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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.07.2010 Ecco come Stefano Jesurum vede il futuro di Israele
e dato che loda le scritte solo in tedesco a Bolzano...

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 luglio 2010
Pagina: 26
Autore: Stefano Jesurum
Titolo: «Dalla galilea a Bolzano-Bozen ebrei e arabi a scuola di convivenza»

L'amore universale, una moneta facile da spendere, ma pericolosa da gestire. Si può arrivare persino  a giustificare le scritte stradali nella sola lingua tedesca a Bolzano, una scelta più consona al nazionalismo pangermanico che non a un sincero democratico. Come può spingere a definire l'israeliana Naomi Chazan, sotto inchiesta in Israele per l'amminsitrazione di un fondo di beneficenza, dopo che si è scoperto che serviva a finanziare la propaganda contro lo Stato ebraico.
L'incidente è successo a Stefano Jesurum, è lui il sincero democratico che applaude alle scritte solo in lingua tedesca a Bolzano, e che tesse le lodi della signora Chazan senza, evidentemente, sapere in quale brutto pasticcio si trovi oggi. Sul CORRIERE della SERA di oggi, a pag.26, con il titolo " Dalla galilea a Bolzano-Bozen ebrei e arabi a scuola di convivenza ".
 C'è anche un elemento ironico, non voluto, quindi ancora più divertente, nella nota di Jesurum. Questi signori partecipano ad un incontro a Bolzano su come si difendono i diritti della minoranze. Considerando come la vede Jesurum, chissà che la Chazan non torni in Israele per proporre le scritte stradali solo in ... arabo.
Ah, Jesurum, la pace, l'amore universale, bello stando a Milano e avendo su Israele informazioni di provenienza Cipmo.


Stefano Jesurum

Ecco l'articolo:

Nonostante l’improvvisa fiammata «nazionalista» del ministro Fitto (no alla toponomastica solo in tedesco nelle alte vie alpine), l’autonomia sudtirolese rimane ancora un modello per chi ha a che fare con questioni drammatiche di convivenza. Così, Shawki Katib, ex sindaco di Yafa-Nazareth e leader del Comitato degli enti locali arabo-israeliani, e Naomi Hazan, già vice presidente della Knesset ora al vertice del New Israel Fund, oltre a 30 rappresentanti di prestigiose Ong israeliane arrivano proprio oggi tra le montagne dell’Alto Adige.

Katib e Hazan, un arabo e un’ebrea che nel loro Paese pesano parecchio, almeno tra quelli (molti) che con ostinazione ricercano ogni possibile spunto per allentare il conflitto. Non è un’amena gita estiva, è una sessione di lavoro per studiare quali elementi dell’esperienza sudtirolese possano essere «copiati» a tutela della minoranza israelo-palestinese, quel 20% di popolazione che ha uguali diritti sulla carta e che nella quotidianità fa i conti con ineguaglianze piccole e grandi (finanziamenti ai municipi arabi, accesso ai più alti livelli dell’istruzione, chance lavorative e di carriera). Con il coordinamento del Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente), gli israeliani si confronteranno con italiani, italo-tedeschi e italo-ladini sul riconoscimento e la tutela di quelle identità collettive da parte di Roma. Gli israeliani, ebrei e arabi, credono infatti di poter usare l’esperienza della «proporzionale» per il pubblico impiego, le rappresentanze istituzionali, l’uso della lingua, l’organizzazione scolastica, l’autonomia finanziaria e amministrativa. Inoltre Gerusalemme guarda con interesse alla «Clausola liberatoria» rilasciata dall’Austria secondo l’Accordo De Gasperi-Gruber. Perché la Clausola è qualcosa di assai simile a un punto-chiave messo più volte sul tavolo da Israele, ovvero una dichiarazione di «End of Claims» (fine delle rivendicazioni) da collegare a eventuali futuri accordi internazionali di pace.

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