Riportiamo dal sito internet del CORRIERE della SERA l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Il Nuovo Cinema 'Giardino' nella capitale dei kamikaze ".
Il fatto che sia risorto un cinema è notizia positiva che condividiamo, è il tono di tutto l'articolo (pubblicato solo sul sito internet e non nell'edizione cartacea del quotidiano) ad essere ambiguo, per quel che non scrive o accenna soltanto, per esempio "Jenin regno di Hamas". Forse qualche parola in più al riguardo non sarebbe andata male. L'articolo è del tutto schierato sulla versione palestinese dei fatti. L'esempio più eclatante è il racconto dl bambino ucciso con il bel gesto del padre che dona gli organi, Battistini non scrive che in Israele è abituale, senza alcuna indicazione a chi verranno donati. Insomma, tutto il pezzo non si stacca dalla vulgata palestinese che vuole gli israeliani nella parte dei cattivi. Ecco l'articolo:

JENIN (Cisgiordania) – Con le vecchie pellicole 35 mm buttate nel retro, ci giocavano i randagi. Nella saletta di proiezione, c’era una colombaia. La platea era diventata un orinatoio. La galleria, una terra di nessuno. A Jenin, dire cinema era dire il nulla. Da più di vent’anni. Da quand’era cominciata la prima intifada e, coi film, dal cartellone era stato cancellato anche il processo di pace. Un giorno, nella più settentrionale delle città palestinesi, «la capitale dei kamikaze», vicino a uno dei più grandi campi profughi dei Territori, il teatro d’una delle più violente battaglie d’inizio Duemila, un giorno arriva Marcus Vetter, regista tedesco. Vuole girare la storia d’un bambino ucciso dagl’israeliani. Lo gira. E gironzolando qua e là, s’imbatte in quel rudere, il vecchio cinema: «Ho pensato subito che fare qualche ciak e andarsene, non bastava. Ho deciso che c’era un progetto più grande da realizzare». NUOVO CINEMA JENIN - Vetter s’è dato da fare. Ha coinvolto il governo di Berlino, che ha dato 340mila euro, e poi ha lanciato una sottoscrizione per i privati: «Adotta una poltrona», mille euro per avere il proprio nome inciso su un posto a sedere. Il regista ha trovato sponsor d’ogni tipo. E qualche mese fa ha ricevuto una telefonata di Roger Waters, lo storico leader dei Pink Floyd, che voleva mettere «another brick in the wall», un altro mattone a edificare l’impresa: «Ha pagato lui l’impianto d’amplificazione». Il nuovo schermo è stato inaugurato qualche sera fa: una sala con aria condizionata; pannelli solari a dare energia; 350 posti coperti e 600 per le proiezioni estive, all’aperto; una piccola piscina; un bar con un distributore automatico di birra… Un cinema così, a Jenin non l’avevano mai visto. La prima, è stata un documentario Bbc e un film di Omar Sharif. Hanno inaugurato anche un festival e l’opera principale, va da sé, è stata quella di Vetter, «Il cuore di Jenin»: dedicato a Ismael Khatib, profugo palestinese, che nel 2005 ebbe il figlio ammazzato solo perché teneva in mano una pistola giocattolo, eppure decise di donarne gli organi ad arabi ed ebrei, senza distinzioni.
IL PARADISO PUO’ ATTENDERE - Citare Tornatore e il suo Nuovo Cinema Paradiso è inevitabile. Perché la storia lo ricorda: distrutto, ricostruito, simbolo della memoria e della rinascita. Perché è Vetter stesso a far notare come Jenin, «giardino», una ricchezza di frutta e d’uliveti, in arabo sia anche il sinonimo di paradiso. Il paradiso che sognavano decine d’attentatori suicidi, quando in piena intifada partivano da qui e andavano a colpire le città israeliane: «Questa città ha sofferto molto – dice Fahkri Hamid, il proprietario -, adesso la gente ha voglia soltanto di tornare a una vita pacifica». Centodiecimila abitanti amministrati dall’Autorità palestinese, controllati dalle nuove forze di sicurezza addestrate dagli americani in Giordania, a Jenin comanda Hamas. E anche per il cinema finanziato dal Pink Floyd, la vita non è tutta rose e fiori. Ogni pellicola in programmazione va sottoposta al «giudizio preventivo» del muftì cittadino. Una specie di censura. Che non tollera film di contenuto troppo leggero. E se c’è qualche bacio di troppo, fa suonare il campanaccio della virtù: zac, si tagli, proprio come faceva il prete di Nuovo Cinema Paradiso.
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