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Enrico Arosio e l'Israel Museum 20/07/2010
Egregio Direttore,
l'articolo pubblicato a firma di Enrico Arosio sul nuovo museo di
Gerusalemme si chiude con un capoverso che le riporto qui di seguito:

Faticoso costruire a Gerusalemme? La tensione è alta. Il processo di pace
irrigiditosi dopo le ennesime provocazioni dei coloni, le gaffes di
Netanyahu con Obama, l'odioso agguato delle truppe israeliane al convoglio
umanitario in acque internazionali, le minacce di Hamas e dell'Iran. Davanti
a un "quarrelsome world", come direbbe Salman Rushdie, Carpenter fa il muro
di gomma. Manca poco all'inaugurazione, e sono temi scivolosi: "L'Israel
Museum", scandisce, "ha mantenuto il suo ideale delle origini, come luogo
del dialogo, e io ne ho tenuto conto. Le collezioni vanno bel oltre la
componente ebraica, con ricche presenze islamiche e cristiane. Si è
allargata la base secolare, basti pensare all'arte moderna e contemporanea.
Su Israele colgo, come tutti, l'alternare di ottimismo e pessimismo. Posso
dire che hanno chiamato un architetto americano, libero, neutrale. E non mi
hanno mai rivolto richieste di tipo ideologico". Architettura, scuola di
diplomazia.

Sarebbe fin troppo facile polemizzare con Arosio che parla di gaffes (quali?
Non le specifica affatto, e questo troppo facile metodo è davvero scorretto)
del tutto inesistenti, o che parla di odioso agguato al convoglio umanitario
che, come si è appreso negli ultimi giorni, sulla nave oggetto degli scontri
non trasportava alcun aiuto umanitario.
Ma se le scrivo, Direttore, è per attirare la sua attenzione sulle ultime
parole di Arosio: "Architettura, scuola di diplomazia." Con queste parole,
dettate dal sentimento anti-israeliano del giornalista che non ha alcuna
conoscenza di fatti specifici da illustrare al suo lettore, l'Espresso
offende non solo lo stato di diritto israeliano (riconosciuto dal mondo
intero ma evidentemente non dalla sua testata), ma anche l'architetto, che
in tal modo si cerca di sbugiardare.
Che cosa ne pensa lei di un simile collaboratore?
Saluti

Emanuel Segre Amar

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