Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2010, a pag. 13, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo "Quell’attacco di Peres agli 'antisemiti' inglesi".
Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di ieri, 02/08/2010, dal titolo "Tanti auguri, presidente" (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=35825).



Shimon Peres, Benny Morris, Ugo Volli
Ecco l'articolo di Stefano Jesurum:
Dicono gli inglesi: «L’antisemita è uno che odia gli ebrei più del necessario». Battuta assai british, ma in bocca al presidente israeliano Shimon Peres — soprattutto mentre accusa i sudditi di Sua Maestà proprio di quello spiacevole vizietto — diventa, ovviamente, uno scandalo internazionale. Il vecchio Shimon si è dunque fatto un bel regalo di compleanno (è nato a Višneva, attuale Bielorussia, cognome Perski, il 2 agosto di 87 anni fa): la lunga intervista con lo storico Benny Morris per il sito Tablet, un’infinità di «rospi» sputati fuori dopo una vita all’insegna della diplomazia che si addice agli statisti nonché premi Nobel (per la Pace, 1994).
L’ex delfino del mitico David Ben Gurion, uno dei pochissimi rappresentanti viventi del primo establishment ashkenazita socialista — i pionieri — ha detto papale papale che «gli inglesi sono antisemiti da sempre», che «il prossimo problema è/sarà la Gran Bretagna, dove ci sono milioni di elettori islamici che fanno la differenza tra eleggere e non eleggere un deputato». Sotto accusa è il premier David Cameron, colpevole di avere pronunciato davanti al Parlamento turco la frase «Gaza è un campo di prigionia» durante una recente visita di (troppa?) cortesia al collega Erdogan.
In realtà, è da qualche anno che la comunità ebraica inglese denuncia la miscela esplosiva fra tradizionale antigiudaismo tory e trend antisionista laburista. Risultato: ortodossi aggrediti per le strade, vetrine di negozi «riconoscibili» prese a sassate, il consueto film. La storia, insomma, è lunga, e va dall’espulsione del 1290 alla raffica di boicottaggi odierni, passando per Il mercante di Venezia di William Shakespeare (fine Cinquecento) e, soprattutto, per l’intricata vicenda del Medioriente post-coloniale.
Si dirà che il boicottaggio anti-israeliano degli armchair socialist, sinistra «da poltrona» tanto radicale quanto salottiera, non è di per sé antisemitismo. Però se la furia antisionista di molti intellettuali porta a colpire proprio le università e le Accademie di Tel Aviv, Haifa o Gerusalemme — fucine di ricerca, cultura, ambienti in prima linea nel dialogo israelo-palestinese stile Peace Now — è palese che un problema esiste. Tanto che Anthony Julius, uno dei più famosi avvocati londinesi si è recentemente sentito in dovere di pubblicare il voluminoso saggio Trials of the Diaspora: a History of Anti-Semitism in England.
La Storia — diciamolo — si assomiglia un po’ ovunque. Di là i leftists, di qua la Chiesa conservatrice (anglicana o cattolica poco importa), l’aristocrazia che da secoli mal digerisce coloro ai quali sir Nathaniel de Rothschild, primo lord ebreo, aprì la strada nel 1885, il neo-conservatorismo tory. Shimon Peres tutto questo lo sa — perché c’era. Sa la storia degli ebrei come lui che hanno voluto e costruito Israele. Contro gli inglesi.
Contro gli inglesi che sono sempre stati filo-arabi. Il Presidente israeliano se lo ricorda: «Nel 1947, si astennero durante la risoluzione dell'Onu sulla divisione del territorio del mandato, di fatto il via libera internazionale alla nascita dello Stato ebraico... proprio loro che avevano firmato la dichiarazione Balfour del 1917 riconoscendo la necessità di stabilire "un focolare ebraico" — Jewish home — in quella terra... Loro che mantennero l’embargo contro di noi per tutti gli anni Cinquanta, che strinsero un patto militare con la Giordania, che hanno sempre lavorato contro di noi».
Rapporti aspri. Con un Regno Unito che si «inventa» la Transgiordania, ovvero il 70% del territorio del mandato britannico, e la regala al fidato Abdallah I (nascita della dinastia hashemita che tuttora governa la regione). Gli inglesi nominarono Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, futuro amico e alleato di Hitler, già allora fervido antisemita. Gli inglesi combatterono l'immigrazione — ricordate il film Exodus? — e ancor prima nulla o quasi fecero per reprimere i pogrom organizzati dagli arabi, per esempio a Hebron (1929). Infine, quando il consesso internazionale proclamò la nascita dello Stato di Israele aiutarono l’Alleanza araba che cercò di soffocare sul nascere lo Stato ebraico nel 1948. Sono questi i «rospi» che Shimon Peres ha deciso di sputare parlando con Benny Morris.
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