Spesso la cronaca aiuta a capire i costumi di un paese più e meglio dei codici, delle leggi. in Israele, un tribunale ordinario ha condannato a 18 mesi di carcere, più 10.000 shekel (2.000 €) quale risarcimento, il signor Sabbar Kashur per stupro. La difesa ha fatto ricorso alla Corte Suprema, che ha annullato la sentenza, dopo che Sabbar aveva trascorso due anni di arresti domiciliari in attesa. Così sono andati i fatti:
1) Sabbar Kashur, arabo israeliano, si è presentato alla signora X - non ne conosciamo il nome, in Israele il diritto alla privacy funziona - dicendole che si chiamava Dudu, un nomignolo molto diffuso fra chi si chiama David, ritenendo più sicura la conquista se si spacciava per ebreo
2) La signora X, così ha dichiarato, gli ha creduto, accorgendosi solo dopo che Sabbar le aveva mentito, non aveva intenzioni "serie", come le aveva detto, ma aveva soltanto in mente un rapporto superficiale, anche perchè è poi risultato avere moglie e figli.
3) Ma il rapporto è avvenuto fra due adulti consenzienti, per cui non si può parlare di stupro, che invece presume violenza. Che ci sarà pure stata, ma solo sul piano psicologico, un inganno per arrivare in camera da letto.
4) Non è poi credibile che la signora X non si fosse accorta che "Dudu" non era affatto un David, anche perchè Sabbar fa il fattorino, e,per quanto possa sapere l'ebraico, ben difficilmente lo parlerà senza quelle cadenze tipiche della lingua araba. Diciamo che Sabbar era di bella presenza, il che ha favorito l'intera vicenda.
5) Comprendiamo il disappunto delle signora X quando si è accorta che Sabbar non era Dudu, che faceva il fattorino e non, buttiamo lì, un ingegnere, ma arrivare a una denuncia per stupro ha dell'inverosimile.
Qui arriva la sentenza della Corte distrettuale, con relativa condanna, una sentenza che disonora chi l'ha emessa, ma che, paradossalmnte, ne suscita un'altra, di segno opposto, quella della Corte Suprema, che manda libero il signor Sabbar, colpevole semmai solo sul piano morale, un comportamente sul quale un " paese con un sistema giurico illuminato, non può e non deve interferire ", così la Corte Suprema nel motivare la sentenza.
L'accaduto è stato commentato un po' in tutto il mondo quando c'è stata la prima sentenza, con pesanti accuse alla giustizia israeliana che discrimina i suoi cittadini arabi favorendo quelli ebrei. Non mi risulta siano usciti commenti dopo la sentenza che ha rimesso in libertà il povero Sabbar, che abbiamo visto fotografato sui giornali israeliani mentre placido e tranquillo se ne andava in giro nel Jerusalem Malha a fare spesa.
Era solo, nelle immagini non apparivano nè la moglie nè i figli. Ma questa, come di dice, è un'altra storia.
Angelo Pezzana
nell'immagine in basso, Sabbar Kashur