'Sterminiamo i germi israeliani'. Così parla Afif Nabulsi, l’allievo di Fadlallah Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 21 luglio 2010 Pagina: 5 Autore: Giulio Meotti Titolo: «'Sterminiamo i germi israeliani'. Così parla l’allievo di Fadlallah»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 21/07/2010, a pag. II, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " 'Sterminiamo i germi israeliani'. Così parla l’allievo di Fadlallah ".
Giulio Meotti
Roma. Durante la guerra civile a Beirut, l’ayatollah sciita Mohammed Hussein Fadlallah fu cacciato dalla periferia dove viveva e l’area fu occupata dalle milizie cristiane. Durante l’assedio, “alla luce delle candele e sotto pesanti bombardamenti”, il religioso sciita scrisse un libro cruciale, “L’islam e la logica della forza”. Vi affermava che gli sciiti dovevano liberarsi da secoli di sottomissione e di esclusione politica, per seguire la tradizione delle figure fondanti del movimento: Ali e Hussein, “nemici della tirannia” (leggi Israele e Stati Uniti). Ciò che Fadlallah scrisse in quei giorni avrebbe contribuito a portarlo alla guida del processo di trasformazione della comunità sciita nella principale forza paramilitare e politica del Libano. Secondo molti analisti quel libro fu all’origine di Hezbollah. Negli anni Fadlallah avrebbe però preso le distanze dall’eredità dell’ayatollah Khomeini e avrebbe sostenuto che nessun leader religioso, nemmeno Khomeini e tanto meno il suo successore, l’ayatollah Khamenei, detiene il monopolio della verità. Fadlallah avrebbe deviato dalle posizioni dell’Iran e di Hezbollah anche su una serie di altre questioni sociali, come il ruolo delle donne nella società. Teheran lo avrebbe criticato aspramente e alcuni degli attacchi provenienti da Qom, la capitale religiosa dell’Iran, tendevano a mettere in discussione le sue credenziali religiose. La sua morte ha inaugurato una guerra per la successione nel vuoto di potere e carisma lasciato da Fadlallah. L’Iran, che ha sempre mal sopportato l’indipendenza di Fadlallah, è già alla ricerca di un successore che amministrerà l’enorme potere sciita. “Per Hezbollah, la morte di Fadlallah è un’opportunità per cooptare gli sciiti, tradizionalmente allineati con i leader religiosi quietisti dell’Iraq, alla loro ideologia militante rappresentata dal leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Khamenei”, commenta David Schenker del Washington Institute for Near East Policy. “Se Hezbollah avrà successo, rafforzerà Teheran ed eroderà l'influenza americana nella regione”. Fadlallah era un “marja”, la più alta carica religiosa sciita. E nessuno oggi in Libano ha lo status gerarchico per prenderne il posto. Fra gli sciiti libanesi le due figure di maggior carisma sono sempre state Fadlallah e il leader sciita iracheno Ali Sistani, che avversa la linea teocratica iraniana. Con il decesso del primo e la vecchiaia del secondo, Hezbollah e l’Iran sperano di agguantare la leadership della comunità libanese. Teheran e Hezbollah hanno come candidato Afif Nabulsi, a lungo collaboratore di Fadlallah, fra i fondatori di Hezbollah e a capo degli ulema sciiti libanesi. Nabulsi è spesso ospite di Teheran e ha legami strettissimi con Damasco, dove recentemente è stato accolto dal capo dell’intelligence siriana, Muhammad Nassif. Quando nel dicembre 2005 fu creato un tribunale internazionale per indagare sulla morte dell’ex premier libanese Rafik Hariri e Hezbollah denunciò il governo in carica, Nabulsi emise una fatwa che proibiva agli sciiti di entrare nell’esecutivo. E’ lo stesso Nabulsi che avrebbe pianto la “grande perdita” di Imad Mughniyeh, il terrorista che ha guidato i terroristi sciiti nella guerra contro Israele e che ha ucciso più americani prima dell’11 settembre (è chiamato “il Bin Laden sciita”). In assenza di una guida ufficiale al posto di Fadlallah, gli sciiti libanesi si divideranno fra Sistani e Khamenei. Un altro possibile successore è un celebre religioso del Bahrain già allievo di Fadlallah, Abdullah Ghuraifi, e i due figli di Fadlallah, Ali e Jafarar, anche se nessuno dei due ha la popolarità necessaria per sostituirlo. Il capo politico di Hezbollah, Hassan Nasrallah, non ha la competenza religiosa necessaria per un simile ruolo. Si fa anche il nome del rappresentante di Khamenei in Libano, Mohammad Yazbeck. Mentre appare troppo indipendente da Teheran il mufti di Tiro, Sayyed Ali al Amin. Intanto, come ha rivelato il Wall Street Journal, Hezbollah sta già mettendo le mani nei due miliardi di dollari di Fadlallah. A tanto ammonta l’impero sociale e finanziario del defunto leader religioso libanese, fra scuole, ospedali, orfanotrofi, ristoranti e moschee. La successione del vecchio saggio di Beirut avrà conseguenze politiche e strategiche in tutto il medio oriente. Si teme che se sarà il filoiraniano Nabulsi a prendere il posto di Fadlallah, il Libano compirà un ulteriore passo verso una terza guerra contro Israele. E’ lo stesso Nabulsi che ha emesso la celebre fatwa che giustifica l’uccisione dei civili israeliani: “Dobbiamo sterminare questi germi che insudiciano la Terra, uccidere tutti i sionisti senza eccezione”.
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