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Il Foglio Rassegna Stampa
15.07.2010 Petraeus è arrivato in Afghanistan
Ecco la sua strategia contro i talebani. Cronaca del Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 15 luglio 2010
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Lunedì spie, martedì guerriglia. Ecco l’agenda di Petraeus»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/07/2010, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Lunedì spie, martedì guerriglia. Ecco l’agenda di Petraeus ".


Gen. David Petraeus

Lunedì, il generale Petraeus è atterrato in Pakistan. Il nuovo comandante della guerra in Afghanistan sa come gira il mondo e come primo atto del suo mandato si è presentato a Rawalpindi, la capitale militare del paese, gemella della capitale politica, Islamabad, a pochi chilometri. Se vuoi battere i talebani, sa bene, prima devi andare a parlare con i generali pachistani. Petraeus ha incontrato il capo delle Forze armate, Ashfaq Pervez Kayani, e in pubblico ha speso le consuete parole di lode e incoraggiamento per gli sforzi contro il terrorismo intrapresi dal Pakistan. Ma con Kayani, faccia triste, decine di sigarette e le occhiaie di chi nel lavoro deve mediare e tenere conto di pressioni di segno completamente opposto, c’è un rapporto particolare di fiducia. Il pachistano ha ricevuto negli stessi momenti anche una telefonata di Anne Patterson, la donna messa dal dipartimento di stato a guidare l’ambasciata americana in Pakistan. Non si sa che cosa i due americani abbiano chiesto al generale, ma con tutta probabilità si tratta della solita richiesta: levateci di mezzo i gruppi di terroristi e guerriglieri pachistani che attraversano il confine e vengono a combattere in Afghanistan, perché conviene anche a voi. Ieri otto soldati Nato sono morti in attacchi in tutto il paese. Ieri, il generale Petraeus è arrivato a Kabul, dove ha incontrato il presidente afghano Hamid Karzai. I due sono impegnati in uno scontro clamoroso sulla questione delle milizie locali. Petraeus vorrebbe una, cento, mille milizie locali nei villaggi più remoti del paese, dove la polizia e l’esercito afghani non arrivano, in modo che la popolazione combatta armi in pugno i talebani. Karzai teme la proliferazione di signori e signorotti della guerra, che poi contesteranno il potere centrale del suo governo (che già adesso è parecchio debole e spesso irriso: il soprannome del presidente è “il sindaco di Kabul”). Lo scontro frontale potrebbe risolversi mettendo le milizie sotto l’autorità della capitale, ma entrambi sanno che se in Afghanistan fosse veramente così semplice la guerra sarebbe finita da otto anni. Ieri Karzai ha ceduto al generale (per ora). Lunedì un infiltrato afghano ha ucciso nel sonno il comandante di una base inglese e altri due soldati prima di riunirsi ai talebani. Al Qaida ha nominato il controPetraeus. Negli stessi giorni in cui l’Amministrazione Obama ha sostituito il generale ribelle McChrystal con Petraeus, anche al Qaida ha nominato un nuovo capo delle operazioni in Afghanistan, al posto di Mustafà Yazid al Masri, ucciso da un drone americano nell’area tribale pachistana del Waziristan del nord. Il nuovo leader è Sheikh Fateh al Masri, come indica il nome di guerra al Masri è anche lui egiziano e secondo fonti dell’intelligence americana non faceva parte di al Qaida, anche se ha una lunga esperienza di combattimento in Afghanistan e in Pakistan. Al Masri, anche se arabo, è stato a lungo embedded nelle unità talebane e ha buoni contatti con i guerriglieri afghani. Non è scemo: sembra abbia già detto ai suoi che il grosso delle operazioni sarà condotto a sud del confine, contro il Pakistan, ventre molle della guerra. Il generale Petraeus chiede alla Casa Bianca di inserire gli uomini dell’Haqqani network nella lista nera del terrorismo. La rete Haqqani è il gruppo più violento della guerriglia afghana e anche il più legato agli arabi di al Qaida. La mossa di Petraeus taglia la strada a Karzai, che si dice abbia incontrato gli emissari di Haqqani per trattare una spartizione di poteri, ed è uno schiaffo in faccia all’esercito pachistano, nonostante le lodi pubbliche pronunciate lunedì. Il clan Haqqani lavora a stretto contatto con l’intelligence militare pachistana, e aprirgli la caccia contro è un colpo d’avvertimento alle spie che manovrano i talebani e i terroristi come al teatro dei burattini.

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