Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 08/08/2010, a pag. 16, l’articolo di Omero Ciai dal titolo “ Il ritorno di Fidel in Parlamento: 'Obama scongiuri la guerra nucleare'“.
Fidel Castro
Sta bene l´ex Lider maximo e per riappropiarsi dopo quattro anni del suo seggio nel Parlamento cubano ha scelto una semplice camicia militare verde oliva. Assistito da alcuni aiutanti, accolto da una lunga ovazione ("Viva Fidel", urlavano i deputati), Fidel Castro ha parlato subito dopo il suo ingresso in aula per appena sedici minuti, un discorso brevissimo rispetto ai suoi standard di un tempo (6-7 ore). I 610 deputati del Parlamento, che si riunisce solo due volte l´anno, erano stati convocati ieri in seduta straordinaria per discutere «del pericolo di una guerra nucleare». Era presente anche Raul, il fratello minore a cui Fidel Castro ha passato tutti gli incarichi dopo la malattia nell´estate del 2006, conservando per sé soltanto quello di primo segretario del Partito comunista, organizzazione che non si riunisce a Congresso da oltre dieci anni.
Nel breve discorso Fidel ha lanciato un monito ad Obama insistendo sulla necessitá di «evitare all´umanità la tragedia di una guerra nucleare», quella che - ha detto - scoppierebbe nel caso in cui gli americani decidessero di attaccare l´Iran o la Corea del Nord. «Un uomo - ha detto Fidel Castro - dovrà prendere la decisione da solo: il presidente degli Stati Uniti. Sicuramente, per le tante cose che ha da fare, lui non se ne è ancora reso conto». In caso di guerra, «l´ordine attuale del pianeta crollerà immediatamente» e colui che avrà dato l´ordine di iniziare l´attacco «avrà decretato anche la morte istantanea di milioni di persone».La sessione straordinaria del Parlamento è proseguita con gli interventi dei deputati sempre sullo stesso tema, poi si è conclusa con un applauso.
Nessun accenno alla situazione interna o alla politica di disgelo che sta portando avanti Raul nei confronti di Chiesa, Europa e Stati Uniti. Alla vigilia dei suoi 84 anni - li compirà il prossimo 13 agosto - Fidel non ha sciolto l´enigma che pesa sulla vita politica cubana in queste settimane: lascerà al presidente nominato, a Raul, l´opportunità di cercare una via per riformare il regime?
A Fidel Castro le riforme non piacciano affatto, nulla che vada al di là del potere ieratico dei generali ottantenni al governo viene visto con favore. E la storia sembra ripetersi uguale a quella dei primi Novanta quando Gorbaciov portò all´Avana i venti di glasnost e perestroika. Tanto rumore per nulla. All´apertura politica il regime preferì quella al turismo, la risorsa che permette ancora oggi all´isola di sopravvivere insieme alle rimesse degli esuli. Sopravvivere così così ma sempre meglio che mettendo in discussione il potere del governo.
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