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Ugo Volli
Cartoline
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Quante storie sotto la superficie del mare libico-gazano! 18/07/2010

Quante storie sotto la superficie del mare libico-gazano!



Cari amici, lo sapete, io non faccio il complottista, né coltivo misteri; penso che di solito abbia ragione Oscar Wilde, che la profondità si nasconda soprattutto sulla superficie delle cose. Però però: ogni tanto qualche pensierino sulle stranezze del mondo ci vuole.

Per esempio sulla faccenda della nave libica organizzata dal figlio di Gheddafi Saif al-Islam (che significa, guarda un po', spada dell'Islam) che doveva "soccorrere" Gaza con grande contorno pubblicitario. Lo sapete, c'era il dubbio se finisse in Egitto o a Gaza, si è perfino fermata in mezzo al mare con una ruota bucata o un guasto al carburatore, non so. Poi  è andata a Gaza, con sollievo generale. Gheddafi jr. ha poi spedito a Gaza un'elemosina o una bustarella di 50 milioni di dollari; sembrano tanti, ma pensate che per la ricostruzione della striscia dopo Piombo fuso, la comunità internazionale si è impegnata l'anno scorso per 2,8 miliardi, cioè 50 volte tanto (http://www.cipmo.org/1501-indice-rassegna-nazionale/matrimonio-interesse-hamas-fatah-per-ricostruzione-gaza.html) che ancora attendono di essere pagate a qualcuno, perché giustamente nemmeno gli eurarabi più sfegatati si sentono di dare a Hamas una cifra del genere... A quanto pare il ministro israeliano competente, Barak, ha acconsentito in linea di principio al trasferimento della mancia libica,  bisogna vedere esattamente a chi. Nella storia ha mediato un chiacchierato uomo d'affari austriaco di origini ebraiche, tal Martin Schlaff che avrebbe molti "amici sia in Libia sia in Israele" (http://news.xinhuanet.com/english2010/indepth/2010-07/16/c_111960292.htm); e a suo tempo lavorava soprattutto con la Germania Est e in particolare con Dresda, dov'era basato un giovane ufficiale del KGB chiamato Putin. Così nota wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Martin_Schlaff), che rileva anche come Schlaff fosse anche socio di Arafat nel casinò di Gerico, una strordinaria fabbrica di soldi nel periodo feloice prima della seconda intifada. Personaggio interessante, no? Ma nel buco dei pneumatici o nel malfunzionamento dello stereo della nave libica (in realtà bielorussa, ma noleggiata ai libici) c'entrerebbe naturalmente anche il potentissimo capo dei servizi segreti egiziani Omar Suleiman, ringraziato ufficialmente da Israele. E' interessante il commento che la stampa ha attribuito a Gheddafi jr.: "se ti interessano i grappoli, perché devi uccidere il guardiano della vigna?" Il guardiano è Israele, la vigna è Gaza, ma chi sono i grappoli? I Gazani, o gli affari che si possono fare con la ricostruzione? Non vi viene in mente che la storia della nave sia stata una sceneggiata per mettersi a far concorrenza con Iran e Turchia come padrino locale?

Vi sono altri due zone oscure in questa storia. La prima è la posizione in Libia di Saif al Islam al Gheddafi, di mestiere architetto e studioso di scienza politica. Certamente si batte per l'eredità del padre. Alcuni lo rappresentano però come la faccia filo-occidentale del regime: così per esempio in un recentissimo articolo "sdraiato a tappetino" del "Guardian" che potrebbe essere considerato una specie di "Repubblica" inglese (http://www.guardian.co.uk/world/2010/may/28/gaddafi-son-pr-campaign-lse). Ma anche chi ha scritto per lui la voce di Wikipedia che lo riguarda, molto probabilmente un amico o un dipendente (http://en.wikipedia.org/wiki/Saif_al-Islam_Muammar_Al-Gaddafi) ha pensato bene di mettere in rilievo un "legame sentimentale" con una attrice israeliana e un invito a casa Rotschild;  c'è stata però una causa vinta con il "Daily Telegraph" che lo ha accusato di lavaggio di soldi sporchi; altri hanno parlato del suo esilio. Fatto sta che questo personaggio, sempre secondo Wikipedia, sarebbe stato coinvolto nelle principali trattative di risarcimenti della Libia in dare (con l'America) e in avere (con l'Italia). Sarebbe lui anche l'artefice della liberazione del povero attentatore di Lockerbie, giudicato colpevole di aver messo una bomba in un aereo Londra-New York provocando la morte di 220 persone e poi liberato per motivi umanitari in quanto malato terminale di tumore, ma poi miracolato e attualmente vivo e vegeto... e libero. Ve ne ho parlato spesso.

Con questo storia di Lockerbie arriviamo all'altra zona oscura di questa storia, quella inglese. Perché in cambio della liberazione dell'assassino, la gran Bretagna avrebbe ottenuto concessioni per la British Petroleum (BP), non tanto popolare oggi in America dopo quel che è accaduto nel Golfo del Messico e ora al centro di un'indagine congressuale per la sua connection libica (http://www.brisbanetimes.com.au/world/bp-faces-grilling-over-oil-deal-links-to-lockerbie-20100715-10crc.htmlhttp://www.canada.com/news/demands+release+files+Lockerbie+bomber/3282861/story.html ). Adesso però viene fuori che Tony Blair, capo del governo sotto il cui controllo avvennero le trattative "umanitarie" con la Libia per la liberazione del terrorista e inviato del "Quartetto" (Usa Russia, Europa, Onu) che dovrebbe condurre le trattative sulla questione israelo-palestinese) è andato il mese scorso in Libia "accolto come un fratello" per "consigliare" il leader libico sui suoi investimenti commerciali e magari per indirizzare investimenti britannici in Libia (http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/politics/7895997/Tony-Blair-met-Colonel-Gaddafi-in-Libya-last-month.html ; http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/56799girata.asp).

Insomma quel che è successo nel Mediterraneo la settimana scorsa sembra più una complicata trattativa d'affari che a una pura spedizione pacifista; come quel che era successo un mese prima con le navi turche non aveva nulla di pacifista, ma era un atto terroristico in piena regola – naturalmente secondo le regole più sofisticate della società dello spettacolo, con tanto di consulenti di agenzie internazionali di relazioni pubbliche e non secondo quelle più primitive dell'epoca di Arafat. Se io fossi un bravo cattolico pacifista vero, di quelli che si bevono la propagandi di Pax Christi – be' a sapere queste cose sarei proprio a disagio. Ma stiamo tranquilli, nessuno gliele racconterà mai, queste complicazioni, ai poveri parroci che mettono le moschee nel presepe, e tantomeno ai loro fedeli. Per cui i pacifinti eurarabi avranno sempre le loro pecorelle da tosare.

Ugo Volli


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