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La Stampa Rassegna Stampa
03.08.2010 Geert Wilders contro il fondamentalismo islamico
Per questo Eurabia lo bolla come islamofobo/xenofobo

Testata: La Stampa
Data: 03 agosto 2010
Pagina: 12
Autore: Marco Zatterin
Titolo: «Olanda, lo xenofobo Wilders bussa alla porta del governo»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/08/2010, a pag. 12, l'articolo di Marco Zatterin dal titolo "Olanda, lo xenofobo Wilders bussa alla porta del governo".

Nel titolo Geert Wilders viene definito 'xenofobo'. Molti quotidiani italiani non apprezzano il fatto che Wilders sia uno dei pochi politici europei a non essere supino di fronte ad Eurabia. Questo non significa essere xenofobi nè islamofobi.
Zatterin non usa le parole xenofobo o islamofo per riferirsi a Wilders, ma ci va parecchio vicino : "
Geert Wilders, il leader populista della destra olandese che vuole bandire il Corano dall’Europa e cacciare gli islamici dai Paesi Bassi, potrebbe entrare per la prima volta nella stanza dei bottoni ".
Ciò che interessa a Wilders è arginare il fondamentalismo islamico che sta dilagando in Europa. Se volere democrazia, libertà di pensiero, libertà di parola, eguaglianza fra i sessi significa essere islamofobi, allora sì, Wilders lo è.

Ecco l'articolo di Marco Zatterin:


Geert Wilders

Geert Wilders, il leader populista della destra olandese che vuole bandire il Corano dall’Europa e cacciare gli islamici dai Paesi Bassi, potrebbe entrare per la prima volta nella stanza dei bottoni. Dopo sette settimane di trattative complesse e infruttuose, il liberali conservatori del Vvd e i cristiano democratici (Cda) hanno deciso di formare una coalizione di minoranza e di chiedere l’appoggio esterno ai nazionalisti del partito della Libertà (Pvv). «È l’unica soluzione per superare la crisi», ha detto il capo del Vvd, Mark Rutte. Dopo l’accordo politico maturato nel fine settimana, ieri sono cominciati colloqui sul programma. Sebbene i mal di pancia non siano del tutto passati anche negli aspiranti leader di casa Orange, l’auspicio è di ridare un governo al Paese entro metà mese.
È una mossa forzata che potrebbe chiudere la fase di incertezza politica, ma non quella di instabilità. Le elezioni del 9 giugno hanno promosso il giovane Rutte, dandogli 31 dei 150 seggi della Camera dei rappresentanti. I liberali di destra hanno ottenuto appena uno scranno in più rispetto a Job Cohen, l’ex sindaco di Amsterdam che guida i laburisti. Terzo è arrivato Wilders, il crociato anti-Islam, che ha conquistato 24 deputati, 15 in più della passata legislatura. Battuti i democristiani dell’ex premier Balkenende, precipitati da 41 a 21 parlamentari. Quinta forza i liberali sociali D66, in avanzata ma solo con 10 posti.
Su questa base, la regina Beatrice ha prima dato un mandato di esploratore al Vvd e poi al Cda. In due mesi sono state studiate tutte le geometrie possibili per arrivare a superare quota 75. I liberali hanno cercato dapprima di formare un governo centrista con Cda e Laburisti, poi ha sperimentato l’ipotesi «porpora più» aggiungendo i verdi. Rutte ha accusato Cohen di non avere voluto accettare alcun tipo di patto che non lo vedesse premier. Adesso che protesta per come si mettono le cose, ha detto ieri, «è lì che piange lacrime da coccodrillo».
Il Vvd e il Cda sono andati allora a bussare a Wilders per unirsi sull’asse di centrodestra. Quest’ultimo, consapevole di essere considerato una versione più violenta dello scomparso leader austriaco Haider, ha accettato di dare l’appoggio a un governo di minoranza, senza avere alcun incarico. Chiaro che intenda sfruttare l’occasione per rifarsi un profilo più credibile.
Gli osservatori non escludono nuovi colpi di scena, magari coi laburisti che potrebbero cambiare strategia, pur di non essere all’opposizione di Wilders. Al momento, però, l’ipotesi ribaltone pare debole. I tre inediti compagni di viaggio hanno anche rassicurato l’opinione pubblica sottolineando di avere «visioni diverse su natura e caratteristiche dell’Islam». Non è il migliore degli inizi, ma - sinora - una soluzione migliore non s’è trovata.

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