Ci sono alcune cose nel modo in cui Israele funziona che mi impensieriscono seriamente
Ugo Volli
Cari amici,
questa è una cartolina personale e poco divertente, scusatemi. Io amo Israele, non credo di dovervelo dire, ma ci sono alcune cose nel modo in cui questo paese funziona che mi impensieriscono seriamente, mi fanno paura. Per dare un nome a tutte queste cose, le chiamerei divisione, spirito di scissione, intolleranza reciproca. Parlo degli haredim, o almeno di una loro parte, ben più vasta però dei fanatici di Naturei Karta, Satmar e altri antisionisti militanti. Quelli che non accettano i verdetti dei tribunali e della Corte Suprema o le decisioni dei consigli locali e che quando c'è una sentenza o un provvedimento che non gli piace, vanno in piazza, bruciano cassonetti, distruggono semafori, picchiano passanti e si scontrano con la polizia; quelli che non fanno il servizio militare e che non accettano una base di istruzione comune per i loro figli. Insomma, che di fatto non accettano lo stato. Non tutti, lo ripeto, ma tanti e in numero crescente.
Allo stesso modo, però, mi spaventa la sinistra. La sinistra politica che, per puro spirito di fazione, organizza degli incontri coi palestinesi per cercare di sabotare le trattative condotte dal governo (http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=183086), la sinistra giornalistica di Haaretz che protegge ladri di documenti segreti dell'esercito (http://www.israelnationalnews.com/News/news.aspx/136905) e non perde occasione per chiedere agli americani di fare la faccia feroce con Israele, contrastare la politica estera dello stato e mostrarsi comprensiva con flottiglie, dimostranti antisraeliani e altri aggressori.
Ma al di là delle furbizie tattiche di deputati e giornalisti di lungo corso, che si possono pensare anche come forme molto spregiudicata di lotta politica, ciniche ma lucide, da parte di una minoranza che cerca di uscire in un modo o nell'altro dall'angolo in cui si è ficcata, e se non ha la fiducia del popolo, condanna il popolo e non se stessa, - quel che mi spaventa è la mentalità di un gruppetto di giornalisti, artisti, docenti, che si è autonominata intellighenzia israeliana, col compito di raddrizzare i terribili torti della società in cui vive. Per esempio invitando al boicottaggio dell' università da cui prende lo stipendio (http://salsa.democracyinaction.org/o/301/t/9047/p/dia/action/public/?action_KEY=1368 ma si vedano le polemiche anche qui http://wordfromjerusalem.com/?p=2283), o rappresentando in maniera grottesca Israele come una dittatura, esagerando un modello che conosciamo bene anche da noi in Italia. In questo si distinguono dei giovani che si definiscono "artisti", ma in realtà sono grossolani propagandisti politici. Per esempio ha fatto rumore, una decina di giorni fa, una mostra di un tale "artista" che rappresenta il passaggio di Israele a uno stato apertamente fascista (dichiaratamente nel 2023, ma è chiaro che si parla di oggi). Se siete curiosi di vedere i materiali, come volantini, statue e altro che documentano questo passaggio al fascismo, li trovate qui: http://open.salon.com/blog/judy_mandelbaum/2010/08/02/yes_it_can_happen_there_artists_envision_israeli_fascism e qui: http://www.haaretz.com/culture/will-israel-turn-into-the-fascist-state-of-judea-by-2022-1.303585 .
Ancora più recente è un'altra mostra dedicata tutta al ministro degli esteri Lieberman: "La mostra presenta anche delle foto, ritoccate, che trasformano il ministro in diavolo con due occhi iniettati di sangue o ancora in un porco. "Volevo semplicemente trasmettere un messaggio chiaro. Se lo mettete nel contesto dell'esposizione non c'è dubbio che Lieberman è un maiale", spiega l'artista israeliana Zoya Cherkassky, 33 anni. Per la curatrice dell'esposizione, Doreet Levitte Harten, le proteste del Forum legale sono "ridicole" anche se ammette che la mostra non ha un obiettivo strettamente artistico. "Si tratta di un mix di arte e di politica. E' Lieberman che si attira gli strali con la sua ideologia. Non temo di dire che sono le sue idee fascistizzanti che fanno paura", dice. [... Il forum che ha contestato la mostra] "si indigna inoltre del fatto che i biglietti di invito al vernissage, che recano il nome russo del ministro "Evet" - titolo dell'esposizione - siano stati scritti in lettere gotiche (tedesche), alludendo al Terzo Reich." (http://www.apcom.net/newsesteri/20100806_143625_43f3687_94506.html).
Quel che sorprende è come i democraticissimi artisti e curatori di queste mostre non si rendano conto che stanno esercitando una libertà di espressione che di per sè smentisce le loro accuse. E che rappresentare come "demonio" e "maiale" (qualifica che nel mondo ebraico è assai peggio che in Italia) e naturalmente "fascista" un avversario politico che gode di un forte consenso elettorale e non è stato mai, né lui né il suo partito, indicato come responsabile di atti di violenza, costituisce, questo sì, un atto fascista. E' questo fascismo inconsapevole e masochista che mi spaventa, questa incapacità, uguale per settori ultra-haredì e ultra-liberal, di accettare la differenza, di prendere atto che la società israeliana è complessa e assai lontana dai loro ideali, che mi fa temere per il futuro. Miscredente per gli haredì, probabilmente maialino e demonietto minore anch'io, tuttavia amo quella terra e quel popolo e rendo concreto questo sentimento nel solo modo possibile, difendendo il suo Stato.
Ugo Volli