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Ugo Volli
Cartoline
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Nella vecchia Europa sembrano non volere più i pochi ebrei che sono rimasti 03/08/2010

Nella vecchia Europa sembrano non volere più i pochi ebrei che le sono rimasti

Hanno un bel dire giornaliste americane e funzionari palestinesi (http://www.imra.org.il/story.php3?id=48764) che gli ebrei dovrebbero andarsene dalle terre che hanno rubato e tornare a casa loro "in Germania o in Polonia". Il fatto è che le forze sane di Eurabia proprio non li vogliono. Forse perché anche quando si comprano o affittano una casa, quella è rubata, dato che sono loro a comprarla o affittarla. Fatto sta che tanti nella vecchia Europa sembrano non volere più neppure i pochi ebrei che le sono rimasti.

 Prendete la Svezia, per esempio, in particolare la nobile città di Malmö, fondata nel 1275 come un molo fortificato per traghetti di proprietà dell'arcivescovo di Lund, che oggi ha il privilegio di essere la più islamizzata delle città europee, con un bel 40% delle popolazione di immigrati che vivono per lo più di assistenza pubblica. Vi ricorderete forse che la giusta indignazione di questa gente aveva impedito che un atto imperialista e bellicista come un incontro di tennis fra le squadre di Israele e della Svezia fosse compiuto in pubblico: non riuscirono a impedirlo ma almeno lo fecero tenere a porte chiuse. E vi ricorderete anche che il sindaco di questa bella città, socialdemocratico e dunque certamente giusto, aveva dato agli ebrei la colpa degli incidenti antisemiti che spesso capitano nella sua città: chi è causa del suo mal... Avevo parlato di queste brillanti imprese in cartoline del passato. Gli ebrei di Malmö hanno da tempo capito l'antifona, e se ne stanno andando, ma evidentemente non abbastanza in fretta. Sicché qualche giorno fa una "misteriosa esplosione" è avvenuto vicino alla sinagoga di Malmö (http://gatesofvienna.blogspot.com/2010/07/explosion-at-malmo-synagogue.html): oddio, niente di davvero grave, solo una bombetta che ha rotto tutti i vetri dell'edificio – ma a buon intenditor...

O prendete l'Austria. Qualche settimana fa il consiglio comunale, dominato dai socialdemocratici, a sorpresa ha votato all'unanimità una mozione molto duramente anti-israeliana, proposta dal consigliere socialdemocratico Omar al Rawi, noto per le sue posizioni filopalestinesi: nomen omen. Il tentativo degli ebrei locali di far presenti casi certamente più gravi di violenza e discriminazione in giro per il mondo, chiedendo solidarietà anche per loro, è caduto nel vuoto (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=260&id=35432) e soprattutto il partito socialdemocratico cui la comunità aveva ininterrottamente aderito ha rifiutato di prendere in considerazione le loro posizioni, per cui molti si sono visti costretti a uscirne (http://www.jpost.com/International/Article.aspx?id=182077). Ora Vienna è Vienna, la città di Freud e della grande fioritura ebraica fin-de-siecle, ma anche il posto che in quel tempo era governata da un popolarissimo sindaco dichiaratamente antisemita, Karl Luegner, che con tutta la bonomia austriaca fu un po' il maestro di Hitler in questo campo. Fate un po' voi...

E c'è anche un paio di piccoli casi italiani da segnalare. In rete (per esempio qui: http://www.ilpensiero.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=1338:volgare-campagna-mediatica-contro-i-sacerdoti-cattolici&catid=2:attualita&Itemid=14) circola  un testo di un sacerdote cattolico, Don Stanzone, che attribuisce "all’alleanza tra le  lobby ebraiche, omosessualiste ed atee contro la Chiesa" la "volgare campagna mediatica contro i Sacerdoti Cattolici" a proposito della pedofilia. Giustissimo, ma forse c'è una piccola obiezione da affrontare. Non è questo un argomento che riguardi in maniera particolare gli ebrei, o su cui il mondo ebraico si sia specialmente espresso; e allora perché tirarli dentro in questa storia? Don Stanzone è un grande esperto di angeli (http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/269/97/), forse l'avrà saputo da loro.

O forse è la solita "lobby ebraica" o demo-giudo-pluto-massonica, come diceva il buon Benito, a tornare in gioco. Tanto più che l'altro giorno, presso l'autorevole Federazione Nazionale della Stampa Italiana è comparso un tal Giorgio Vitali, che a meno di omonimie di professione dovrebbe fare il chimico (http://www.vegetariani-roma.it/index.php?option=com_workforce&view=employee&id=6&Itemid=163), ma forse è anche esponente degli ex combattenti della Repubblica Sociale Italiana (http://fncrsi.altervista.org/Italia_Tricolore.htm) a spiegare che la crisi economica recente è stata voluta dalla "lobby ebraica" (http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/269/97/) Quando si parla di "lobby ebraica", naturalmente, siamo vicini alla necessità di metterla in condizione di non nuocere, come voleva la buonanima di Mussolini, poverello, e il suo fratello maggiore in Germania. Vi meravigliate che sia il sindacato ufficiale dei giornalisti italiani a ospitare queste sparate? Mah, sarà un caso, sarà disattenzione. Io che sono diffidente, ricordo che il rappresentante del sindacato italiano dei giornalisti votò a favore, l'anno scorso, dell'espulsione di Israele dalla federazione mondiale dei sindacati giornalisti. Ne nacque un grande scandalo, forse vi ricordate, e ne parlarono anche le cartoline.

Sarà un caso, naturalmente, lo ripeto con forza. Resta il fatto che quelli che lavorano contro l'entità sionista che ha rubato la terra araba tendono a non volere i ladri o i loro parenti in casa. Giusto, no? La domanda è che cercheranno di farne, se saranno capaci di trovare una bella soluzione finale per questo fastidioso problema.

Ugo Volli


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