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Il Foglio Rassegna Stampa
17.07.2010 L'Iran detiene il record per il maggior numero di lapidazioni
Solo quest'anno sono state comminate 402 condanne a morte

Testata: Il Foglio
Data: 17 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «L’Iran torna all’età della pietra. Boom di lapidazioni»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/07/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo " L’Iran torna all’età della pietra. Boom di lapidazioni ".

Roma. In Iran nell’ultimo anno sono state comminate 402 condanne a morte. Un record mondiale, dopo la Cina. Il metodo più crudele per marchiare una vittima oggi in Iran è la mutilazione. Si taglia la mano destra e il piede sinistro. La sentenza rende impossibile la vita ai condannati. I Guardiani della Rivoluzione prediligono l’utilizzo di gru mobili, prese dai cantieri edili, perché si ha maggiore rapidità nelle esecuzioni, “costi bassi” e massima deterrenza. L’obiettivo è ottenere il massimo livello di dolore pubblico. Si usa il filo d’acciaio per stringere la laringe provocando un forte dolore e prolungare così l’agonia. In questo anno di repressione in Iran si è assistito a un altro tragico record: un boom di lapidazioni dal 1979, l’anno di nascita della Repubblica islamica. Sarebbero dodici in attesa di esecuzione. Ieri una corte iraniana ha condannato altre due donne alla pena di morte tramite pietre. Una di loro, Maryam Ghorbanzadeh, è persino incinta, ma la gravidanza a quanto pare non fermerà il boia. Ha diciannove anni Azhar Bakri e sarà lapidata dopo che il marito l’ha accusata di adulterio. La ragazza è stato perfino sbeffeggiata, sottoposta a due false lapidazioni. In due occasioni è stata portata fuori dalla sua cella e sepolta fino alle spalle nel cortile del carcere, preparata ad essere bersagliata a morte con le pietre. E poi riportata in cella. Trent’anni fa l’ayatollah Khomeini impose nel paese un clima di persecuzione e salassi attraverso questo metodo di uccisione. In Iran l’adulterio è un reato punibile dal codice penale: secondo la legge detta dell’Hodoud, uomini e donne non sposati che commettono adulterio sono punibili con cento frustate, mentre i coniugi possono essere condannati a morte. Il condannato è avvolto da capo a piedi in un sudario bianco. La donna viene interrata fino alle ascelle, l’uomo fino alla vita. Un carico di pietre viene portato sul luogo e boia incaricati, o in alcuni casi semplici cittadini zelanti autorizzati dalle autorità, effettuano la lapidazione. La norma stabilisce che “la dimensione della pietra non deve essere troppo grande per uccidere il condannato da uno o due tiri, e non deve essere troppo piccola per essere definita una pietra”. Dopo una dura campagna internazionale, l’Iran aveva sospeso le lapidazioni nel 2002, ma da quando è stato eletto presidente Mahmoud Ahmadinejad questa pratica medievale ha ripreso con frequenza morbosa. La cronaca delle lapidazioni è segnata spesso dal grottesco cinereo. Nel 2002 una donna è sfuggita alla morte riuscendo a uscire dalla fossa nella quale era stata sotterrata a Yadz, al centro dell’Iran. Secondo la legge islamica, i condannati alla lapidazione che riescono a dissotterrarsi hanno salva la vita: gli uomini vengono seppelliti fino a sopra le anche, le donne fin sopra il petto. Cu fu anche il caso di una ragazza lapidata e “resuscitata” all’obitorio. Storie rese celebri da un film, “The stoning of Soraya”. Time Magazine ha reso conto delle divisioni interne al clero sciita sull’opportunità della lapidazione. Ha vinto la linea conservatrice, che ritiene basata sulla sharia l’uccisione delle “adultere” per mezzo delle pietre. Alcuni giorni fa Teheran ha congelato la lapidazione di Sakineh Ashtiani, a causa delle proteste internazionali. Decisiva è stata la lettera dei due figli della donna condannata a morte: “Oggi, quando quasi tutte le nostre speranze sono finite e l’avvocato di nostra madre ci dice che può essere uccisa, noi facciamo appello a voi, cittadini del mondo. E facciamo appello a voi, cittadini iraniani, a tutti voi che avete sperimentato sulla vostra pelle il dolore e l’angoscia e l’orrore di perdere una persona amata”. I due figli sono stati costretti ad assistere alle 99 frustate inflitte alla madre appena entrata in carcere. Accadde anche nel 1994, quando una donna di Arak venne lapidata di fronte al marito e ai due figli. I tre furono costretti a partecipare all’esecuzione. Si lapida anche in Somalia e in Sudan. Ma l’Iran è l’unico stato lapidatore del mondo a sedere in una commissione speciale dell’Onu sui diritti delle donne.

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