Grazie alla barriera difensiva niente più attentati terroristici suicidi in Israele Commento di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 20 luglio 2010 Pagina: 20 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Muro e 007, Israele passa da 50 kamikaze a zero»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 20/07/2010, a pag. 20, l'articolo di Mirko Molteni dal titolo " Muro e 007, Israele passa da 50 kamikaze a zero ".
L'articolo di Mirko Molteni mette in luce i benefici derivati dalla costruzione della barriera di sicurezza : " Quei 700 km di muro zig-zaganti per aride pietraie a includere colonie ebraiche e preziosi pozzi d’acqua sono costati oltre 1 miliardo e mezzo di dollari, anche per i sensori elettronici capaci di individuare giorno e notte eventuali intrusi. Soldi però ben spesi. ". Facciamo una piccola, ma necessaria, precisazione: la barriera è di acciaio e cemento solo per il 6% della sua lunghezza totale.
Ecco l'articolo:
L’avevano criticata evocando l’apartheid sudafricana, ma la barriera in acciaio e cemento che Israele ha eretto lungo la Cisgiordania ha azzerato gli attentati suicidi degli estremisti palestinesi, di Hamas e "jihad" assortite. Quei 700 km di muro zig-zaganti per aride pietraie a includere colonie ebraiche e preziosi pozzi d’acqua sono costati oltre 1 miliardo e mezzo di dollari, anche per i sensori elettronici capaci di individuare giorno e notte eventuali intrusi. Soldi però ben spesi. Proprio il 2003, l’anno in cui iniziò la costruzione del muro, segnò la prima battuta d’ar - resto dei kamikaze. I 46 attacchi dell’anno precedente, massimo picco, si dimezzarono a 24, e i morti scesero da 237 a 146. Il trend andò in picchiata fino alla calma del 2009 e di questi sette mesi del 2010. La barriera fisica si è rivelata basilare per far cessare lo stillicidio di sangue sugli autobus e nei ristoranti. Ma altrettanto importante è stato il rafforzamento dei servizi segreti. In particolare il poco ricordato Shin Beth, branca dell’intelligence israeliana dedicata alla sicurezza interna, differente dunque dall’arci-noto Mossad, che raggruppa invece gli 007 in missione all’estero. Superata la crisi del 1995, quando non era riuscito a evitare l’assassinio di Ytzhak Rabin da parte di un fanatico ebreo, il servizio interno si è risollevato adeguandosi alle nuove sfide. Soprattutto dal 2005, quando ne divenne direttore Yuval Diskin, un esperto in "uccisioni mirate" di terroristi voluto nella stanza dei bottoni dall’allora premier Ariel Sharon. Lo Shin ha migliorato la già ottima intercettazione delle comunicazioni e la designazione dei bersagli chirurgici colpiti dagli elicotteri di Israele. Ha investito nel fattore umano, lanciando a partire da fine 2006, per la prima volta, campagne di reclutamento pubbliche su internet, trovando terreno fertile in una società di cittadini-soldato come quella ebraica. Ricercati soprattutto potenziali infiltrati e maghi del computer. La prevenzione degli attentati passa infatti più che mai dallo spionaggio elettronico. Tattica che ha pagato in occasioni anche illustri, come quando il 6 agosto 2007 proprio lo Shin Beth sventò a Gerico un attentato al premier Ehud Olmert Ma se il nemico trova una via bloccata, ne cerca un’altra. Ecco perché alla nuova impraticabilità dell’attacco kamikaze, gli estremisti rispondono aumentando i lanci di razzi Qassam, imprecisi e poco letali, ma comunque terrorizzanti per i civili. Per intercettarli ecco arrivare i missili antimissile Tamir, che costano però 45.000 dollari l’uno, mentre un artigianale Qassam costa ai palestinesi solo 200 dollari. Ancora una volta, due mondi diametralmente opposti, la partita è ben lungi dalla parola fine.
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