Gli odiatori di Israele aprono un'inchiesta sulla flottiglia Michele Giorgio sostiene che sarà simile al rapporto Goldstone, perciò è facile immaginare i risultati
Testata: Il Manifesto Data: 24 luglio 2010 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «'Freedom flotilla', c’è la commissione d’inchiesta Onu»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 24/07/2010, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " 'Freedom flotilla', c’è la commissione d’inchiesta Onu ".
Giorgio descrive con queste parole l'inchiesta Onu sulla Mavi Marmara : " Si tratta di una «commissione di accertamento dei fatti», simile a quella guidata dal giudice sudafricano Richard Goldstone che denunciò i crimini di guerra compiuti dall’esercito israeliano durante l’offensiva «Piombo fuso» a Gaza e rivolse accuse anche al movimento islamico Hamas ". Il fatto che la nuova inchiesta assomigli a quella condotta da Richard Goldstone su Piombo Fuso lascia immaginare da subito quali saranno i risultati. Accuse contro Israele e totale assoluzione dei suoi nemici. Proprio come succede nell'articolo di Michele Giorgio: i terroristi della Mavi Marmara cono diventati semplici 'attivisti'. Il blocco navale imposto alla Striscia di Gaza viene come al solito descritto come un sistema inventato da Israele per vessare la popolazione a Gaza. Non è così. Lo scopo è quello di impedire ad Hamas di ottenere armi dai suoi alleati Iran, Hezbollah, Siria. Ecco l'articolo:
Due pacifisti a bordo della Marmara
Stati Uniti, Italia e Olanda erano stati i soli Stati tra i 47 membri del Consiglio dell’Onu per i diritti umani a votare contro l’inchiesta internazionale sull’uccisione di nove civili turchi sulla nave «Mavi Marmara» diretta a Gaza, che ieri ha avuto l’avvio ufficiale. Il Consiglio ha nominato tre esperti indipendenti con l’incarico di indagare sulla strage compiuta da un commando israeliano lo scorso 31 maggio in acque internazionali. Si tratta di Sir Desmond de Silva (Gran Bretagna), Karl Hudson-Phillips (Trinidad e Tobago) e Mary Shanthi Dairiam (Malaysia). Si tratta di una «commissione di accertamento dei fatti», simile a quella guidata dal giudice sudafricano Richard Goldstone che denunciò i crimini di guerra compiuti dall’esercito israeliano durante l’offensiva «Piombo fuso» a Gaza e rivolse accuse anche al movimento islamico Hamas. Israele, forte dell’appoggio di Washington, ha già messo in chiaro che non collaborerà con indagini internazionali e nelle scorse settimane il governo Netanyahu ha nominato una commissione interna d’inchiesta composta da tre «saggi» e due «osservatori internazionali». Per Tel Aviv i soldati israeliani aprirono il fuoco sulla «Mavi Marmara» per «legittima difesa » di fronte alla «resistenza violenta» attuata dagli attivisti a bordo della nave. Una versione che le testimonianze di diversi passeggeri non confermano. Israele inoltre continua la sua offensiva diplomatica per fermare la partenza per Gaza, prevista nei prossimi giorni, di due navi libanesi, dopo essere riuscito una settimana fa a impedire che un cargo che trasportava aiuti umanitari libici forzasse il blocco navale che attua davanti alla costa di Gaza.Mercoledì in un intervento alle NazioniUnite, la ambasciatrice israeliana, Gabriela Shalev, ha avvertito che le navi verranno intercettate, come la «Mavi Marmara». Nel porto di Tripoli, nel nord del Libano, sono pronte a salpare con aiuti destinati ai palestinesi la Julya (ribattezzata Mariam) e la Junya, che porterà il nome del celebre caricaturista palestinese Naji el-Ali, ucciso a Londra nel 1987. Sulla Mariam dovrebbero salire solo donne e sulla Naji el-Alì rappresentanti della stampa e attivisti. La spedizione navale in sostegno di Gaza è sponsorizzata dall’uomo d’affari di origine palestinese, Yasser Kashlak, che Israele accusa di essere «manovrato » daHezbollah. Da parte sua il movimento sciita smentisce di essere coinvolto nella organizzazione della Mariam e della Naji al Ali. Nel frattempo Israele prova a placare la collera di Ankara per il massacro in alto mare del 31 maggio annunciando che rilascerà la «Mavi Marmara» e altre due imbarcazioni turche della Freedom Flotilla. All’inizio del mese il quotidiano di Tel Aviv Maariv aveva riferito che il sindaco di Haifa, Yona Yahav, aveva chiesto al ministero della difesa di «donare» la Mavi Marmara alla sua città dove sarebbe stata trasformata in un centro di attrazione turistica e in un hotel galleggiante.
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