Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 07/08/2010, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " 'Incidente' a Hormuz, è stato terrorismo ".
Stretto di Hormuz
Il 28 luglio scorso la petroliera giapponese M. Star fu danneggiata da un incidente nello stretto di Hormuz. Si era parlato subito di un'onda anomala. Trattandosi, però, di un tratto di mare non esteso questa ipotesi, fin dall'inizio, era dubbia. Che qualcosa di grave fosse successo e che si fosse cercato di coprire l’accaduto era chiaro a tutti, soprattutto perché una notizia di questa portata, se mal gestita, avrebbe potuto avere ripercussioni sul mercato degli idrocarburi. Oggi, finalmente, la verità è venuta alla luce: la nave è stata l'obiettivo di un attacco terroristico. Sul suo scafo gli investigatori hanno trovato residui di esplosivo e la ricostruzione degli eventi ricorda la dinamica dell'attentato di cui fu vittima la Uss Cole, della marina statunitense, nel porto di Aden. Il solito barchino imbottito di esplosivo, pilotato da una suicida che, dopo aver accostato al fianco della nave, si è fatto esplodere. Proprio questo dettaglio potrebbe essere la firma di Al Qaeda, e la rivendicazione dell'organizzazione Brigate di Abdullah Azzam, di due giorni fa, tende ad avvalorare questa ipotesi. Ma attenzione, potrebbe essere un depistaggio. Non bisogna dimenticare che quel tratto di mare oltre ad essere una delle più importanti "vie del petrolio" è anche un punto di attrito fra l'Iran e i Paesi occidentali. Teheran, infatti, ha a più riprese minacciato le navi occidentali in transito nel caso in cui fossero state effettuate delle ispezioni sui cargo diretti ai porti iraniani. In base alla risoluzione Onu del 9 giugno scorso, contro il programma nucleare degli Ayatollah, queste ispezioni possono essere effettuate anche in acque internazionali. Siccome è chiaro che il dittatore di Teheran ha interesse a tenere alta la tensione internazionale, non è da escludere che dietro questa esplosione ci siano i servizi segreti iraniani. Questa volta non ci sono state fuoriuscite di greggio ma l'avvertimento è arrivato forte e chiaro, e non è detto che in futuro i terroristi non calchino la mano fino a danneggiare in profondità la fiancata della prossima nave, con relativo versamento di petrolio in mare. I danni all'ecosistema sarebbero inestimabili e il prezzo del "barile" salirebbe a limiti insostenibili per le economie occidentali. D'altronde lo sappiamo, la politica del “tanto peggio tanto meglio” favorisce sempre chi non si fa scrupoli e non ci sono dubbi sul fatto che il presidente iraniano, pur di arrivare ai suoi scopi, è capace di ogni nefandezza.
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