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La Stampa Rassegna Stampa
07.08.2010 Scoperta a Miami la mente degli attentati di al Qaeda in Usa
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 07 agosto 2010
Pagina: 15
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Il qaedista cresciuto a Miami»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/08/2010, a pag. 15, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " Il qaedista cresciuto a Miami ".


Adnan Shukrijumah

Un esperto d’America è la mente degli attentati terroristici di al Qaeda. Si chiama Adnan Shukrijumah, ha 35 anni, di cui 15 vissuti negli Stati Uniti, ed è il capo delle operazioni della rete terroristica che fa capo a Osama bin Laden. Si tratta del ruolo appartenuto a Khalid Skeikh Mohammed, l’architetto degli attacchi alle Torri gemelle, catturato nel 2003 e oggi detenuto a Guantanamo. A rivelarlo è Brian Le- Blanc, funzionario dell’Fbi con sede a Miami, secondo cui la posizione ricoperta da Shukrijumah lo porta ad avere contatti diretti con gli altissimi ranghi di al Qaeda, compreso lo stesso sceicco saudita. «A lui sono affidate le decisioni di carattere operativo - spiega LeBlanc -. Sta cercando di organizzare attentati negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali ». L’Fbi è sulle sue tracce dal 2003. Secondo l’Intelligence è l’unico tra gli alti vertici di al-Qaeda ad avere una «green card», ovvero un permesso di soggiorno permanente per gli Usa. Il suo nome è legato all’organizzazione di diversi attentati, come quello suicida del 2009 che aveva come obiettivo la metropolitana newyorchese, che gli ha permesso di guadagnarsi la prima incriminazione. Ma Shukrijumah è sospettato anche di aver organizzato un attacco dinamitardo in Norvegia e un altro, mai avvenuto, alle reti metropolitane del Regno Unito. Secondo Le- Blanc avrebbe anche compiuto sopralluoghi nel 2001 in vista di un attentato che aveva come obiettivo il canale di Panama. Già nel 2004 l’allora ministro della Giustizia Usa, John Ashcroft, lo definiva «un pericolo chiaro e costante». «Conoscendo gli Stati Uniti sa come prendere una patente o un passaporto e sa come muoversi », spiega LeBlanc, ed è per questo che sul suo capo pende una taglia di cinque milioni di dollari. Nato in Arabia Saudita, Shukrijumah ha la cittadinanza della Guyana, un piccolo Paese sudamericano dove suo padre era nato. Giunto negli Usa con la famiglia ha vissuto dal 1995 a Miramar, nel sud della Florida, assieme alla madre, ai cinque fratelli e al padre, un missionario musulmano trasferito in Florida dopo aver servito per diversi anni in una moschea di Brooklyn. Esperto di computer e chimica, alla fine degli anni Novanta Adnan inizia a frequentare ambienti radicali islamici e viene convinto a partecipare alla jihad, la guerra santa in difesa dei fratelli musulmani perseguitati in Bosnia e Cecenia. Questo lo porta nei campi di addestramento afghani dove impara ad usare armi automatiche ed esplosivi. É proprio durante la sua permanenza in Asia centrale che conosce un’altra giovane recluta, Josè Padilla, un cittadino americano sospettato di voler organizzare un attacco con una bomba sporca, e detenuto dal 2007 a Miami per aver fornito appoggio logistico ad attività terroristiche. I due volevano tornare in America e preparare una serie di attentati facendo saltare in aria alcuni condomini di lusso delle principali città americane. Ma il feeling tra loro è durato molto poco: «Non si sopportavano- spiega LeBlanc -. E così furono costretti ad abbandonare i loro piani terroristici». Per l’Intelligence americana il caso Shukrijumah conferma la presenza di un numero sempre maggiore di terroristi che negli Usa hanno vissuto, o che hanno addirittura la nazionalità americana. Solo due giorni fa quattordici cittadini americani sono stati arrestati con l’accusa di volersi unire ai gruppi ribelli somali di Shabaab, il braccio somalo di al-Qaeda. E tutto questo aumenta il rischio di subire attacchi su obiettivi non tradizionali e meno prevedibili.

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