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Il Foglio Rassegna Stampa
31.07.2010 Abu Mazen deve fare i conti con la Lega araba
Washington preme, l'Iran fa paura

Testata: Il Foglio
Data: 31 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «La Lega araba scarica Abu Mazen. E' ora di negiziare con Israele»

Ieri IC titolava " Abu Mazen non ha tempo per i colloqui direttio con Israele, ecco di cosa si occupa ", con il richiamo in Home Page.
 Oggi, 31/07/2010, a pag.1,  il FOGLIO riprende la notizia con una accurata analisi da Gerusalemme dal titolo " La Lega araba scarica Abu Mazen. E' ora di negiziare con Israele " 


I paesi della Lega araba       Abu Mazen

Gerusalemmesi occupa". Abu Mazen si aspettava l’appoggio della Lega araba ma ai governi del medio oriente è bastata un’ora di discussioni per scaricare il leader palestinese in nome dei rapporti con Washington. L’autorizzazione della Lega a iniziare colloqui di pace diretti con gli israeliani lascia il presidente dell’Autorità nazionale palestinese da solo di fronte alle richieste insistenti di americani ed europei. Poco prima della decisione di giovedì, Abu Mazen aveva preso la parola nell’assemblea del Cairo, chiedendo ai rappresentanti del mondo arabo di votare per il proseguimento dei “proximity talks”, i fallimentari negoziati indiretti mediati dagli Stati Uniti. “In vita mia non ho mai subito pressioni così forti”, si era lamentato il rais palestinese. In una conferenza stampa dai toni vaghi e imbarazzati, il primo ministro del Qatar, Hamed Ben Jasem al Thani, presidente della commissione incaricata di seguire il processo di pace con Israele, ha spiegato che la Lega aveva fatto marcia indietro sul rifiuto ai negoziati diretti “a causa della situazione degli arabi”. Il riferimento è soprattutto alla minaccia nucleare iraniana, che spaventa i regimi arabi quanto Israele. Il desiderio di non contrariare la Casa Bianca in questo momento è bastato a mettere in riga i leader mediorientali “come soldati ubbidienti”, pronti a seguire il presidente americano Barack Obama, ha scritto il quotidiano Haaretz. La decisione che mette nei guai Abu Mazen rappresenta invece una vittoria per il premier israeliano Benjamin Netanyahu che da settimane chiede la fine della diplomazia della navetta e l’inizio di negoziati faccia a faccia. Netanyahu aveva preparato il terreno negli ultimi giorni, incontrando il presidente egiziano Hosni Mubarak e visitando Amman per il primo colloquio con il re giordano Abdullah II dopo un anno di relazioni fredde. La svolta più importante è arrivata però con il vertice alla Casa Bianca a inizio luglio, quando Netanyahu ha strappato a Obama un appoggio esplicito a trattative dirette. “Ma cosa ha concesso Netanyahu in cambio?”, chiede un editoriale di Haaretz. I dettagli non sono trapelati, ma il premier ha probabilmente promesso un prolungamento del blocco delle costruzioni negli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Ufficialmente Abu Mazen continua a chiedere come precondizione alle trattative garanzie scritte sulla creazione di uno stato palestinese che includa Gaza e tutta la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est. Ma queste pregiudiziali, definite “impossibili” da Israele, sono destinate a essere ridimensionate, visto che secondo un documento interno palestinese, rivelato dall’agenzia di stampa americana Associated Press, Obama avrebbe avvertito Abu Mazen di non poter fare nulla per la creazione di uno stato palestinese senza che le parti si siedano prima al tavolo dei negoziati. La relativa tranquillità sul fronte militare è stata rotta ieri: un razzo partito dalla Striscia di Gaza ha colpito Ashkelon, causando danni ma senza feriti. L’attacco è stato accompagnato da colpi di mortaio provenienti dal territorio in mano agli estremisti di Hamas. Il razzo era un missile di tipo Grad, più potente e con gittata più lunga degli artigianali Qassam. I vertici militari sono preoccupati che Hamas, contraria a ogni trattativa di pace, si prepari a un’escalation.

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