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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.07.2010 'Consigli letterari' da mettere in valigia
di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 13 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «'Consigli letterari' da mettere in valigia»

“Consigli letterari” da mettere in valigia
di Giorgia Greco

 


Giorgia Greco

Si può partire per il mare o la montagna dimenticandosi il costume o le scarpe da trekking, ma il vero lettore non dimenticherà mai di riporre in valigia almeno quattro o cinque libri, recuperandoli magari fra quelli messi da parte durante l’anno con il proposito di leggerli “alla prima occasione”.
Per chi invece sta ancora scrutando il contenuto della propria libreria alla ricerca di un romanzo, un thriller, un saggio o un libro storico da portare con sé, ecco una carrellata di alcune opere della letteratura ebraica e israeliana che abbiamo individuato fra quelle più significative e interessanti sotto il profilo letterario e al tempo stesso, speriamo, in grado di avvicinarsi ai gusti raffinati dei nostri lettori.

La simmetria dei desideri
Proprio in questi giorni la casa editrice Neri Pozza manda in libreria l’ultimo romanzo di Eshkol Nevo, lo scrittore israeliano che nel 2007 ha pubblicato con Mondadori “Nostalgia”, in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publishers’ Association.
La simmetria dei desideri (Neri Pozza, euro 18,00) è un romanzo che affronta con semplicità, ironia e delicatezza il tema dell’amicizia. E’ la storia di quattro amici che vivono a Haifa e si conoscono fin dai tempi del liceo: Yuval, la voce narrante, si occupa di traduzioni, ha un animo generoso ed è perdutamente innamorato di Yaara; Churchill il cui vero nome è Yoav è un avvocato dal temperamento egoista ma trascinante; Ofir, il creativo,  “spreca tutta la sua inventiva nelle agenzie di pubblicità”; Amichai, l’unico sposato e padre di due figli vende polizze mediche per malati di cuore.
E proprio mentre sono davanti alla televisione durante la finale dei Mondiali di calcio del 1998 Amichai propone un’idea molto originale: scrivere su un foglietto tre desideri e aspettare il Mondiale successivo per verificare se si sono realizzati.
Poiché la curiosità ha il sopravvento i quattro amici decidono di leggere il primo di essi. Se il sogno di Churchill è legato al lavoro, quello di Ofir è rivolto alla scrittura mentre Amichai si augura di aprire una clinica per terapie alternative. Il desiderio di Yuval è invece il più semplice: “Stare ancora con Yaara”.
L’evolversi della trama, che non sveliamo al lettore, è avvincente e costellata da momenti di sfrenata allegria ma anche di forte drammaticità.
Sullo sfondo si intravedono le vicende politiche di Israele dove la seconda Intifada costituisce una linea di spartiacque nella vita dei giovani israeliani e si intuisce una società stanca di affrontare conflitti e sofferenze.
Considerato uno degli autori più controversi di Israele per la sua capacità di scrivere in modo diretto, Eshkol Nevo ci regala un libro brillante e divertente che racconta i sogni e le speranze dei ragazzi di oggi mettendo al centro del romanzo il valore profondo dell’amicizia e i grandi o piccoli mutamenti che intervengono nella vita di ciascuna persona.

La fortuna dei Meijer
E’ un’epopea indimenticabile quella che ci propone Charles Lewinsky
ne La fortuna dei Meijer (Einaudi, euro 19,50).
Fra Endingen, Baden e Zurigo si dipanano le vicende dei Meijer, i veri protagonisti della storia, in un paese, la Svizzera, in cui i drammatici eventi che colpiscono l’Europa si odono solo come un’ eco lontana.
Con grande maestria l’autore ricostruisce la vita dei componenti la famiglia Meijer esaltando di ogni personaggio le peculiarità più tipicamente ebraiche: i contrasti, i segreti, le illusioni, le debolezze. Tutto è raccontato con tono leggero e musicale.
Un cambiamento improvviso che destabilizza la tranquilla vita di Salomon Meijer, commerciante di bestiame, e della sua famiglia è l’arrivo di Janki, un lontano cugino un po’ sbruffone che intende stabilirsi dai suoi parenti.
L’epopea che ha inizio con l’arrivo di Janki si snoda per oltre settant’anni e nel susseguirsi delle generazioni fanno da sfondo alcuni avvenimenti politici, come il primo Referendum antisemita della Confederazione, che gettano scompiglio nella piccola comunità ebraica la quale pian piano si deve confrontare con un antisemitismo latente ma non per questo meno pericoloso.
Su tutti emerge un personaggio indimenticabile: il fantasma dello zio Melnitz che di tanto in tanto fa la sua comparsa nel racconto perché i Meijer non dimentichino l’oscura minaccia che da secoli, ben prima della Shoah, incombe sulla vita degli ebrei e siano invece grati del loro destino di ebrei svizzeri.
In questo romanzo elegante e raffinato, quasi un affresco che attraversa quattro generazioni, la narrazione procede con ritmo pacato ma pur sempre brillante nelle descrizioni delle atmosfere familiari come pure dei piccoli borghi ebraici. Un romanzo imperdibile.

Il dossier Gerusalemme
Una bella donna, l’amante, il marito geloso. E un romantico detective che indaga tra i vicoli di Gerusalemme sono gli ingredienti del romanzo di Joe Stone, Il dossier Gerusalemme (edizioni e/o, euro 16,50), un thriller sentimentale che ha per protagonista un agente dei servizi segreti israeliani in pensione.
Levin, questo il suo nome, riceve da un influente professore universitario l’incarico di far seguire la moglie Deborah in quanto ossessionato dal pensiero che abbia una relazione con un collega. Durante i pedinamenti fra quartieri ebraici e arabi, fra atmosfere rilassate e cronache di attentati terroristici, Levin entra in contatto con la donna subendone il fascino e quando il suo amante verrà misteriosamente ucciso accetterà l’incarico di scoprire l’assassino. In questo avvincente romanzo lo scrittore, scomparso nel 2007, costruisce un meccanismo preciso, intrecciando nostalgia e amore, attualità complessa e passioni senza tempo. Sullo sfondo, mirabilmente ritratta, una Gerusalemme labirintica che alla fine esercita il suo magnetismo e la sua attrazione potente su tutti i protagonisti.

Sopravvivere e vivere
Pur avendo vissuto la tragedia della Shoah si può superarla cercando di trasformare un dramma familiare in memoria condivisa. E’ questo che racconta la parabola di Denise Epstein, la figlia primogenita della grande scrittrice russo-francese Irène Némirovsky morta ad Auschwitz nel 1942 e della quale Adelphi sta ripubblicando l’intera opera. Denise ha trascorso una vita intera lottando con l’orrore della deportazione della madre e ora affida questo viaggio nella memoria a Sopravvivere e vivere (Adelphi, euro12,50) un libro-intervista scritto con Clémence Boulouque. Dagli anni felici trascorsi nella tranquillità di una vita borghese all’infrangersi di ogni sicurezza fino a giungere con la sorella Elisabeth alla fuga traumatica che allontanerà per sempre Denise dai suoi genitori. Seguono circostanze e volti, passioni, redenzioni e l’impegno politico nel ’68 parigino fino alla riscoperta cruciale delle proprie radici ebraiche e al recupero prezioso dell’opera letteraria della madre con l’inedito Suite francese nel 2005 divenuto un bestseller mondiale.

Paesaggio con tre alberi
Impareggiabile cantore della vita quotidiana nelle sue pieghe più nascoste e in una complessità che a volte si scioglie in sprazzi di fugace serenità, Yehoshua Kenaz è una delle voci più alte della narrativa israeliana. Vincitore nel 1995 del prestigioso premio Bialik, è finalista al premio letterario Adei Wizo 2010 con il romanzo Paesaggio con tre alberi (Nottetempo euro 13): un racconto lungo e intenso la cui ambientazione è la città di Haifa all’epoca del Mandato britannico, un momento storico che l’autore conosce molto bene per esservi cresciuto, quando il futuro della Palestina era ancora da scrivere.
Il tema della convivenza si declina attraverso il racconto di una coppia di giovani ebrei con un bambino di pochi anni, Salomon, da poco trasferitasi a Haifa che vive in un appartamento adiacente a quello dei padroni di casa, gli Hazon, provenienti dal Cairo anch’essi ebrei ma di origini e confessioni diverse, pieni di pregiudizi e di paure. Il punto di osservazione è quello del piccolo Salomon il cui sguardo si rivolge con delicata ingenuità ai vicini così diversi per abitudini e cultura, dai quali trascorre molto tempo, affascinato dalla loro conversazione e dai loro gusti alimentari.
A un certo punto Kenaz introduce nella narrazione un personaggio originale sul quale il bambino posa il suo sguardo indagatore: è un soldato inglese, Franck, capitato casualmente nell’appartamento dei genitori di Salomon. La lontananza dalla famiglia lo rende triste e la solitudine è aggravata dalla percezione di un mondo ostile attorno a lui da cui cerca di sfuggire tentando di riprodurre al meglio il quadro di Rembrandt che dà il titolo al romanzo e che appare in una rivista che si porta sempre appresso. Sarà proprio quest’opera a sancire la nascita di un’amicizia quando Franck, il soldato inglese, regalerà il quadro, frutto del suo impegno e di una costante ricerca di perfezione e bellezza, alla famiglia del bambino.
E’ dunque il racconto di un incontro di culture diverse filtrato attraverso gli occhi di un ragazzino ebreo che vivendo a fianco di una famiglia così diversa dalla propria ne scopre la ricchezza in una lingua e in una cultura affascinanti.
Un libro da leggere con riverenza per assaporarne fino in fondo la sua straordinaria ricchezza.


Zikhron Ya’aqov, che in ebraico significa “Ricordo di Giacobbe”, è una città d’Israele a 35 chilometri a sud di Haifa; situata sul versante meridionale del Monte Carmelo domina il Mar Mediterraneo. Qui ha preso avvio una delle pagine più intense, ancora poco conosciuta, della storia degli ebrei di Palestina durante la prima Guerra mondiale.
Ad Anita Engle, ricercatrice inglese, va il merito di aver ricostruito in un agile saggio Spie all’ombra della mezzaluna (Baldini Castaldi Dalai, euro 18,50) le esistenze di un gruppo di giovani che nei primi anni della guerra con inesauribile coraggio e determinazione hanno dato vita ad una organizzazione di spionaggio per aiutare gli inglesi nella loro guerra contro i turchi. Dopo aver sterminato gli armeni l’Impero ottomano aveva rivolto le sue mire alla terra di Palestina nella quale molte famiglie di ebrei in fuga dai pogrom dell’Europa dell’Est si erano insediate e, a prezzo di enormi sacrifici, avevano reso fertile una terra paludosa e insalubre.
E’ in questo periodo che nasce la consapevolezza di dar vita ad una associazione segreta per la liberazione della Palestina dal giogo ottomano che possa costituire un collegamento fra le truppe inglesi di stanza in Egitto e gli ebrei ostili al dominio turco. Nasce così il NILI (acronimo di Netzach Israel lo Ishakare, La gloria di Israele non mentirà e non si pentirà) di cui una giovane donna, Sara Aaronsohn, una delle personalità storiche più interessanti dei primi anni del Novecento, insieme al fratello Aaron e all’amico Absalom Feinberg, costituiranno l’anima e un punto di riferimento imprescindibile per tutti quei giovani come Yosef Lishansky, Naaman Belkind che mettendo a repentaglio la propria vita decideranno di unire le loro forze per la liberazione della Palestina.
Purtroppo il gruppo NILI non riceverà il giusto riconoscimento, anzi la stessa famiglia Aaronsohn subirà l’ostracismo e contro Sarah e Aaron, quest’ultimo morto in circostanze misteriose a bordo di un aereo di ritorno a Parigi, circoleranno accuse infamanti. Pubblicato per la prima volta nel 1959 con il titolo Nili Spies, l’appassionante saggio di Anita Engle è l’accurata ricostruzione storica di una pagina molto importante della storia della Palestina che ha avuto un impatto determinante nella progressiva presa di coscienza dell’identità israeliana.

La caccia di Salomon Klein
Un’altra pagina di storia ebraica poco conosciuta è quella che ci presenta il giornalista Massimo Lomonaco nel suo ultimo romanzo storico La caccia di Salomon Klein (Mursia, euro 18). Se NILI, il suo precedente libro, è ambientato durante la prima Guerra Mondiale, quest’ultima opera mescolando al ritmo di una spy story personaggi reali e immaginari, è un salto nel passato della nazione ebraica che nel 1942 alla vigilia della battaglia di El Alamein vive uno dei momenti più cruciali della sua Storia: in Palestina che allora era un protettorato britannico vivono 500 mila ebrei. Non sono ancora una nazione ma non è certo che lo diverranno perché su di loro incombe la stretta dell’alleanza delle forze dell’Asse con i movimenti nazionalisti arabi guidati dal Muftì di Gerusalemme al-Hussein che non nasconde il progetto di sbarazzarsi di tutti gli ebrei.
Fin dalle prime pagine il lettore viene a conoscenza di un fatto storico realmente accaduto: un commando di SS l’Einsatzkommando Egypt, guidato da Julius Walter Rauff progetta di infiltrarsi oltre le linee nemiche con l’obiettivo di preparare la strada alla macchina dello sterminio.
Sulle loro tracce si mette Salomon Klein, un personaggio di fantasia che l’autore inserisce nel contesto storico con il compito di stanare i sei lupi e sventare il progetto criminale del commando. Nel libro prende corpo anche un Progetto di Ben Gurion di estrema rilevanza: nel disperato tentativo di resistere e continuare a vivere viene ideato il cosiddetto “Piano del Nord”: in caso di occupazione tedesca del paese se Rommel avesse sfondato il fronte a El Alamein, l’Yishuv si sarebbe rifugiato in una zona montuosa a ridosso di Haifa e lì avrebbe dato filo da torcere ai nazisti, in attesa che gli Alleati si riorganizzassero e tornassero all’attacco.
La trama si dipana in un crescendo di colpi di scena e di momenti drammatici di forte impatto emotivo che tengono il lettore incollato alla pagina grazie anche ad una prosa scorrevole e avvincente che richiama il ritmo di una spy story: il tutto calato in un contesto storico descritto con lucidità e competenza dall’autore.

Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri d’Israele
Celebrare la vita contro la morte. Con questo intento il giornalista Giulio Meotti ha dedicato quattro anni di lavoro alla conoscenza delle storie del terrorismo palestinese in Israele, 1723 morti, 10000 feriti, fra le donne una percentuale altissima. Ispirandosi a “Portraits of grief”, I ritratti del dolore, le storie delle vittime dell’11 settembre pubblicate dal New York Times che vinse un premio Pulitzer, Meotti ripercorre nel libro Non smetteremo di danzare (Lindau, euro 18) le drammatiche vicende legate al terrorismo islamico cercando di dare un volto a coloro che, per il terrorismo, hanno perduto la vita: non combattendo sotto il fuoco nemico o a un posto di blocco, ma in autobus, in pizzeria, per strada, in banca, in un centro commerciale, nella routine della vita di tutti i giorni.
Parecchie di queste storie si intrecciano con quelle tristemente note della Shoah: chi muore oggi negli attentati è spesso figlio o nipote di un sopravvissuto ai campi di sterminio e diventa così parte di una solo, tragico, incomprensibile disegno di morte. L’ebraismo insegna che l’hazkarah, l’atto del ricordare, è l’unico modo per chi sopravvive di provare l’ingiustizia sofferta da ogni innocente e di opporsi al destino che molti vorrebbero riservare agli ebrei, anche in Israele: l’esilio, la fuga, il martirio.
Leggere queste pagine è quindi già un atto di resistenza alla barbarie.

L'inferno di Treblinka
In questi giorni Adelphi manda in libreria nella collana “Biblioteca minima” un piccolo gioiello letterario L’inferno di Treblinka (Adelphi, euro 6) di Vasilij Grossman.
Pagine durissime che aprono uno squarcio nella più terribile fabbrica della morte nazista nel primo reportage sui campi di sterminio apparso nel 1944. Nel campo n. 2 di Treblinka tra il giugno del 1942 e l’agosto del 1943 furono uccise tre milioni di persone: ebrei, oppositori del Reich, in arrivo dai ghetti polacchi e poi da Bulgaria, Austria e Germania occidentale. Corrispondente di guerra di grande popolarità – dal giugno del 1941 i suoi reportage apparivano sull’organo ufficiale dell’Armata Rossa, Krasnaja zvezda – l’autore scrisse L’inferno di Treblinka nell’ autunno del 1944, subito dopo la liberazione del campo, fondandosi su decine di testimonianze di prima mano: i pochi superstiti, gli abitanti che vivevano nei dintorni e le stesse guardie. Apparsa sulla rivista Znamja nel novembre, questa straordinaria cronaca venne anche data in lettura, per iniziativa del procuratore militare sovietico, al collegio d’accusa del processo di Norimberga. Un piccolo libro di immenso pregio: da leggere per non dimenticare.


Non si può partire per le vacanze senza una piccola riserva di “buon umore”. E in tal senso l’ultima pubblicazione della casa editrice Giuntina, punto di riferimento imprescindibile per chi vuole conoscere il variegato mondo della cultura ebraica, è un dono inaspettato. Cedendo alle pressioni del figlio Shulim, Daniel Vogelmann, direttore editoriale e patron della casa editrice fiorentina, ha deciso di pubblicare alcune delle tantissime barzellette da lui raccontate. L'ironia e l'autoironia sono una componente essenziale dell'ebraismo. Cominciare dalle barzellette è un'ottima strada per avvicinarsi alla cultura ebraica. Una realtà antica, affascinante e unica cui dobbiamo tanto e di cui, purtroppo, tanti sanno così poco. I temi delle barzellette sono vari. Quello più diffuso è la yiddishe mame: la leggendaria mamma ebrea così "presente" nella vita dei figli e così simile alla mamma italiana. Le mie migliori barzellette ebraiche (Giuntina, euro 6) è un piccolo libro di 65 pagine con le illustrazioni di Bjørn Okholm Skaarup che consigliamo di tenere sul tavolino da notte e leggere un poco alla volta per addormentarci con una risata.

Giorgia Greco


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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