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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Irène Némirovsky, Due 12/07/2010

Due                                            Irène Némirovsky
Traduzione di Laura Frausin Guarino
Adelphi                                      Euro 18,50

Intenso romanzo sull’amore coniugale, l’ultima opera di Irène Némirovsky che Adelphi pubblica con il titolo “Due” è anche un romanzo di formazione, oltre che un’analisi sociale della generazione che pochi mesi dopo la fine della Grande Guerra aveva vent’anni e viveva i turbamenti e le passioni della gioventù.
Il libro apparve in Francia nel 1939 per le edizioni Albin Michel e l’autrice che si era fatta conoscere con il romanzo “David Golder”, una lucida rappresentazione del mondo della finanza, avrebbe trovato la morte con il marito Michel Epstein ad Auschwitz nel 1942 dopo aver lasciato alle figlie Denise ed Elisabeth una valigia di cuoio contenente il suo capolavoro “Suite francese” e altri importanti manoscritti. E’ grazie a quella valigia e alla determinazione delle figlie che alla fine della guerra trovarono il coraggio, nonostante il dolore, di scandagliare quel baule di ricordi che possiamo oggi apprezzare il grande talento della scrittrice ebrea di origine russa giunta a Parigi allo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre e poi tradita da quella patria che le aveva offerto rifugio.
Declinato su un arco temporale compreso tra il Venti e il Trenta del Novecento, il romanzo si apre con una scena ambientata in un albergo della campagna francese dove un gruppo di giovani passionali, immorali e irruenti festeggiano l’amore e la giovinezza alla ricerca del piacere fine a se stesso.
Alcuni di loro hanno visto la morte in faccia e ora vivono ogni istante della loro esistenza con una intensità e un ardore che la ricchezza di cui dispongono non può che facilitare.
La trama si declina sulle vicende di due famiglie benestanti, i Carmontel e i Segré, focalizzandosi su alcuni personaggi in particolare: Marianne, figlia del pittore Didier Segré divenuto con gli anni “un abile mestierante”, innamorata del giovane Antoine Carmontel, ultimo rampollo poco amato di un’austera famiglia sull’orlo del disastro finanziario; Solange Saint-Claire una giovane donna ebbra di passione, innamorata non corrisposta di Dominique Hériot, amico di Gilbert Carmontel: la vita le riserverà un destino tragico e infausto che la trasformerà in una donna triste e ammalata di solitudine.
Una delle figure più intense del romanzo è Evelyne, sorella di Marianne, giovane e ribelle, una vera e propria “fiamma” ardente di desideri e impulsi passionali, che legando la sua esistenza ad un amore clandestino capirà che l’unica via di fuga concessale è “di essere liberata da ogni desiderio, e in più dalla vita”.
Come i loro genitori, pallide figure sullo sfondo, questi giovani diverranno adulti e cresceranno a loro volta dei figli irriguardosi e capricciosi in un normale avvicendarsi di età della vita perché dopo gli anni della follia e del piacere non rimane che la maturità che spesso si accompagna all’oblio dei sensi e delle passioni.
Ma il matrimonio sul quale si interroga la scrittrice (…“Come avveniva, nell’unione coniugale, il passaggio dall’amore all’amicizia? Quando si cessava di tormentarsi l’un l’altro per volersi finalmente bene?”) non è solo la tomba dell’amore è soprattutto un’alleanza profonda, un’assoluta condivisione dei momenti più semplici della vita quotidiana fra due esseri umani che, seppur cambiati nel loro intimo, una volta si sono amati e scelti per la vita (“…gli anni di vita in comune avevano compiuto, quasi all’insaputa degli sposi, il loro lavoro segreto: di due esseri ne avevano fatto uno solo. Potevano scontrarsi a tratti odiarsi, ma erano uno, come due fiumi che hanno mescolato il loro corso”).
Deux, che appartiene al filone francese della narrativa di Irène Némirovsky, per distinguerlo da quello russo cui si può ascrivere il bellissimo libro “I cani e i lupi”, è un romanzo che scruta in profondità l’amore coniugale nella sua dimensione di compromesso, di perdita delle speranze, di delusioni ma dal quale emerge con forza in ciascuno dei personaggi, descritti con la consueta maestria, la personalità di Irène poliedrica e determinata e nel contempo consapevole che la sua vita si sarebbe conclusa a breve in modo drammatico.
Ancora una volta la scrittrice ebrea, interprete magistrale della complessità dell’animo umano, ci regala un libro affascinante e di piacevole lettura: un brulichio di vite, di sentimenti e di passioni che si intrecciano, una galleria di personaggi indimenticabili, un tentativo riuscito, seppur doloroso, di tracciare un percorso dentro e oltre i grovigli familiari.

Giorgia Greco


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