Da SHALOM di luglio/agosto 2010, a pag.21, riprendiamo l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " L'incomprensibile incoerenza del Gay Pride spagnolo".
La prova che Israele ha sempre torto è arrivata questa volta dalla Spagna, dove regna il governo Zapatero, ma dove, prima di lui, ha governato la maggioranza di centro destra di Aznar, entrambi passati alla storia per avere riconosciuto di fronte alla legge la parità dei diritti degli omosessuali. Un riconoscinento non ancora completo quello di Aznar, totale quello di Zapatero, fino alla celebrazione del matrimonio civile con la possibilità di adozione. Leggi approvate dal parlamento, che hanno resa adulta e matura la comunità omosessuale di quel paese. O, almeno, così si poteva pensare finchè non è venuto alla luce il rifiuto da parte del movimento gay di Madrid di respingere la partecipazione della delegazione di Israele alla celebrazione del Gay Pride che avrà luogo ai primi di luglio. Stupore, rammarico, ma anche rabbia nello Stato ebraico, che è universalemente conosciuto per essere non solo un esempio di civile convivenza, ma dove Tel Aviv gode della fama di essere
la San Francisco
del mediterraneo, una città che più gay-friendly non si può. Ma c’è di più, nessun Ministero del Turismo al mondo ha mai progettato, per aumentare il numero dei visitatori nel proprio paese, di pianificare una pubblicità incentrata e rivolta proprio alle tematiche della libertà omosessuale. Vennero persino organizzati nei campus delle università americane e australiane dei concerti di Ivri Lider, uno dei cantanti più famosi in Israele, gay dichiarato e molto popolare, per invitare gli omosessuali d’oltre oceano a scoprire quanto lo Stato ebraico è aperto e gay-friendly. Israele, vista la vicinanza, è poi la meta agognata dagli omosessuali che vivono nei territori palestinesi o nei vicini stati musulmani, dove il verbo vivere non è quello più approppriato. In Iran c’è la condanna a morte per impiccagione, ma anche in Egitto, Arabia Saudita e altri la persecuzione è uno status quotidiano. In più, in Israele da anni si celebrano i Gay Pride, esattamente come in tutti i paesi occidentali, e delegazioni israeliane avevano già partecitato alla parata di Madrid, che è considerata, con il suo milione di partecipanti, la più grande del mondo. Ma quest’anno è diverso da tutti gli altri anni, c’è stata di mezzo
la "Flotilla
della pace", e gli omosessuali israeliani non hanno superato l’esame finestra del pacifismo spagnolo, quello con l‘etichetta gay, che li ha invitati a restarsene a casa perchè non si erano schierati con i terroristi di Hamas a bordo della Mavi Marmara, non avevano attaccato il governo Netanyahu, insomma non si erano schierati con i nemici che vogliono distruggere lo Stato nel quale vivono. Nel comunicato emesso, c’era anche scritto che il loro arrivo a Madrid avrebbe potuto provocare la rabbia dei gruppi palestinesi, e questo avrebbe causato un forte imbarazzo agli organizzatori. La commedia va in scena con la stessa trama un po’ ovunque, anche a Madrid, il terrorismo possibile dell’estremismo islamico finisce per dettare legge con la semplice minaccia di una violenza annunciata. Dispiace che a capitolare siano uomini e donne che avevano fatto della lotta per i diritti civili una ragione di vita. Si sono dimostrati vili nei confronti proprio di chi si propone di cancellare, malgrado non sia ancora al potere, tutte quelle conquiste che hanno portato la modernità nelle società occidentali. Si sono schierati dalla parte di chi opprime gli omosessuali contro chi invece li rispetta. Una brutta pagina, che tornerà utile ai nemici della democrazia. Speriamo insegni qualcosa ai gruppi omosessuali del nostro paese, che troppo spesso si fanno notare
per il
silenzio nei confronti dei regimi repressivi musulmani. A Teheran impiccano gli omoessuali, ma non mi risulta che sia state indette manifestazioni davanti all'ambasciata iraniana. Partecipano però senza alcun pudore, ma dovremmo chiamarla vergogna, ai cortei nei quali vengono bruciate le bandiere di Israele. Un segnale però è arrivato, da " Certi Diritti", la parte più consapevole e matura del movimento gay italiano che riconferma le buone radici del partito radicale nelle lotte (serie) per i diritti umani. Subito un attestato di solidarietà con Israele, seguito da un possibile invito a celebrare un Gay Pride comune in Italia.