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Ugo Volli
Cartoline
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La storia mostra il diritto degli ebrei alla loro terra 16/07/2010

La storia mostra il diritto degli ebrei alla loro terra



Cari amici,
queste sono cartoline, non manuali di storia. Ma dato che mi sono accorto che perfino nel mondo ebraico passa spesso la bufala della questione mediorientale come la disputa su un paese che in antico sì era ebraico, ma che da "2000 anni" sarebbe in mano ai "palestinesi", mi sono deciso ad annoiarvi con un paio di piccoli fatti.

1. Il dominio ebraico antico su quella terra dura parecchio più di un millennio. Lo sappiamo sulla base di dati archeologici e non solo dalle Scritture. Il più antico testo egiziano che nomina gli ebrei come nemici è dell'XI secolo aC, la rivolta di Bar Kochba dopo cui i romani fanno pulizia etnica e rinominano Israele come palestina è del 135 dC. Per confronto il dominio romano nella penisola italiana regge poco più della metà, dal III secolo aC al V dC. Abbastanza, credo, per stabilire una presenza.

2. Dopo la distruzione del Tempio in Israele continua a esserci una cospicua popolazione ebraica, così vitale da produrre insigni fatti culturali: il Talmud gerosolimitano (chiuso nel V secolo), i Massoreti di Tiberiade (attivi fin oltre il X), un'accademia rabbinica riconosciuta da tutto il mondo come la più importante del mondo alla pari di quella babilonese (fino alle Crociate). Nonostante le continue angherie bizantine, proseguite poi dagli arabi Abbassidi, la popolazione restò a lungo prevalentemente ebraica o cristiana. Il bel libro del sociologo delle religioni Rodney Stark, "Gli eserciti di Dio", tradotto in italiano da Lindau, mostra con dati abbondanti come ancora al tempo delle crociate non vi fosse in terra di Israele una maggioranza islamica. Le carte della Geniza del Cairo (A Jewish Archive from Old Cairo, The History of Cambridge University's Genizah Collection, Stefan C Reif, London: Curzon Press, 2000) documentano una continuità di scambi di cose e persone fra le comunità ebraiche di Egitto e Israele che si prolunga fino alle soglie del nostro Rinascimento, come fanno numerosi scritti di viaggiatori (famosi quelli di Beniamino de Tudela).

3. Il paese nel frattempo fu quasi completamente spopolato e desertificato dal disinteresse arabo per l'agricoltura. Solo ben dopo le Crociate e le stragi che ne seguirono iniziò ad esserci una maggioranza islamica. Nel Quattro e Cinquecento arrivano però ad arricchire le comunità ebraiche in Israele i fuoriusciti dalla Spagna, inclusi i grandi cabbalisti: è straordinaria la scuola di Safed (Tzfat), ma parecchi altri vivono a Gerusalemme e altrove. I testi vengono prima pubblicati a Venezia, poi si impiantano anche stamperie. Ci si ferma nel Seicento anche Shabbatai Zvi, con il suo assistente Nathan, che viene normalmente denominato dalla sua città natale "di Gaza".

4. Alla fine del Settecento Napoleone arriva dopo l'Egitto in Israele e assedia Acco. Scrive un proclama in cui dice che intende restaurare la libertà di quelle terre, costituendo uno stato ebraico  (http://www.jpost.com/Opinion/Columnists/Article.aspx?id=175461). Dato che tutto era il generale corso, non ancora Primo Console né Imperatore, salvo che un mistico o un visionario, questo significa che esisteva nel paese allora una base ebraica sufficiente a sostenere questa possibilità. Del resto verso metà dell'Ottocento, al primo censimento del paese, la maggioranza della popolazione di Gerusalemme era già ebraica.

5. Se guardiamo alla popolazione musulmana, vediamo che non c'è mai stato uno stato palestinese o un suo autogoverno. Dall'VIII all'XI secolo la "Palestina" fu governata da Damasco e poi da Bagdad, poi per due secoli fu cristiana, quindi conquistata dai Mammelucchi egiziani, infine dal Cinquecento in mano ai turchi  fino alla prima guerra mondiale (il che li autorizzarebbe a tentare una flottiglia per riconquistare il paese per loro, non per i palestinesi...). La capitale provinciale per tutto questo periodo non fu Gerusalemme, ma Damasco. Infatti i palestinesi a lungo si sono definiti "siriani del sud". Dalla seconda metà dell'Ottocento l'immigrazione ebraica non fa che crescere e rafforzarsi, fino a diventare maggioranza nel paese alla metà del secolo scorso.

Conclusione. La presenza ebraica e la pretesa ebraica sulla terra oggi contesa sovrasta quella islamica anche per i secoli in cui gli ebrei furono cacciati e perseguitati. Non vi è stato affatto solo un legame mitico per due millenni fra una popolazione ebraica staccata da Israele come vorrebbero i "postsionisti". La storia mostra un rapporto appassionato, continuo, ininterrotto fra il popolo di Israele e la sua terra. Nel corso dei secoli chi degli ebrei riusciva ad andare a vivere in Israele lo faceva, chi non poteva faceva dei sacrifici per farsi mettere almeno un pugno della terra di Israele nella propria tomba. Se vi è mai stata una popolazione attaccata a una terra, questi sono gli ebrei per quelle colline dolci e oggi finalmente rimboschite fra il fiume e il mare. Altro che "furti" e "terra palestinese".

Ugo Volli


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