Sul FOGLIO di oggi, 27/07/2010, a pag.3 un articolo dal titolo " Che cosa ci fa il capo del Mossad israeliano in Arabia Saudita ? ". La sfida dell'Iran sta muovendo le acque politiche dell'intero Medio Oriente.
Ecco l'articolo:
Meir Dagan
Roma. Meir Degan, capo del Mossad israeliano, si sarebbe recato in Arabia Saudita per discutere strategie militari comuni nei confronti del programma atomico iraniano, secondo il WorldNetDaily. La notizia fa il paio con quella diffusa settimane fa dal Times di Londra secondo cui l’Arabia Saudita ha deciso di “spegnere” il suo sistema di difesa aerea per permettere il sorvolo di una flotta aerea israeliana che bombardi i siti nucleari iraniani di Bushehr (notizia smentita dall’ambasciatore saudita a Londra). Le due notizie sono quantomeno plausibili, alla luce delle dichiarazioni recenti dell’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti (alleati dell’Arabia Saudita), Yousef al Otaiba, che ha descritto come i paesi del Golfo vivono la minaccia nucleare iraniana: “Gli aspetti positivi di una soluzione militare al problema nucleare iraniano hanno superato i probabili effetti negativi. Gli Emirati non possono vivere con un Iran nucleare. L’America magari sì. Noi no. I paesi della regione avvertono la minaccia iraniana in modo differente. A 7.000 miglia di distanza, e con due oceani di mezzo, la minaccia nucleare iraniana non sembra così credibile agli Usa. Non vi minaccia direttamente. Il nostro esercito, invece, si sveglia, sogna, respira, mangia e dorme con la minaccia iraniana. E’ l’unica preoccupazione per cui il nostro apparato militare si prepara e si addestra. Non ce ne sono altre. Non ci sono altri paesi che ci minacciano. C’è solo l’Iran”. Questo mentre Mubarak da mesi lascia transitare in pieno giorno per il Canale di Suez i sottomarini nucleari di Israele che si portano a ridosso dell’Iran, in vista di un attacco. Dunque, i timori dei governi arabi nei confronti dell’aggressività iraniana sono tali da far ritenere possibile che l’Arabia Saudita tratti sottobanco con Israele. Ma non è accertato che sia così, anche se Israele ha spesso siglato accordi clamorosi di cooperazione militare limitata e sottobanco anche con i suoi più acerrimi nemici. Il più clamoroso fu siglato da David Ben Gurion e Moshe Dayan nel 1958 con il re di Giordania Hussein. Ben Gurion e Dayan si impegnarono a non attaccare la Giordania per permettere a re Hussein di sguarnire completamente la sua frontiera con Israele e spostare tutte le sue divisioni al confine con l’Iraq e prevenire un golpe ordito da Nasser. E così fu. Un altro accordo tra Gerusalemme e Amman, con ogni probabilità, permise il sorvolo indisturbato della flotta aerea israeliana che nel 1981 bombardò il sito nucleare Osirak di Saddam Hussein. Nella guerra 1980-88, gli israeliani strinsero addirittura accordi con l’Iran di Khomeini, nella cornice dell’affaire Iran-Contras, per la fornitura di armi da impiegare contro Saddam Hussein. Siamo dunque alla vigilia di una clamorosa “intesa” tra Israele e un’Arabia Saudita capofila dei regimi arabi suoi nemici? E’ probabile, anche se è certo che questa alleanza metterebbe in crisi la stessa stabilità del regime di Riad a causa della sua ideologia ferocemente antisemita. Ma il fatto è che la “Barriera sunnita” (Arabia Saudita, Emirati, Egitto e Giordania) che Riad ha tentato di ergere per bloccare i progetti iraniani, su suggerimento di Condoleezza Rice, si è rivelata inconsistente anche sotto il profilo militare. Anche i regimi arabi più fondamentalisti devono quindi oggi prendere atto che solo Israele è in grado di difendere loro e tutto il mondo dalla minaccia di un Iran atomico.
Per inviare al Foglio la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.