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Libero Rassegna Stampa
01.08.2010 Presunte spie: Ultimatum di Obama all'Iran. Che si stia svegliando ?
L'articolo di Simona Verrazzo

Testata: Libero
Data: 01 agosto 2010
Pagina: 18
Autore: Simona Verrazzo
Titolo: «Ultimatum di Obama all'Iran 'liberate i nostri ragazzi'»

Su LIBERO di oggi, 01/08/2010, a pag.18, con il titolo " Ultimatum di Obama all'Iran 'liberate i nostri ragazzi' ", Simona Verrazzo fa il punto sul rapimento dei tre giovani americani arrestati un anno fa con l'accusa di spionaggio, mentre si trovavano al confine tra l' Iraq e l' Iran, nella regione del Kurdistan.
Ecco l'articolo:

A un anno dall’arresto da parte dell’Iran, il 31 luglio 2009, dei tre cittadini statunitensi fermati al confine con l’Iraq, il presidente Barack Obama ne chiede l’“immediata” liberazione. I tre escursionisti, due uomini (Josh Fattal e Shane Bauer, entrambe di 27 anni) e una donna (Sarah Shourd, trentunenne), furono catturati dall’autorità di Teheran dopo che avevano superato il confine tra l’Iraq e l’Iran, nella regione del Kurdistan. Shane e Sarah sono fidanzati, mentre Josh è un loro amico. Secondo la Repubblica islamica, i tre sono spie e per questo sono stati accusati di spionaggio (cosa per cui in Iran si può anche essere condannati a morte). Obama ha ricordato che Josh, Shane e Sarah «non hanno commesso assolutamente nessun delitto» e sono «stati arrestati e incarcerati mentre si trovavano nella regione di frontiera tra Iran e Iraq». Il capo della Casa Bianca ha chiesto a Teheran di rispettare le regole internazionali, ribadendo ancora una volta che i tre «non hanno mai lavorato per il governo degli Stati Uniti» e che l’accusa di spionaggio è senza senso. Non è la prima volta che l’Amministrazione Obama domanda il loro rilascio. Era già successo il 23 aprile, quando con un comunicato ufficiale la Casa Bianca aveva espresso «“la profonda preoccupazione degli Stati Uniti» sul «deterioramento dello stato di salute fisico e psichico » dei tre americani «innocenti ». L’Iran ha risposto a quell’appello consentendo alle mamme dei tre giovani di poterli incontrare a Teheran, cosa che è avvenuta il 20 maggio all’interno di un albergo della capitale, l’Esteghlal Hotel. La visita delle tre donne è stata lungamente ripresa dai media iraniani, che hanno premuto l’accento sul «gesto di buona volontà» da parte della Repubblica islamica. Il 15 luglio le tre mamme hanno scritto un’accorata lettera alla Giustizia persiana, chiedendo di far tornare a casa i loro figli. E poche ore prima delle dichiarazioni di Obama, le tre donne assieme al segretario di Stato americano, Hillary Clinton, hanno rinnovato il loro appello con un comunicato. Anche l’opinione pubblica, dal 31 luglio 2009, si è mobilitata per ottenere la liberazione dei giovani. In occasione dell’anni - versario della loro cattura circa 50 persone hanno protestato davanti la missione iraniana presso le Nazioni Unite, a New York, con slogan come: «Un anno è sufficiente. Lasciateli andare » e ancora «vergognatiIran». Il lavoro dell’Ammini - strazione Obama è grande, anche perché il presidente vuole assolutamente evitare che gli scoppi un “caso ostaggi”duran - te la campagna elettorale per le elezioni di medio termine, che si svolgeranno il 2 novembre. Il pensiero immediatamente corre a quello che è successo nel 1979. Il timore della Casa Bianca è emerso dalle parole di Philip J. Crowley, portavoce del dipartimento di Stato e braccio destro di Hillary Clinton, per il quale Josh, Shane e Sarah «sono vittime del gioco nucleare tra Stati Uniti e Iran». «Il fatto che non abbiamo relazioni diplomatiche – ha dichiarato Crowley –ha portato a una sorta di paralisi». Nel braccio di ferro tra Washington e Teheran sul programma di arricchimento dell’uranio iraniano, i tre ostaggi possono essere utilizzati dalla Repubblica islamica per fare pressioni sugli Stati Uniti. L’incubo di Obama – alle prese con un calo di popolarità alla vigilia delle elezioni di medio termine – è una crisi come quella scoppiata dopo l’attacco all’ambasciata statunitense a Teheran il 4 novembre 1979, in cui 52 ostaggi rimasero nella sede diplomatica per 444 giorni. Fu allora che si interruppero i rapporti tra i due paesi. La cattiva gestione dell’emergenza da parte del presidente democratico Jimmy Carter fu tra le cause del tracollo della sua popolarità, che lo portò a perdere le presidenziali del 1980. Gli ostaggi furono liberati il 20 gennaio 1981, nel giorno del giuramento a presidente del repubblicano Ronald Reagan.

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