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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.07.2010 Immunità diplomatica sotto la bandiera palestinese a Washington
Commento di Danielle Sussmann

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: Danielle Sussmann
Titolo: «Immunità diplomatica sotto la bandiera palestinese a Washington»

" Immunità diplomatica sotto la bandiera palestinese a Washington "
di Danielle Sussmann


Yasser Arafat, fondatore dell'OLP

Ora l’OLP potrà far sventolare la bandiera palestinese anche dalla sua sede di Washington e i suoi rappresentanti beneficeranno dell’immunità diplomatica. Dopo aver avuto il benestare dal governo di Israele, gli Stati Uniti hanno confermato il salto di qualità per la rappresentanza dell’OLP a Washington. Non si tratta ancora di un’ambasciata, ma l’upgrading americano è significativo. Per i palestinesi è stata una sorpresa visto che la loro richiesta in questo senso (confidando nell’arrivo di Obama alla Casa Bianca) era stata ignorata per 18 mesi. Verrebbe da chiedersi perché quell’infame sigla sia ancora in uso, considerato che con Oslo si era trovata una formula più attinente ad un processo di pace: Autorità Palestinese. La dicitura “Nazionale” aggiunta solo in Italia. Obama intende in questo modo dare un segnale per rafforzare Abbas rispetto a Hamas e convincerlo a decidersi per i colloqui diretti che attualmente il presidente dell’AP rifiuta prendendo a pretesto le costruzioni negli insediamenti e la questione dei confini. Questo ultimi non possono che essere parte della discussione finale delle trattative, non certo iniziale! Quanto al congelamento delle costruzioni, si sblocca dal 10 settembre.

Tuttavia, una riflessione è d'obbligo. La politica si esprime in due modi: quello che appare e quello dei canali segreti. Le vere intese si raggiungono solo attraverso questi ultimi. Sembra di affermare una banalità, ma la maggior parte dei media si ferma alla sola apparenza, in assenza di analisti. Ad esempio. Da Oslo, Arafat correva ovunque lo si invitasse ed affermava di essere d’accordo con tutti per la pace. Intanto, indottrinava i piccoli e giovani palestinesi – dagli asili alle università - all’odio per Israele con i contributi internazionali. Camp David 2000 è stata la miccia per la rivolta che stava preparando da tempo con l’appoggio di tutti gli stati islamici. Altrettanto: Barak (sponsor Clinton) avrebbe fatto quelle generose offerte se fosse stato certo che Arafat (l’Arabia Saudita in realtà) le avrebbe accettate? Sia Clinton che Barak sapevano che Arafat avrebbe rifiutato. Non perché le offerte non fossero generose e non perché in cambio i palestinesi avrebbero dovuto anche loro fare sacrifici. Non vi era alcuna intenzione di arrivare alla pace da parte più ampiamente araba. All’indomani della stretta di mano di Camp David 1993, erano iniziati gli attentati suicidi contro gli israeliani, insieme al corollario dell’indottrinamento dell’odio contro Israele. L’Arabia Saudita intimò nella notte ad Arafat di lasciare Camp David nel 2000, perché non voleva nessun trattato di pace con Israele. Un anno dopo, l’11 settembre è causato da 12 sauditi tra gli attentatori. Rudolph Giuliani fu chiaro nell’attribuirne la responsabilità, quando stracciò l’assegno milionario per le famiglie delle vittime offerto da un eminente principe saudita.

Nel suo diario di quei terribili giorni, Mariane Pearl (la moglie di Daniel che fu decapitato in video e ritrovato in dieci pezzi, perché ebreo) racconta le opinioni del marito giornalista, sull’immenso potere dell’influenza wahabita (l’ortodossia saudita) attraverso le miriadi di madrasse saudite dal Kossovo al Pakistan dove era stato inviato in missione dal Wall Street Journal. Ed ancora recentemente, tale potere demoniaco ce lo ricorda Tarek Hegy scrittore dissidente egiziano. Che cosa è cambiato però nell’universo islamico mediorientale? Intanto, un’enorme frattura tra l’islam mediorientale e quello asiatico che non corrisponde negli interessi a quello strettamente mediorientale (esclusa ovviamente l’Arabia Saudita che ha sempre ambito ed ambisce imperare su tutto l’islam sunnita). La guerra in Iraq che sta portando i suoi benefici frutti e la continuità della lunga guerra in Afghanistan –  da un anno con il decisionismo americano bellico in Pakistan (con i droni) – ha diviso le due sfere dell’islam, rendendo più cauta l’Arabia Saudita che,  nel frattempo si trova minacciata dalle mire egemoniche di un Iran nucleare. Questo fa sì che gli attori mediorientali in campo oggi siano gli attori veri: Israele, Egitto e Abbas. Abbas ha un solo sentiero da seguire che non è più quello saudita. Spalleggiato sì, da USA e Ue, si muove in realtà in solitario. Da un lato gli tocca affrontare/sostenere decenni di propaganda di odio antisraeliano, indotto anche da lui, dall’altro deve rispondere con atti concreti, dimostrando la volontà di impegnarsi nella creazione dello stato palestinese, se non vuole fare la fine di Arafat.

La riflessione conclusiva porta proprio a questo. Perché la rappresentanza palestinese si deve chiamare OLP e non AP? Non è una domanda retorica. Dell’OLP fanno parte anche i cosiddetti “stranieri” di Tunisi. Il gruppo estremista e più coerente alla dicitura Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Piacerebbe sapere se al loro leader Farouk Kaddoumi (anti-Abbas) verrà concessa l’immunità diplomatica negli Stati Uniti. Nel resto del mondo non contano le rappresentanze diplomatiche dell’OLP, ma negli Stati Uniti, la concessione rischia di aprire inquietanti sviluppi. Se per Israele la minaccia non cambia, ci hanno ben pensato gli americani? O, come si spera, daranno il veto all’immunità ai membri più radicali dell’OLP? Gli Stati Uniti ci hanno abituati a molti errori ed ingenuità. Tra cui il possibile e rinnovato appetito da Tunisi.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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