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La Stampa Rassegna Stampa
02.08.2010 Cancellare le tracce
Questa volta l'Iran non c'è riuscito

Testata: La Stampa
Data: 02 agosto 2010
Pagina: 15
Autore: Alessandro Alviani
Titolo: «Il mondo deve sapere che io non sono Neda»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 02/08/2010, a pag. 15, l'articolo di Alessandro Alviani dal titolo " Il mondo deve sapere che io non sono Neda ".


Neda Soltan e Zahara Soltani

L'equivoco dovrebbe essere risolto da tempo. Eppure basta una semplice ricerca online per rendersi conto che non è così: Internet non ammette cancellature, neanche quando sbaglia. E così, nonostante nei mesi scorsi abbia raccontato ai media di tutto il mondo - da ultimo al New York Times - la sua storia, Zahra Soltani, chiamata ormai Neda Soltani, continua a vivere in un incubo: per tutti è morta un anno fa, dissanguata, per le strade di Teheran. Ancora oggi Neda Soltani viene infatti scambiata con Neda Agha-Soltan, uccisa nel giugno del 2009 durante le proteste di piazza contro la rielezione del presidente iraniano Ahmadinejad e diventata da allora il volto simbolo dell'Onda Verde. Tutta colpa di una foto copiata erroneamente da Facebook e finita sui siti e sulle tv dei maggiori network internazionali, che l'hanno riprodotta all'infinito, costringendo la falsa Neda a fuggire dall'Iran e a chiedere asilo politico in Germania.
Il calvario, per Neda Soltani, inizia il 20 giugno del 2009. Quel giorno sul portale youtube compare il video di una ragazza colpita a morte a Teheran. Dalla sua bocca fuoriesce, incessante, un rivolo di sangue. Nella concitazione del momento un uomo - forse il padre, forse il suo insegnante di musica - grida un nome: Neda. Su Internet scatta la caccia alla ragazza senza cognome: si scopre che ha 26 anni e che studia alla Islamic Azad University. Qualcuno prova a cercare su Facebook, trova una Neda alla Islamic Azad University, scarica la sua foto e la diffonde online. L'immagine, in realtà, è quella di Neda Soltani, un'ignara trentaduenne che insegna letteratura inglese nella stessa Università.
All'improvviso Neda Soltani, che fino ad allora sognava una carriera accademica e non si era mai interessata di politica, si ritrova in un meccanismo molto più grande di lei. Decine di persone provano a contattarla su Facebook, il suo volto finisce su migliaia di magliette o sui cartelloni dei manifestanti per le strade di Teheran, i tg continuano a rilanciare senza sosta la sua immagine, persino dopo che, il 23 giugno, la famiglia della ragazza uccisa diffonde una foto della vera Neda. Finché un giorno alla porta di Neda Soltani bussano i servizi segreti iraniani: la prelevano dalla sua abitazione appena fuori Teheran e, sotto la pressione delle minacce, provano a convincerla ad andare in televisione per dimostrare che «Neda» è ancora viva e che la notizia della sua morte è soltanto una bugia montata dall'Occidente. Il primo luglio, infine, l'intelligence iraniana l'accusa di essere una spia, basandosi sui tabulati telefonici che mostrano i suoi tentativi disperati di telefonare ad Amnesty International a Londra, per implorare aiuto, oppure ai media, per chiedere di bloccare quell'ingranaggio infernale.
Il giorno dopo Neda Soltani decide di fuggire, portandosi dietro solo uno zaino, un computer portatile e una piccola borsa. Passa per la Turchia e la Grecia e a metà luglio raggiunge la Germania, dove ottiene asilo politico. Oggi non ha più il velo, non ha più un lavoro e, soprattutto, non ha più un'esistenza. «Sia i media occidentali che l'intelligence iraniana hanno distrutto la mia vita, ma spero ancora che almeno i media si rendano conto di quello che hanno fatto - ha raccontato al New York Times dalla casa vicino Francoforte in cui vive -. Sento una forte nostalgia di casa, avevo una vita molto bella prima che cominciasse questo incubo».

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