'Quello di Fidel Castro è un regime razzista e antisemita' Giulio Meotti riporta la denuncia di Oscar Biscet, dissidente rinchiuso in un carcere cubano
Testata: Il Foglio Data: 07 agosto 2010 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «'Cuba è un regime antinegro e antisemita'. J’accuse del Mandela caraibico»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/08/2010, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " 'Cuba è un regime antinegro e antisemita'. J’accuse del Mandela caraibico ".
Oscar Biscet
Roma. Sarebbero ottantotto i dissidenti cubani arrestati dal regime castrista nel solo mese di luglio. A rivelarlo è Hablemos Press, l’agenzia giornalistica indipendente cubana. Luglio è stato il mese più duro per i “prigionieri di coscienza” sull’isola, nonostante l’accordo con la Santa Sede per il rilascio di alcuni dissidenti. Nel solo 2010 sono stati rinchiusi in carcere 758 prigionieri politici. Human Rights Watch, la celebre ong che promuove i diritti umani nel mondo, chiede di liberare tutti i detenuti politici rimasti fuori dall’accordo con il Vaticano. Fra di loro c’è il dottor Oscar Biscet, “il Mandela cubano”, il medico simbolo delle sofferenze dei dissidenti nelle carceri cubane. “Il dottore”, come viene chiamato Biscet, comunica con il mondo attraverso samizdat dal carcere. Il suo ultimo manifesto è un inno ai dissidenti, definiti “un barlume di speranza su un’isola di schiavi”. La lettera contiene parole durissime contro quello che il medico definisce “un sistema totalitario che si basa sulla discriminazione ideologica e razziale” e la cui predicazione è “antiamericana, antisemita e antinegra”. Quanto all’antisemitismo, basta ricordare l’ultima intemerata di Fidel Castro lo scorso giugno: “La svastica è la bandiera d’Israele, che non esiterebbe a mandare un milione e mezzo di palestinesi al crematorio”. Biscet tocca però il vero tasto dolente della repressione cubana, ovvero il fatto che gran parte delle vittime politiche abbia la pelle scura. “Anche se nella società cubana socialista non ci sono leggi che promuovono le politiche razziali, tuttavia la popolazione nera è più umiliata che nel Sud Africa razzista”, spiega Biscet. A sostegno dell’accusa è andato anche il leader nero brasiliano Abdias Nascimento, che ha scritto contro “l’intimidazione politica di chi a Cuba si batte contro il razzismo”. Negli Stati Uniti sessanta fra religiosi e accademici afroamericani hanno pubblicato una “dichiarazione di coscienza” contro il regime castrista. Fra le firme anche quella del reverendo Jeremiah Wright, a lungo guida spirituale del presidente Barack Obama. Nicolàs Guillén, il più famoso fra i poeti cubani, diceva che Cuba esiste solo come mescolanza fra bianchi e neri. La rivoluzione di Castro eliminò il razzismo da spiagge, sindacati e scuole, portando in dono il sogno di una società giusta, utopica. Ma i negri e i mulatti dovevano simpatizzare per il comunismo, scordarsi della libertà di parola, di associazione e di religione. Il “negro” o mulatto non “integrato” con la rivoluzione è doppiamente traditore. Lo si vede dal numero di negri (la parola è usata con orgoglio dai dissidenti) che figurano nella lista dei principali detenuti politici. Negro è lo stesso dottor Biscet, torturato e costretto a vivere in una cella di meno di due metri. Negro era il muratore e idraulico Orlando Zapata Tamayo, morto in carcere a causa di uno sciopero della fame. E’ negro il giornalista Pedro Argüelles Morán, che si rifiuta di lasciare Cuba per l’esilio spagnolo. E’ negro un altro medico dissidente, Darsy Ferrer, condannato per “acquisto illegale di cemento al mercato nero” e che ha scritto il manifesto per porre fine “all’apartheid cubana”: “Le persone nel mondo erano orripilate dai ghetti del Sud Africa. E’ tempo di condannare l’apartheid sofferta dal popolo cubano”. E’ negro il dissidente Jorge Luis Pérez “Antúnez” con i suoi diciassette anni di carcere. “Come Zapata, anch’io sono stato torturato per il colore della mia pelle”, denuncia. E’ negro il socialdemocratico Manuel Cuestua Morúa. E’ negro il leader cattolico Julián Antonio Monés Borrero, ricoverato da qualche giorno a causa del deterioramento delle condizioni di salute dopo uno sciopero della fame. Negro è l’avvocato Rolando Jiménez Pozada, attivista del Centro Democrático Pinero de Derechos Humanos. Ha la pelle scura Normando González, giornalista liberale che secondo i castristi avrebbe una “natura socialmente pericolosa”. Sono negri quasi tutti gli irriducibili che rifiutano l’esilio, come quell’Hernàndez Carrillo in carcere per aver “dissacrato un’immagine di Castro” e per aver messo su una libreria indipendente. Il dottor Biscet porta il camice bianco, come la tunica del Mahatma Gandhi, e ha la pelle nera come Nelson Mandela. Ma a differenza delle due icone della non violenza, il nome di Biscet non suscita lo stesso entusiasmo. Eppure, con la sua condanna a venticinque anni di carcere, il dottore è il massimo prigioniero di coscienza al mondo. Lo chiamano “negro olvidado”. Il negro dimenticato.
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