Gentile Emanuel Segre Amar,
Il direttore Daniela Hamaui mi ha girato la sua lettera riguardante il nostro articolo su Museon Israel di Gerusalemme, firmato Enrico Arosio. Un simile testo l'ho potuto vedere anche su Informazione Corretta.
Lei è ovviamente libero di avere ed esprimere tutte le sue opinioni al riguardo di Israele. Noi continueremo a seguire le vicende di questo Paese con passione, talvolta ammirazione, altre volte con severe critiche: sempre con molta preoccupazione per il suo futuro. In questo senso spesso condividiamo le posizioni di personalità come David Grossman, Amos Oz, A.B. Yehoshua. Avrà sicuramente notato che tutti e tre hanno condannato nel modo più severo possibile l'azione israeliana contro la nave turca.
Per quanto riguarda l'articolo del nostro caporedattore (non collaboratore, come dice lei): Enrico Arosio conosce l'architettura, conosce Israele, sa cosa è il giornalismo. Non mi sembra che abbia detto qualcosa di offensivo e di scandaloso, anzi, ha lodato l'architetto per essersi mosso a Gerusalemme (città difficile, abitata non solo da ebrei israeliani, ma anche da arabi palestinesi, nonché città simbolo di tre religioni monoteiste) con il massimo di tatto e di diplomazia.
A meno che non sia offensivo e scandaloso non essere d'accordo al 100 per cento con la linea del governo Netanyahu. Ma questa è un'altra storia, o per dirla in leshon hakodesh: ze sipur akher.
Comunque grazie per l'attenzione.
Distinti saluti
Wlodek Goldkorn
caporedattore cultura L'espresso
Da: Segre Fast Web
Data: Fri, 23 Jul 2010 18:38:04 +0200
A: "wlodek goldkorn (w.goldkorn)"
Cc: ,
Conversazione: israel museum
Oggetto: Re: israel museum
Gentile Wlodek Goldkorn,
la ringrazio per la sua risposta sul cui contenuto, tuttavia, non posso dichiararmi d’accordo.
Dopo essermi scusato innanzitutto con Enrico Arosio da me qualificato collaboratore e non caporedattore come apprendo egli è,
spiego le ragioni del mio dissenso dalle parole che lei mi scrive.
L’articolo era intitolato “Il tempio museo” e descriveva storia passata ed attuale dell’Israel Museum. Non mi sembra di aver nulla obiettato su quanto Enrico Arosio ha scritto su questo argomento.
L’ultimo capoverso, tuttavia, che riporto qui di seguito per sua comodità, comprendeva una serie di affermazioni “politiche” che, penso vorrà concordare con me, nulla hanno a che vedere con le vicende dell’Israel Museum. Inoltre, come facevo osservare, queste affermazioni erano mere accuse senza quelle spiegazioni per il lettore che il giornalista deve invece sempre dare per chiarezza. Il giornalista non deve infatti fare un comizio, ma raccontare fatti che spiega e dimostra. In altro contesto, quindi, Arosio poteva trattare l’argomento politico, e dare quindi spazio anche alle posizioni della sinistra israeliana, spiegandole al lettore ignaro. Qui le affermazioni fatte, ripeto, non c’entravano nulla.
Infine, e qui sta a mio parere il problema maggiore che rilevavo nell’articolo, Arosio ha riportato le parole dell’architetto Carpenter giudicandole, in chiusura di articolo, “scuola di diplomazia”. Nuovamente, sottolineo, non ho trovato nessuna dimostrazione che queste parole non corrispondano al vero, e quindi o Arosio conosce realtà che deve riportare, o deve astenersi dall’accusare, di fatto, Carpenter di aver mentito, ed i politici israeliani di aver agito scorrettamente.
Le assicuro, gentile Wlodek Goldkorn, che anch’io seguo le vicende di Israele con passione ed ammirazione, e talvolta anche con severe critiche; anch’io sono preoccupato per il suo futuro. Credo, tuttavia, che le parole pubblicate su l’Espresso, e la continua demonizzazione di quanto avviene in Israele, accrescano i pericoli corsi da questo stato.
Shabat shalom
Emanuel Segre Amar
Faticoso costruire a Gerusalemme? La tensione è alta. Il processo di pace irrigiditosi dopo le ennesime provocazioni dei coloni, le gaffes di Netanyahu con Obama, l'odioso agguato delle truppe israeliane al convoglio umanitario in acque internazionali, le minacce di Hamas e dell'Iran. Davanti a un "quarrelsome world", come direbbe Salman Rushdie, Carpenter fa il muro di gomma. Manca poco all'inaugurazione, e sono temi scivolosi: "L'Israel Museum", scandisce, "ha mantenuto il suo ideale delle origini, come luogo del dialogo, e io ne ho tenuto conto. Le collezioni vanno bel oltre la componente ebraica, con ricche presenze islamiche e cristiane. Si è allargata la base secolare, basti pensare all'arte moderna e contemporanea. Su Israele colgo, come tutti, l'alternare di ottimismo e pessimismo. Posso dire che hanno chiamato un architetto americano, libero, neutrale. E non mi hanno mai rivolto richieste di tipo ideologico". Architettura, scuola di diplomazia.