Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/07/2010, a pag. 34, il commento di Davide Frattini dal titolo " Se la bugia di un seduttore diventa un caso in Israele".
La notizia è stata riportata (e strumentalizzata) da diversi quotidiani italiani.
La riprendiamo per dovere di cronaca, anche se per noi, supposto che la signora ingannata sia maggiorenne, il fatto non aveva alcun presupposto giudiziario. Se le è bastato sapere che si chiamava Dudu per andarci a letto, sono, come suol dirsi, affari suoi. La prossima volta si informi meglio, magari controllando un documento di identità, visto che all'accento non aveva fatto caso. Già.
Il commento di Frattini è il più equilibrato e lo riportiamo:

Davide Frattini
«Stupro. Con l’inganno, non con la forza». Un tribunale israeliano ha condannato Sabbar Kashur, un arabo di Gerusalemme, a diciotto mesi di carcere, perché ha finto di essere ebreo, single e in cerca di una relazione seria. «Senza queste connotazioni— scrive il giudice Zvi Segal nella sentenza — la donna non avrebbe dato il consenso. Il pubblico va protetto da criminali sofisticati e dalla lingua affilata, che possono ingannare innocenti facendo loro pagare un prezzo insostenibile: la santità del loro corpo e della loro anima».
Se Sabbar avesse fatto credere di essere un neurochirurgo (come pure è successo in passato e anche quel caso è finito davanti ai giudici), il processo non sarebbe diventato una questione politica. Editorialisti come Gideon Levy — con i suoi commenti sta a sinistra della sinistra del quotidiano Haaretz — si chiedono: «Un ragazzo ebreo che si fosse finto musulmano sarebbe stato condannato per stupro? La risposta, ovviamente, è no».
Sposato e con due bambini, Kashur sostiene di non aver mentito. Dice: «Mi ha chiesto il mio nome, ho risposto Dudu». Che è il nomignolo ebraico per David. Elkana Laist, che rappresenta i difensori d’ufficio, parla di sentenza paternalistica: «Sminuisce la capacità di giudizio delle donne». Commenta un’avvocatessa: «Fingiamo tutti, anche quando facciamo sesso o diciamo "ti amo". Lo Stato deve limitarsi a punire la truffa».
È stata la Corte suprema israeliana, due anni fa, a definire per la prima volta stupro il reato di un uomo che aveva finto di essere un funzionario del ministero dell’Edilizia per ottenere sesso in cambio di un appartamento promesso. Prima, la condanna era per frode. Dona Pugach, che dirige un centro di sostegno alle vittime di crimini, considera il verdetto di Gerusalemme appropriato: «È il diritto di una persona scegliere il partner conoscendo le sue caratteristiche. Non vedo differenze tra impersonare un ebreo, un arabo o un miliardario se invece sei spiantato».
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