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Ugo Volli
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Con che faccia i turchi fanno i difensori dei diritti umani a Gaza? 22/07/2010

Con che faccia i turchi fanno i difensori dei diritti umani a Gaza?


Recep Erdogan

Cari amici,

c'è una notiziola sui giornali di ieri che temo vi sia sfuggita e su cui vale invece la pena di riflettere. Eccola qui: il leader degli indipendentisti curdi del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), Murat Karayilan ha proposto alla Turchia di abbandonare la lotta armata in un processo negoziale che dovrebbe avvenire sotto il controllo dell'Onu. "Tra le condizioni elencate dal leader del Pkk, c’è la fine degli arresti di civili e di politici curdi, ma anche il riconoscimento di diritti politici, civili e culturali a una minoranza che, secondo stime non ufficiali, rappresenta un quinto della popolazione turca." (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/56906girata.asp) . La guerra fra lo Stato Turco e il PKK "va avanti da 26 anni e ha già fatto decine di migliaia di morti," cioè circa dieci volte il costo in vite umane del conflitto fra Israele e Palestinesi a partire dalla Guerra dei Sei Giorni. I curdi avevano già offerto a suo tempo, per bocca del leader storico Ocalan, di abbandonare la lotta armata in cambio di diritti civili e politici per il loro gruppo etnico (che, ricordiamolo, ha un'altra lingua e un'altra origine etnica rispetto ai turchi, anche se è musulmano come loro ed aveva ottenuto dopo il crollo dell'impero Ottomano una promessa di uno stato negli accordi posteriori alla prima guerra mondiale, ritirato poi quando la gran Bretagna trovò più conveniente accordarsi col governo genocida dei Giovani Turchi).

Il PKK sono classificati fra i terroristi dagli stati Uniti e dall'Unione Europea, non voglio certo io difendere la loro lotta condotta con metodi ovviamente inaccettabili (bombe nei mercati, agguati ecc.). Quel che mi interessa è la condizione del popolo curdo, che in Turchia non ha nessun diritto, nessuna autonomia, nessun diritto all'autogoverno, alle istituzioni culturali ecc.. Perché nessuno definisce la Turchia quel che essa è, cioè uno stato dell'apartheid? Perché nessuno boicotta le sue università? Perché nessuno contesta il costume delle sue scuole di iniziare la giornata con l'inno nazionale e con il ringraziamento a Dio per essere turchi (obbligatorio anche per armeni, curdi ecc.) Perché nessuno protesta per il fatto che è proibito in Turchia anche in termini del tutto culturali, parlare dell'esistenza di un problema nazionale curdo (o del genocidio armeno, se è per quello) – col rischio non solo delle sanzioni giudiziarie del famigerato articolo del codice penale che rende reato la "diffamazione della nazione turca", ma anche degli omicidi sistematicamente eseguiti sui dissidenti da terroristi ultranazionalisti e ultramusulmani  come i Lupi Grigi e l'IHH (sì, quelli della flottiglia)? Perché nessuno contesta ai turchi di occupare da quarant'anni metà del territorio di uno stato sovrano membro dell'Unione Europea (Cipro), di avervi condotto una terribile pulizia etnica? Perché nessuno parla della colonizzazione turca a Cipro che ha ormai triplicato la minoranza turca dell'isola? Perché nessuno dei raffinati intellettuali che solidarizzano con la palestina ha mai chiesto ai turchi ragione della distruzione del patrimonio culturale cristiano a Cipro, nelle zone armene occupate nell'Anatolia orientale, crimini gravissimi contro il patrimonio culturale dell'umanità? Come si permette la Turchia di fare la protettrice dei diritti dei poveri gazani continuando ogni giorno nella sua politica razzista, genocida, colonialista ( http://www.jpost.com/Opinion/Columnists/Article.aspx?id=182046) . La prossima volta che trovate un ammiratore degli eroi della flottiglia, fategli queste domande e vedete le risposte che dà.

Ugo Volli


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