il presidente iraniano – fanno film e reportage e instillano questa idea nelle menti della gente al punto che anche in Iran alcuni non possono credere che si tratti di un falso”. “Perché – ha aggiunto Ahmadinejad – non consentono alcuna ricerca se non si tratta di un falso? E se noi invitiamo gente a venire e a fare delle ricerche, reagiscono facendo un baccano”. Nel dicembre del 2006 il governo iraniano organizzò a Teheran una conferenza internazionale sull’Olocausto con la presenza di alcuni dei più noti negazionisti europei e americani. L’idea ora è quella di spiegare le tesi negazioniste dell’Olocausto attraverso vignette satiriche. Il sito internet, in farsi, arabo e inglese, è prodotto da Khakriz, un istituto di Teheran legato al ministero della Cultura. Il fulcro di tutta la piattaforma negazionista si basa sull’idea di un complotto ebraico per scacciare i palestinesi dalla propria terra. Maziar Bijani e Borzo Bitaraf, il primo vignettista e il secondo autore di testi, hanno già messo in rete cinquantacinque illustrazioni. Un anno fa Mohammed Ali Ramin, consulente del presidente Ahmadinejad e viceministro della Cultura, aveva presentato a Teheran il libro di vignette di Bijani da cui sono tratte molte delle immagini adesso online. Considerato il “cervello” che sta dietro alla negazione della Shoah da parte del presidente iraniano, Ramin ritiene gli ebrei colpevoli persino della propagazione del tifo e della peste. Dopo la dedica iniziale a coloro che sono stati “uccisi sotto il pretesto dell’Olocausto”, Bijani e Bitaraf iniziano la loro personale “ricostruzione dei fatti”. Una delle vignette più forti sostiene che dopo la caduta del Terzo Reich i nazisti avrebbero distrutto le camere a gas e i forni crematori e che gli ebrei li ricostruirono in altre parti del mondo per provare l’Olocausto. Alcune vignette mostrano la memoria dell’Olocausto come un vitello d’oro che macina soldi, un malato ebreo è steso in un letto di ospedale attaccato al respiratore che produce zyklon B, l’Europa è una mucca da mungere in nome dell’Olocausto, una bara con scritto “Olocausto” spara missili su un villaggio palestinese, e così via. Le immagini sono tutte volte a unificare quanto più possibile, l’immagine d’Israele con quella dell’impero hitleriano, dalle svastiche accostate a stelle di David alle corpulente figure israeliane con accette in mano e musei dell’Olocausto a forma di croce uncinata. Si sbeffeggia anche l’idea che i nazisti fecero saponette con gli ebrei: “I tedeschi fecero sapone con i resti degli ebrei bruciati. In seguito un testimone rinvenne piccoli pezzi di ossa, denti e capelli di donna nelle profumerie in Germania”. E poi ancora domande formulate in modo sarcastico. Come quella che chiede all’utente: “Come è possibile che siano stati sei milioni gli ebrei uccisi se in Europa ce n’erano solo 5 milioni e 400 mila?”. Da quando Ahmadinejad ha preso il potere, circa 400 libri sull’Olocausto sono usciti in Iran. Per dirla con il New York Times, “ora il negazionismo trova casa online”.
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