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Re Abdullah in Libano nel 2002 04/08/2010

E-mail inviata al Corriere della Sera :

Gentile Antonio Ferrari,

non comprendo perché anche lei ometta che re Abdullah dell'Arabia Saudita sia stato a Beirut nel 2002, per il vertice sul piano saudita di pace, nel pieno dei suoi poteri come Principe della Corona Reggente, appena nominato reggente a causa della grave malattia che aveva colpito il padre Fahd e che lo portò a morte nel 2005. Non mi sembra un dettaglio da poco e non comprendo la ragione di tale omissione che porta comunque a considerazioni sul metodo di fare giornalismo. Ad esempio, calcare, come fa Andrea Riccardi della Comunità di S.Egidio, sull'ipotesi dell'importanza del meeting trilaterale tra Libano, Siria ed Arabia Saudita, per un allargamento unitario del fronte arabo come se si intravvedesse un forte segnale di pace tra le diverse realtà del Mashrek, io lo considero estremamente ingenuo. La replica la danno i Katyusha lanciati contro il nord di Israele. Addirittura da parte dell'esercito libanese, o addentro all'esercito libanese, stando alle notizie della morte di un soldato libanese e di un civile (??? Hitzballah non veste uniformi) causati dalla legittima reazione israeliana.
Forse, non ricordare la presenza plenipotenziaria del reggente Abdullah al vertice di Beirut 2002, re de facto, a causa del fallimentare piano di pace saudita (al contrario di quello negoziale del 2007 a Riyad) è stato un atto di cortesia nei confronti della casa saudita? Oppure, ricordarlo, affermerebbe le mille e più ambiguità della casa reale saudita? La complessa vicenda mediorientale si arricchisce di due fattori che la stampa vuole complementari. Da un lato, un figlio, Saad Hariri, fa pressioni alla Corte Internazionale dell'ONU affinché nemmeno Hitzballah (lei lo nomina all'araba, io all'ebraica) venga incolpato dell'assassinio di suo padre, in nome della pace in Libano. Il Libano, in realtà, è un vulcano sempre vicino all'eruzione come lei ben sa. L'inchiesta delle Nazioni Unite si era arenata sulle minacce non troppo velate del governo siriano, nell'indagine sul presidente siriano ed altri suoi ministri come mandanti. Jacques Chirac è stato più che esplicito in questo senso, coadiuvato dall'Assemblée Générale. Come non vedere il Libano ancora ostaggio di Siria ed Iran? Nel 2006 è stato assassinato il giovane ministro falangista Pierre Gemayel. Insomma. Davvero vogliamo far credere ai lettori del Corriere che stormi di colombe volino in Medio Oriente? Hariri e (i) Gemayel chiedono ancora vendetta nelle strade libanesi in assenza di giustizia. Non sarebbe più logico pensare che re Abdullah dia dei segnali di unità per affermare il predominio arabo sunnita nel Medio Oriente a discapito dell'Iran e degli sciiti in generale? E che questa affermazione sostanziale sia stata ben compresa dall'Iran e dalle organizzazioni terroristiche sul suo libro paga, ma non dai media che vogliono ignorarla? Un'informazione corretta vorrebbe che nessuna notizia venga tralasciata, altrimenti si semina il lecito dubbio su tutte le notizie tralasciate, instaurando domande a non finire. Senza per questo diventare dietrologi. Una notizia omessa dal Corriere (od altri) è invece parte sostanziale nell'informazione su internet. Ormai, da ben 10 anni, chi vuole davvero saperne sul Medio Oriente, verifica le notizie sui siti interessati.
Forse vorrà rispondermi e spiegarmi il suo punto di vista e del Corriere.

Cordialmente,

Danielle Sussmann


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