lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.08.2010 Il silenzio occidentale di fronte al massacro dei medici cristiani in Afghanistan
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 agosto 2010
Pagina: 1
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «L’odio dei talebani e il nostro silenzio»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/08/2010, a pag. 1-10, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " L’odio dei talebani e il nostro silenzio".

Sullo stesso argomento invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di questa mattina, pubblicata in altra pagina della rassegna


Pierluigi Battista

Portare una Bibbia dove spadroneggiano i talebani è un delitto gravissimo. Il «proselitismo» cristiano è passibile di pena di morte. Inoltre se si è un medico missionario che non nasconde la sua croce, si rischia, come è accaduto l'altro ieri in Afghanistan, di essere trucidati. E' una strage continua. Che presenta due caratteristiche. La prima è il silenzio imbarazzato del mondo. La seconda è la sottovalutazione della più grande e sistematica persecuzione religiosa che insanguina il mondo del Duemila.

Assuefatti a ogni forma di intolleranza, non riusciamo a soppesare la portata di gesti che dovrebbero muovere all'indignazione mondiale e che invece vengono oscurati da una «neolingua» impastata di eufemismi, minimizzazioni, distrazioni. Consideriamo «normale» che portare una Bibbia con sé espone l'incauto alle più efferate rappresaglie. Consideriamo del tutto ovvio che non solo nelle grotte di guerriglieri talebani ma nella «moderata» Arabia Saudita conservare una croce e un rosario nel cassetto è bollato come «apostasia» e l'apostasia porta alla condanna a morte. Costretti ad appoggiare Karzai a Kabul dimentichiamo che un islamico che aveva osato convertirsi al cristianesimo è stato condannato alla pena capitale e che solo la pressione internazionale ha permesso che non si consumasse l'assassinio di un uomo colpevole solo di credere al suo Dio. Dimentichiamo che solo un anno fa, in Pakistan, un villaggio di cristiani è stato dato alle fiamme, con risibili pretesti, e che nell'incendio hanno perso la vita anche bambini la cui unica colpa è la fede dei genitori in Cristo.

Sappiamo dettagliatamente cosa accade nello Yemen, dove i cristiani sono braccati e costretti a una pratica clandestina della loro confessione. Conosciamo la condizione miserevole dei cristiani in Indonesia, vittime di periodici pogrom, di assalti armati, di aggressioni continue. Giungono purtroppo con sempre maggiore frequenza notizie sulla persecuzione della comunità cristiana in Iraq, bersaglio di quel «potere dell'odio», come lo ha definito ieri Andrea Riccardi sul Corriere, coltivato con tenacia e fanatismo nei settori del fondamentalismo islamista.

Non è possibile che siano fuochi sparsi quelli che divampano nella persecuzione anticristiana in Afghanistan e in Iraq, in Pakistan e in Indonesia, nello Yemen e in Arabia Saudita (e dobbiamo aggiungere nell'Algeria martoriata dalla «guerra santa» e nell'Egitto che opprime i cristiani copti). Il «potere dell'odio» ha un bersaglio, un obiettivo, una vittima designata. Ma la comunità internazionale non vuole vedere l'evidenza. Ha paura di fomentare i risentimenti islamici. Questa è la ragione del silenzio. E questo è quello che non vogliono vedere i detrattori dell'intervento in Afghanistan. Nella strage dei medici missionari cristiani, non c'entra l'avversione all'America, l'«insorgenza» contro l'occupazione straniera, la guerriglia clandestina contro il governo di Kabul. C'entra invece l'ostilità assoluta contro i cristiani che nei comunicati di Al Qaeda sono bollati come i «crociati» da eliminare dalla faccia della terra insieme agli ebrei.

Questa è la portata del massacro che ha colpito persone la cui unica arma era la Bibbia, insieme agli strumenti medici con cui curavano i feriti dell'Afghanistan, i civili prima di tutti gli altri. La loro «invasione» non è quella militare, ma quella religiosa e culturale, che nel mondo dell'integralismo è la sfida suprema, quella che determina la salvaguardia di un'identità incontaminata ed esclusiva. La rabbia feroce contro il «proselitismo» consiste proprio in questo: nell’idea che qualcuno viene ad attentare alla purezza religiosa, all'esclusivismo di un'unica fede che non tollera la coesistenza con fedi diverse o addirittura alternative. Ma quei missionari portavano avanti la loro missione e onoravano la loro fede esponendosi al pericolo più grande. E nell'indifferenza del mondo che considera molesta la variante «religiosa» di un conflitto che si vorrebbe solo militare e politico. Perciò i cristiani muoiono semplicemente se vogliono restare cristiani. Una persecuzione insidiosa perché nessun contrappeso internazionale è in grado di arginarla. E dove si muore trucidati, solo perché in mano si ha la Bibbia.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT