Grandi manovre con al centro il ruolo dell'Arabia saudita, Molti giri di valzer, incontri, Il FOGLIO di oggi, 31/07/2010, a pag.3, con un articolo dal titolo " Perchè il re saudita non risucirà a evitare la guerra di Beirut " così riassume la situazione: " il progetto di un 'baluardo sunnita' per contrastare gli ayatollah sciiti è fallito. Hezbollah divide e controlla da dentro il governo libanese e gli sforzi occidentali funzionano al contrario. Così si finisce per rafforzare la saldatura strategica e operativa tra Damasco e Teheran ".
Michel Suleiman Assad di Siria Re Abdullah
L'argomento è presente su molti altri giornali, tra i quali la STAMPA, con Francesca Paci, Il SOLE24ORE con Roberto Bongiorni, il MANIFESTO, con Michele Giorgio, l'unico che va in controtendenza, in un pezzo nel quale evidenzia quanto tocchi a Abdullah e Assad "preservare la stabilità del paese".
Riportiamo il pezzo del FOGLIO, che inquadra in modo completo la situazione:
Roma. Troppe voci di di guerra in Libano. E lo storico incontro di ieri a Beirut tra il presidente Michel Suleiman, il dittatore siriano Bashar el Assad e il re dell’Arabia Saudita Abdullah bin Abdulaziz non riuscirà con ogni probabilità a fermarle. Sono molte le dinamiche che spingono verso un nuovo conflitto interno tra Hezbollah e il governo di Saad Hariri – che è letteralmente un “pupillo” del re saudita, che aveva in suo padre Rafiq Hariri un vero rappresentante della dinastia saudita nel paese dei Cedri. Innanzitutto la crisi internazionale provocata dal programma atomico iraniano vede oggi il regime di Teheran sempre più deciso a provocare un diversivo, portando di nuovo al calor bianco la tensione tra Libano e Israele in modo da costringere Gerusalemme a una nuova guerra. Tensione che Teheran da giorni alimenta inserendola in un contesto ben più ampio di quello libanese, che vede l’asse di Iran, Siria, Hezbollah e Hamas contrapposto non soltanto al “nemico sionista” e agli Stati Uniti, ma anche – questa è la novità più allarmante – al regime saudita. Due giorni fa, Mahmoud Ahmadinejad è stato esplicito: “Gli Stati Uniti vogliono attaccare entro tre mesi due alleati dell’Iran nella regione per indebolirlo nel suo confronto con Israele.” Chiaro riferimento a Hezbollah libanese e alla Siria. Nello stesso giorno, l’ayatollah Ahmad Jannati, capo del Consiglio dei Guardiani iraniano (e suocero di Ahmadinejad), ha accusato i dirigenti di Riad di avere fatto arrivare all’opposizione in Iran ingenti finanziamenti americani e ha affermato che sono “servi degli americani e prendono ordini da Washington in modo umiliante”, per concludere che “in alcuni paesi islamici oggi sopravvive soltanto il nome dell’islam”. L’Iran soffia sul fuoco delle tensioni regionali e soprattutto di quelle libanesi e per la prima volta da un ventennio – dopo profferte di reciproca amicizia durante lo “storico” incontro di Ahmadinejad con re Abdullah a Riad del 4 marzo 2007 – indirizza esplicitamente la sua politica aggressiva e oltranzista anche contro l’Arabia Saudita. Hezbollah assedia Hariri A queste tensioni esterne, si aggiungono in Libano le fortissime tensioni interne provocate dalla decisione del Tribunale Speciale istituito dall’Onu di incriminare tra poche settimane – dopo un’estenuante perdita di tempo di tre anni – alcuni massimi dirigenti di Hezbollah per l’assassinio di Rafiq Hariri del 14 febbraio 2006, come ha anticipato lo stesso leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Uno dei sospettati è il cognato di Imad Mughniyeh, il comandante militare di Hezbollah ucciso dai servizi segreti israeliani a Damasco. Nabil Qawuq, responsabile di Hezbollah nel sud del Libano, non soltanto ha dichiarato che il suo movimento risponderà con le armi a queste incriminazioni, ma anche che ritiene che la responsabilità di queste è non solo degli Stati Uniti e di Israele, ma anche dell’Arabia Saudita: “Hezbollah riterrà ogni accusa nei confronti dei suoi quadri come una forma di aggressione e s’impegna a difendere l’onore dei suoi combattenti fino alla fine ogni accusa sarà più pericolosa della decisione presa dal governo libanese nel maggio 2008 di vietare la rete privata di telecomunicazioni di Hezbollah e considera ogni decisione del Tribunale speciale sul Libano, quale frutto di una manovra orchestrata dagli americani e dagli israeliani”.Dunque Hezbollah risponderà alle incriminazioni attaccando Israele e quelle stesse forze che tentarono di neutralizzarlo nel maggio del 2008. Ma quelle forze altri non erano che il partito di Saad Hariri e Walid Jumblatt, indubitabilmente appoggiate proprio dal saudita re Abdullah. Questi dunque cerca con i padrini siriani di Hezbollah una mediazione, ma da posizioni di assoluta debolezza. Dopo il tentativo, da lui ispirato, di disarmare Hezbollah silenziando il suo strategico sistema di comunicazioni, re Abdullah ha infatti dovuto prendere atto di un’ennesima sconfitta saudita perché Hezbollah nel giro di poche ore era riuscita a controllare Beirut manu militari. Hariri e Junblatt dovettero recedere e furono addirittura costretti a formare un governo in cui Hezbollah detiene di fatto il potere di veto e il controllo dell’esercito libanese. Navigare a vista Re Abdullah – e il suo protégé Hariri – si presentano alla trattativa con la Siria da una posizione di estrema debolezza, senza alcuna capacità di imporre una soluzione duratura, anche se probabilmente verrà siglato l’ennesimo “accordo storico” che durerà però pochi mesi (come quello di Riad tra Abu Mazen e Hamas del febbraio 2008). Da due anni ormai re Abdullah rincula su tutti i fronti: non è riuscito infatti a costruire quel “baluardo sunnita”, concordato con l’allora segretario di stato americano, Condoleezza Rice, che avrebbe dovuto incutere timore al regime di Teheran e ha visto fallire il tentativo da lui personalmente ispirato di separare la Siria dall’Iran. Barack Obama, Nicolas Sarkozy (con eccessivo entusiasmo) e tutti i governi europei infatti hanno deciso grandi aperture di credito alla Siria di Assad proprio su sollecitazione – e garanzie di successo – di re Abdullah, ma i loro sforzi hanno prodotto soltanto un’ulteriore saldatura strategica e operativa di Damasco con Teheran.
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