Il macellaio vice di Saddam Tareq Aziz sconterà il resto della pena in Iraq Commento di Carlo Panella
Testata: Libero Data: 15 luglio 2010 Pagina: 23 Autore: Carlo Panella Titolo: «Gli Usa regalano all’Iraq la testa di Aziz»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 15/07/2010, a pag. 23, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Gli Usa regalano all’Iraq la testa di Aziz ".
Tareq Aziz Carlo Panella
Tareq Aziz è un criminale, responsabile pieno e totale dei crimini del regime di Saddam Hussein contro il popolo iracheno - incluso il genocidio dei curdi - e contro il popolo del Kuwait, punto. Come tale va trattato; è anziano (74 anni), è malato (ha avuto due infarti) ed è quindi assolutamente giusto che di questo venga tenuto conto assicurandogli in carcere (o in ospedale, se nel caso, ma in regime di prigionia) cure mediche assolutamente adeguate e pieno e totale rispetto della sua dignità umana. Ma resta uno dei grandi criminali del secolo passato, ha responsabilità personali gravissime e indubitabili ed è quindi è del tutto fuori di luogo la campagna che sin da ieri il suo avvocato ha preannunciato - inclusoun suo viaggio in Vaticano (Aziz è un cristiano caldeo) - per «perorare la causa umanitaria del suo assistito». Ieri l’avvocato di Aziz, Badia Aref, ha reso noto che dopo 7 anni di detenzione in un carcere Usa di Baghdad, le autorità Usahannodeciso di trasferirlo (deve scontare una pena di 15 anni, già comminata da un tribunale iracheno) assieme ad altri 26 prigionieri, tutti baathisti, nella prigione di Kazimiya. L’avvocato Aref sostiene che «la vita di Aziz è in grave pericolo; teme che le autorità irachene lo possano uccidere o possano vietargli di ricevere assistenza medica; riteniamo responsabili gli americani per la sicurezza di Aziz». È ora probabile che la mobilitazione per la liberazione di Aziz annunciata ieri dal suo avvocato, trovi riscontri in Occidente e in particolare in Italia, là dove questo criminale è riuscito a stendere una rete di contatti e amicizie tanto forti, quanto scandalose. STRETTE DI MANO Indimenticabili le sue strette dimano davantialle telecamere - alla vgilia della guerra del 2003- con gli ingenui - troppo ingenui - fraticelli di Assisi e indubitabili i suoi agganci personali in certi ambienti della Curia Vaticana, attraverso il suo sponsor e ammiratore padre Benjamin. Ma la “pietas”per l’uomo, non può e non deve ora far passare un colpo di spugna sulle sue responsabilità. Le colpe di Aziz, le sue, personali, sono benmaggiori di quelle dei serbiMilosevic, Karadzic o Mladic, il “boia di Srebernica”. Un agghiacciante servizio televisivo del 18 luglio 1979 mostra Aziz, seduto in prima fila nella sala in cui Saddam aveva convocato i membri del Consiglio Rivoluzionario del Baath, per controllare, palesemente compiaciuto, che uno per uno, decine tra i suoi stessi più stretti collaboratori vengano placcati, mentre urlano e si dimenano, su appello personale di Saddam, per essere portati fuori dalla sala e fucilati: la prima feroce epurazione interna di Saddam imperniata proprio sulla collaborazione stretta e totale di Aziz per “ripulire il partito”. Da allora, non c’è stata decisione feroce e criminale di Saddam Hussein di cui Tareq Aziz, ininterrottamente, per 25 anni ai massimi vertici del governo e del Baath, non sia stato se non ispiratore, complice diretto o morale, incluso l’uso dei gas contro i civili nei villaggi curdi, inclusa l’invasione del Kuwait, inclusi i massacri dei civili di Bassoradel 1991, incluse le centinaia di fossecomuni in cui dal 2003 a oggi sono stati scoperti i corpi di decine di migliaia di civili iracheni massacrati. L’ASPETTO BONARIO Poi, il suo stesso aspetto fisico bonario, il suo sorriso, la sua grande intelligenza politica e diplomatica, la sua cura nello stringere rapporti con settori della Chiesa - e del Vaticano, purtroppo - i grandi privilegi che garantì, dal governo, alla allora grande comunità cristiana in Iraq, gli hanno costruito attorno una figura mediatica apparentemente defilata, rispetto alla temibile ferocia con cui amava presentarsi Saddam Hussein. Ma era solo un gioco delle parti. Tareq Aziz è stato uno dei pilastri fondamentali di uno dei regimi più criminali della storia recente. Se venisse liberato, come probabilmente chiederanno domani, anche in Italia, alcuni suoi sponsor, si darebbe un messaggio devastante di via libera ai tanti assassini di Stato che ancora agiscono nel mondo. Tareq Aziz - fatte salve ovviamente le cure adeguate di cui ha pieno diritto - deve passare il resto della sua vita in regime carcerario. Pena l’irrisione della politica di contrasto di chi è responsabile di crimini contro l’umanità.
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