Chi vuole contribuire a una statua per la strega? 06/08/2010
Chi vuole contribuire a una statua per la strega?
Helen Thomas
Cari amici, volete regalare qualche soldo per una buona causa euraraba o americaraba e non sapete che cosa scegliere? Ho un ottimo consiglio per voi. Sapete, a Dearborn, città satellite di Detroit nel Michigan, c'è una grossa comunità di immigrati arabi, la seconda di tutti gli Stati Uniti. E c'è anche un'utile istituzione, chiamata "the Arab American National Museum in Michigan". (http://www.arabamericanmuseum.org/) Potreste spedire un assegno genericamente a loro, se siete convinti, come ha detto il Presidente Obama nel suo importantissimo e fruttuosissimo discorso al Cairo di un anno e mezzo fa, del "fondamentale contributo islamico alla nascita e allo sviluppo degli Stati Uniti". Bisognerà pur documentarlo, no, questo contributo? Anche perché, a parte quella grossa operazione edilizia alle Twin Towers, nessuno ne conosce i particolari. Il museo è il posto giusto per questa spericolata operazione di fantastoria e ha naturalmente molto bisogno di finanziamenti.
Ma c'è un'occasione specifica più interessante per spendere il vostro denaro. Pensate, il nobile Arab American National Museum sta cercando gli ultimi diecimila dollari per poter realizzare una statua cui tiene molto. Potreste essere voi a dare il contributo decisivo! Volete sapere a chi sarà dedicata la statua? Be', diciamo a un'euraraba ad honorem, una componente del consiglio d'amministrazione dello stesso museo, che fra l'altro è americo-americana, neanche arabo-americana. Siete un po' delusi, non ci vedete tanto sugo? Avete ragione, ma non è che il museo dedichi statue a tutti i suoi amministratori. Posso aiutarvi a capire aggiungendo che la signora è seriamente candidata al titolo di "donna più brutta del mondo" e anche a quello di "strega dell'anno 2010".
Non vi basta? E vabbe', la vostra generosità è molto condizionata, permettetemi di dirvi che dovreste avere più fiducia per ottenere belle sorprese nella vita. Alloro vi dirò che è Helen Thomas. Sì, "quella" Helen Thomas, la veterana dei corrispondenti alla Casa Bianca che qualche mese fa fu tratta in inganno da un rabbino giornalista un po' intrigante cui, non sapendo di parlare al nemico, disse la verità dal profondo del suo animo, quella che tutti gli eurarabi (o amerarabi) condividono. Che pensa degli ebrei, gli chiese lui. E lei rispose che dovevano "get the hell out of Palestine" (un dotto lettore mi ha spiegato che non vuol dire "andare all'inferno, via dalla Palestina", ma che significa solo qualcosa come "Al diavolo, che se ne vadano dalla Palestina" e comunque, sostenne, dovrebbero "go home to Poland and Germany" (tornare a casa in Polonia e Germania), per esempio dalle parti di Auschwitz e Buchenwald.
La povera onesta signora, di cui capiamo ora meglio la ragione per essere consigliere d'amministrazione del Museo Arabo Americano, fu licenziata per questa sua innocente battuta. Che ingiustizia, eh? E il Museo stesso, è evidente, condividendo il dolce sentimento della megera, la sua passione per la geografia e la sua competenza per la storia, ha deciso di fabbricarle una statua, che comunque potrebbe venir buona per spaventare i bambini capricciosi in caso di necessità. (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3929328,00.html)
Non volete contribuire ora? No? Male. Pensate che invece ha espresso il suo nobile appoggio all'iniziativa il presidente in persona del Jewish Community Relations Council of Metropolitan Detroit, il grande Richard Nodel, il quale ha dichiarato di nutrire "hope that the support for this memorial is there despite her anti-Israel and anti-Semitic views and not because of them.". Ve l'ho scritto nell'originale inglese perché non sono sicuro di capire bene un pensiero così sublime. In sostanza Mr. Nodel spera che il suo appoggio alla statua o forse quello di tutti arrivi "nonostante" le sue posizioni antisemite e anti-israeliane e non "a causa" di esse. Bizzarra idea. Anch'io spero sinceramente che un comitato di una comunità ebraica non appoggi la monumentalizzazione di qualcuno "perchè" antisemita, e mi sfugge anche come lo possa fare "nonostante" il suo antisemitismo (che altro ha fatto la signora Thomas oltre a invecchiare ed essere antisemita? Forse lo stesso che gli arabi hanno realizzato per la fondazione degli Stati Uniti e ottenere i ringraziamenti di Obama, non esserci).
Resta il fatto, cari amici, che dovreste proprio prendere esempio da questo Nodel, il cui eroico masochismo è paragonabile con la campagna di J Street e della parte più ideologicamente terzomondista dell'ebraismo americano per esempio il New York Times, a favore del progetto di edificazione di una grande moschea islamica affacciata su Ground Zero (http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishNews/Article.aspx?id=183414), il posto, ricordiamolo, dove morirono una dozzina di attentatori islamici e tremila cittadini americani innocenti ammazzati da loro. Amare i propri nemici è virtù predicata - più che praticata - dal Cristianesimo e non propria alla tradizione dell'Ebraismo: si può sempre migliorare, lo ammetto. Ma onorare questi nemici vigliacchi e stragisti, ricordarli, monumentalizzarli, farne statue ed edifici (la progettata moschea sarà chiamata Cordova, la città capitale della conquista araba della Spagna, trasparente simbolo dell'imperialismo islamico) a me sembra che vada al di là della semplice bontà. Come si dice dalle mie parti, per arrivare a questo livello di appoggio per i propri nemici, bisogna essere tre volte buoni.