Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 07/08/2010, a pag. 6, l'articolo di Christian Rocca dal titolo " La Casa Bianca: ecco le major che hanno rotto con Teheran".
Christian Rocca
Mercoledì Barack Obama ha ricevuto nella Roosevelt Room della Casa Bianca un piccolo gruppo di editorialisti e giornalisti esperti di politica estera. In venti minuti, il presidente americano ha fatto il punto dei rapporti tra la comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti, e l'Iran degli ayatollah. Obama spera ancora in una soluzione diplomatica che impedisca al regime islamista di dotarsi di armi nucleari, ma non ha annunciato nuove iniziative in tal senso. I tentativi ci saranno, così come le pressioni e i toni roboanti (ieri il Dipartimento di stato ha definito l'Iran «il paese più attivo nel sostegno al terrorismo»). Ma in questo momento la Casa Bianca vuole dimostrare a Teheran che il tempo è scaduto e che ora si fa sul serio. La corsa iraniana all'atomica va fermata.
L'incontro si è protratto per oltre un'ora, con i consiglieri del presidente a continuare il briefing. Secondo la ricostruzione di uno dei partecipanti all'incontro, Robert Kagan, Obama voleva sottolineare l'efficacia della nuova strategia della Casa Bianca, quel misto di pressioni politiche e di sanzioni economiche che ha preso il posto della politica della mano tesa. Per rafforzare il concetto, l'Amministrazione ha diffuso un documento di sette pagine intitolato "Factsheet on Iran Sanctions" che spiega come, dal momento dell'approvazione della risoluzione Onu numero 1929, la comunità internazionale e molti grandi gruppi privati abbiano iniziato a lavorare insieme per rispettare il dettato del documento delle Nazioni Unite e addirittura andare oltre.
L'Unione europea, la Norvegia, il Canada, l'Australia e il Giappone hanno separatamente deciso di varare un pacchetto di sanzioni ulteriori rispetto a quelle previste dal Consiglio di sicurezza nei settori strategici dell'energia, dei trasporti, dei servizi bancari, del commercio e delle assicurazioni.
L'accerchiamento diplomatico della Casa Bianca e del Dipartimento di stato, si legge sul documento, sta riuscendo anche a convincere i grandi gruppi internazionali che l'Iran non è più un posto buono per fare affari. L'elenco delle aziende che si sono impegnate pubblicamente a non avviare nuove attività economiche in Iran è molto lungo. Ne fanno parte due colossi italiani, Eni e Finmeccanica.
Nel corso di una conferenza a Houston del marzo 2010, si legge sul documento fornito dalla Casa Bianca, l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni ha confermato che la società non si impegnerà in nuovi progetti iraniani. Il 29 aprile, l'Eni ha confermato che sta cedendo la gestione del giacimento di Darkhovin ai partner locali. All'azienda petrolifera italiana, presente in Iran dal 1957, restano solo attività residue risalenti ad accordi del 2000 e del 2001.
Il prospetto compilato dagli obamiani ricorda che Finmeccanica si è ritirata dall'Iran per volontà esplicita del gruppo di allinearsi alle indicazioni del governo italiano, ma anche per mostrarsi attenta alle preoccupazioni del governo americano.
Ernst & Young, KPMG, Lloyds, PricewaterhouseCoopers non hanno più rapporti con società iraniane. Nel settore energetico non fanno più affari con Teheran l'inglese Bp, la tedesca Ferrostaal, la svizzera Glencore, le americane Halliburton e Honeywell. Non esportano più benzina in Iran la russa Lukoil, le olandesi Royal Dutch Shell e Trafigura, la francese Total, l'indiana Reliance, la svizzera Vitol e la kuwaitiana IPG ( che fino a gennaio forniva il 25% dell'importazione iraniana di carburante). Shell e Bp non riforniscono più nemmeno gli aerei iraniani che atterrano negli aeroporti europei.
Nel mondo dell'industria pesante hanno detto stop alle forniture, ai contratti e agli investimenti in Iran la svizzera ABB Ltd, la sudcoreana GS Engineering & Construction Co.,l'irlandese Ingersoll Rand, la giapponese Toshiba, le tedesche Daimler AG, Siemens e Linde e le americane Caterpillar Inc, Flowserve, Hewlett Packard, Huntsman Corporation. Tra le assicurazioni hanno deciso di fermare il business in Iran, Allianz, German Insurance Association, London Market Association, Munich Re.
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