lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.08.2010 Il Brasile offre asilo politico all'iraniana che rischia l'impiccagione
Una mossa di Lula per riguadagnare consensi nell'opinione pubblica

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 agosto 2010
Pagina: 14
Autore: Cecilia Zecchinelli - Viviana Mazza
Titolo: «Il Brasile offre l’asilo all’ 'adultera' iraniana - Presi in ostaggio i parenti dell’avvocato»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2010, a pag. 14, gli articoli di Cecilia Zecchinelli e Viviana Mazza titolati " Il Brasile offre l’asilo all’ 'adultera' iraniana " e " Presi in ostaggio i parenti dell’avvocato ".

Per avere maggiori informazioni su Sakineh Ashtiani e la sua storia, cliccare sul link sottostante:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=35548

Ecco i due articoli:

Cecilia Zecchinelli - " Il Brasile offre l’asilo all’ 'adultera' iraniana "


Sakineh Ashtiani

PARIGI — La sua storia ha fatto il giro del mondo. Il suo volto è diventato simbolo di una campagna per liberarla, ma ancor più di un imponente movimento internazionale contro le lapidazioni in Iran e ovunque, contro la pena capitale. E ora Sakineh Ashtiani, 43 anni, due figli, «adultera» non confessa in attesa d’esecuzione (dopo 99 frustate, la condanna a morire a pietrate è stata sospesa ma rischia l’impiccagione) è al centro di un caso diplomatico.

Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile, ha infatti offerto pubblicamente asilo all’iraniana: «Se la mia amicizia e il mio affetto per il presidente dell’Iran contano qualcosa e se questa donna là sta creando problemi — ha detto —, ebbene noi siamo pronti a riceverla in Brasile». Un svolta dalla politica di aperto sostegno seguita finora dal leader sudamericano verso lo scomodo «fratello» Ahmadinejad. Soprattutto, un’inedita ingerenza negli affari della Repubblica Islamica che fino ad ora Lula aveva accuratamente evitato. Ormai in uscita suo malgrado (in ottobre non potrà ripresentarsi e ha candidato la pupilla Dilma Rousseff), il presidente aveva tentato in maggio il colpo grosso: mediare con Teheran sul nucleare e passare alla Storia, con il turco Erdogan, come il politico che aveva risolto una delle maggiori crisi internazionali.

Missione fallita, come è noto, che aveva invece dato il via a fortissime proteste in Brasile, dove il presidente uscente resta popolare non solo per la gestione dell’economia ma per essere laico e «femminista». Caratteristiche non certo condivise da Ahmadinejad. L’esplodere del caso Sakineh aveva peggiorato le cose: richieste di intercessione, proteste, media indignati, celebrità come Chico Buarque, Caetano Veloso e l’ex presidente Cardoso schierate con le moltissime altre del mondo per salvare l’iraniana. Fino a pochi giorni fa Lula aveva resistito («un leader non può intromettersi nelle leggi di un altro Paese»). Poi ha cambiato idea.

«E’ chiaro che si è mosso perché è in difficoltà con la sua opinione pubblica, ma è comunque positivo quanto ha fatto», dice al Corriere da Colonia l’esule iraniana Mina Ahadi, fondatrice delle campagna Stop alla lapidazione e promotrice di quella per Sakineh. «E mi auguro che altri leader internazionali seguano il suo esempio. Ma sarà difficile che l’Iran accetti: Teheran è ora in una posizione molto delicata, visto che il Brasile è uno dei rari Paesi con cui ha buoni rapporti e non vorrà inimicarselo, ma la sua opinione pubblica non accetterebbe di consegnare Sakineh». Previsione già confermata in via ufficiosa da Teheran, dove un’agenzia di notizie vicina al governo ha parlato ieri di «chiara interferenza».

«La campagna per Sakineh va quindi avanti», dice Ahadi. Il 24 luglio in molte capitali del mondo c’era stata una mobilitazione contemporanea a favore dell’iraniana, che per la prima volta dal carcere di Tabriz ha intanto «chiesto di vedere i figli, ringraziato tutti quelli che la pensano nel pianeta». Davanti all’ambasciata iraniana a Parigi gli esponenti della campagna e di varie Ong avevano protestato e tentato invano di consegnare un appello alla sede diplomatica, rimasta sbarrata. Ma è chiaro che l’affaire Sakineh ha ormai assunto una dimensione internazionale. E l’offerta di Lula, seppur dovesse cadere nel vuoto, contribuisce a mettere in difficoltà Ahmadinejad e gli ayatollah.

Viviana Mazza - " Presi in ostaggio i parenti dell’avvocato "  


Mohammed Mostafaei, avvocato di Sakineh Ashtiani

Se il caso dell’iraniana Sakineh è finito sui giornali di tutto il mondo è merito anche di Mohammed Mostafaei, il suo avvocato, che parlando da Teheran con i media stranieri ha denunciato la condanna della donna alla lapidazione. E ne sta pagando il prezzo, secondo le organizzazioni per i diritti umani.

Mostafaei è scomparso sabato 24 luglio. La stessa notte le autorità hanno arrestato sua moglie Fareshteh e suo cognato Farhad Halimi. Il 31 luglio, in una lettera aperta al procuratore, Mostafaei ha denunciato che i suoi cari «sono stati presi in ostaggio». Ha avvertito che non intende, consegnandosi, legittimare questo «abuso di potere», ma che è «pronto a presentarsi a un processo equo».

L’avvocato, 36 anni, era stato convocato sabato mattina in un ufficio del procuratore nel carcere di Evin. Più tardi aveva scritto sul suo blog d’essere stato interrogato a proposito di un conto in banca da lui aperto in favore dei minorenni nel braccio della morte (negli ultimi anni, ha assunto la difesa di 40 ragazzi condannati alla pena capitale per crimini commessi prima dei 18 anni, tra cui Delara Darabi, impiccata nel 2009). Aveva aggiunto che non c’erano accuse formali contro di lui. Poche ore dopo, ha ricevuto una telefonata: nuova convocazione a Evin. In serata le autorità sono andate nel suo ufficio con un mandato. Non trovando lui, hanno arrestato i suoi cari, che senza accuse sarebbero ora a Evin. Nessuno, nemmeno un legale, ha potuto far loro visita. La donna ha parlato una sola volta, al telefono, con la madre. Non è chiaro dove sia ora Mostafaei. Nella lettera scrive di non tollerare «tutta questa illegalità» e rifiuta di «partecipare ad un procedimento giudiziario che non rispetta i principi della legge, tra cui la presunzione di innocenza e la responsabilità penale personale».

Lui e Fareshteh hanno una figlia di 7 anni, che si troverebbe ora dai nonni materni. L’altro ieri, nel giorno del compleanno della bambina, il padre ha scritto un’altra lettera aperta. «Speravo che almeno le autorità permettessero a mia moglie di dire buon compleanno alla sua unica figlia».

per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT