Copia di mail inviata alla Casa editrice EDT.
Invitimao i nostri lettori a scrivere alla EDT per protestare contro la propaganda anti israeliana - non è la prima - di questa casa editrice.
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Spett. Redazione ,
unitamente al gradito numero 59 de “il Mappamondo” ho ricevuto il volumetto “il pallido dio delle colline” col molto meno gradito commento in seconda copertina riguardo “occupazione” e “colonizzazione selvaggia” (ovviamente israeliana) e “tragedia di un popolo” (ovviamente palestinese), il tutto con la nota del fortunatissimamente ex presidente USA Abdullah Jimmy Carter. Dispiace considerare come anche una newsletter di prestigio si appiattisca su stereotipi di comodo, sull’onda di un antisemitismo che sta tornando di moda. Il problema è che questa moda – confacente e consona ad interessi politico-economici di vario tipo e di vari poteri forti – sguazza nella voluta ignoranza di alcuni fatti storici fondamentali e nella sottolineatura invece di altri fatti ai primi conseguenti. Infatti parlare e ripetere come ne “il pallido dio delle colline” – che obiettivamente non è male – di occupazione ed usurpazione, se è comprensibile da una parte in causa, non lo è da parte di chi asseconda acriticamente tale visione. Non credo infatti che non si sappia che la contemporanea creazione dello Stato di Israele e quello della Palestina vennero decise dall'ONU (su proposta dell’allora URSS). Non credo che non si sappia che, al momento della proclamazione della nascita dello Stato d'Israele nel 1948, questo fu attaccato militarmente dai paesi arabi confinanti e no (Egitto, Siria, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Iraq e Libia), allo scopo di cancellarlo dal mondo da subito. E non credo nemmeno non si sappia che, scampato al pericolo del 1948, Israele fu nuovamente attaccato dagli arabi nel 1956, uscendone vittorioso per la seconda volta. Nel 1967 Israele fu costretto a sferrare un attacco preventivo contro le truppe arabe che, ammassate ai suoi confini, stavano per attaccarlo da un momento all’altro per la terza volta. Cosa che puntualmente fecero sei anni dopo, nel 1973 (la famosa guerra del Kippur). Quelli che troppa stampa occidentale in particolare nostrana, continua a definire come territori occupati, in realtà sono territori VINTI senza obbligo alcuno di restituzione, come accade in tutte le guerre. Perchè l'Italia non pretende la restituzione di Istria e Dalmazia? Perchè ha dichiarato una guerra e l'ha persa, e con essa quei territori. Perchè la Germania non pretende la restituzione di quella che attualmente è la Polonia occidentale, dell'ex Prussia orientale e di mille altre regioni che le appartenevano? Perchè ha dichiarato una guerra e l'ha persa, e con essa quei territori. Perchè la Gran Bretagna non restituisce le isole Malvine all'Argentina, (visto che gliele ha sottratte manu militari)? Perchè ha dichiarato una guerra e l'ha vinta, e con essa quei territori. E ci sono centinaia di altri esempi. Ora, perchè Israele dovrebbe restituire dei territori che ha vinto con delle guerre dichiarate dai suoi nemici? E' una logica perversamente antisemita. Condizionata dalla visione per cui i palestinesi sono sempre buoni (anche se il 17 dicembre 1973 vennero ad ammazzare 34 persone pure in Italia, a Roma Fiumicino) e gli ebrei sempre cattivi. Condizionata dalla chiesa cattolica che ha perseguitato gli ebrei per due millenni e tuttora non perde occasione per attaccare Israele, nonostante le recenti inutili e tardive scuse del pontefice. Condizionata - ultimo ma non per questo meno importante - dal fatto che l'Italia importa petrolio dai paesi arabi e, quindi, dobbiamo tenerceli buoni a qualsiasi costo, anche se avremmo potuto in questi vari decenni ricorrere a fonti energetiche alternative ricavandone una molto maggiore dignità nazionale (già, ma poi i benefit ai partiti ...). Per concludere, voglio dire che, se per caso un giorno o l'altro anche a chi scrive sui media venisse voglia di diventare obiettivi, bisogna prima studiarsi la storia: ma TUTTA, non solo i capitoli che più piacciono.
Cordiali saluti
Stefano Cappai - Imola